Benevento, non avere paura di non farcela: il destino è nelle tue mani
Benevento CalcioCalciodi Gerardo De Ioanni
Non ingannino i 30 minuti finali della sfida contro la Lazio quando, con i biancocelesti ormai sul 4-1, i giallorossi sono usciti fuori creando, addirittura, l’illusione di poter riaprire la gara. Che, poi, in realtà è stata riaperta per davvero perché, con il 3-4 di Glik, il Benevento ha creato le condizioni per regalarsi qualche minuto di speranza con il sogno di un clamoroso pareggio che sembrava meno impossibile. Sogni spezzati, al 96′, dal gol del 5-3 di Immobile.
Non deve ingannare, dicevamo, quella reazione di nervi dell’ultimo terzo di gara. Ed ora vedremo il perché. Purtroppo, la sfida dell’Olimpico, con tutte le sue dinamiche, ha certificato le difficoltà del Benevento in questo girone di ritorno. Diversamente da ciò che ci si augurava, la vittoria di Torino con la Juve non ha risolto i problemi, riducendosi a un ottimo palliativo buono sì per attenuare il dolore del momento ma non sufficiente per estirpare la malattia.
Paura di non farcela.
Contro la Lazio, ancora una volta, la squadra di Inzaghi (Filippo) è venuta fuori solo quando non aveva più nulla da perdere, quando il risultato sembrava definitivamente compromesso. In pratica, il Benevento dà la sensazione di riuscire a fare la propria partita e dar sfogo alle proprie qualità solo quando non ha la pressione di dover far risultato: o perché, come a Torino, è vista come vittima sacrificale dinanzi al Dio Onnipotente Ronaldo, per poi compiere un’impresa storica, oppure come con la Lazio perché ormai la storia del match è già stata scritta e, quindi, non ha più nulla da perdere. Se a ciò si aggiunge l’incapacità di portare a casa vittorie che appaiono ormai in tasca (v. Torino e Parma), il quadro è completo.
La diagnosi più banale ma, probabilmente, più veritiera è quella di una squadra che vede l’obiettivo salvezza vicino e, invece di trovare in questo maggior coraggio, viene tradita dalla paura di non raggiungerlo, di fallirlo proprio all’ultimo dopo una stagione in cui non è mai stata seriamente in pericolo.
Ci vuole più coraggio.
Il Benevento deve scrollarsi di dosso l’ansia di non riuscire a fare risultato, la paura di perdere, il timore di essere risucchiato nella zona calda e tornare a giocare con coraggio, a scendere in campo con l’idea di imporre, dove possibile, il proprio gioco e creare i presupposti per vincere le partite. La politica dei piccoli passi, purtroppo, non ha dato i risultati sperati. E’ giunta l’ora di riprendere la corsa e alla svelta perché da dietro il Cagliari inizia a spingere. Le ultime partite hanno dimostrato che non ha più senso una strategia conservativa e attendista. Il Benevento, ancor di più dopo l’exploit di Torino, ha avuto più di un match point a disposizione tra Parma e Sassuolo, fallendoli e portando a casa un solo punto. Ma, come si è cercato di spiegare in precedenza, il discorso va oltre i risultati e la classifica, che sono assolutamente in linea con l’obiettivo stagionale che è la salvezza e che, per una neopromossa, può arrivare anche all’ultimo secondo dell’ultima giornata di campionato, senza che nessuno storca per questo la bocca. Quello che preoccupare è il trend di questa squadra che, tolto il successo di Torino, non vince dal 6 gennaio quando si impose in casa del Cagliari. Tre mesi senza vittorie non possono essere imputate solo alla casualità. Bisogna aggiustare il tiro.
Destino nelle proprie mani.
Trenta punti dopo 31 giornate con 5 punti di vantaggio sulla terzultima. Chiunque, ad inizio campionato, avrebbe firmato per trovarsi in queste condizioni a metà aprile. Da qui bisogna ripartire. Il Benevento è padrone indiscusso del proprio destino, potendo agguantare la salvezza senza tener conto dei risultati delle avversarie.
Per fare ciò, però, bisogna tornare quanto prima alla vittoria. Se non sarà domani col Genoa, dovrà arrivare nelle prossime gare del Vigorito, dove il Benevento quest’anno ha vinto pochissimo finora (solo due successi) ma che dovrà tornare a essere quel fortino di un tempo perché nelle gare casalinghe con Udinese, Cagliari e Crotone si deciderà il destino della squadra di Inzaghi.
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