A tutto Vigorito: “Qualcuno ha detto che non avevo i soldi: vi spiego”. E sul mercato: “Qui solo gente con fame e voglia!”

A tutto Vigorito: “Qualcuno ha detto che non avevo i soldi: vi spiego”. E sul mercato: “Qui solo gente con fame e voglia!”

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Il Presidente Oreste Vigorito, a sorpresa, è intervenuto nel corso della trasmissione OffSide di Ottochannel.

Queste le sue parole:

SUL RITORNO IN CAMPO: “Il segreto è stufarti alla fine dei campionati, al di là dei risultati aspetti il triplice fischio per andare a riposo. Tutti gli addetti ai lavori mi hanno detto che dopo due o tre settimane sentono di nuovo il desiderio di calpestare l’erba, io quest’anno non ero stanco di non vedere il calcio ma curioso di vedere come stavano reagendo gli addetti ai lavori. E per addetti intendo la tifoseria, la stampa, la squadra, i vecchi e nuovi che sono arrivati, il nuovo allenatore. Ci sono tante novità quest’anno. Non bisogna ridimensionare i sogni, ma tenere i piedi per terra. E mi auguro che questo sia un sentimento condiviso da tutti“.

SUL PUBBLICO: “All’inizio della partita ero amareggiato, sentivo un’area di distacco attorno ma è stata una mia sensazione, i tifosi che sono venuti hanno incitato la squadra e la hanno accolta con applausi. Il pubblico non ha cancellato le esperienze negative, ha capito che la società si è rialzata ed ha ripreso il proprio cammino con umiltà e modestia, ma con la consapevolezza che se si crede in ciò che si ha alla fine qualche risultato arriva. Non è importante vincere o perdere il campionato, è importante non perdere con dignità, essere un esempio per le nuove generazioni, far capire ai calciatori che non sono gli eroi della domenica ma l’esempio della settimana, del mese e dell’anno di lavoro. La terna arbitrale ha fatto i complimenti per ciò che il Benevento fa in campo sociale e sportivo. Le sconfitte le abbiamo cancellate, solo chi non sa perdere perde veramente, chi dalle sconfitte prende lo slancio per le nuove sfide ha vinto già prima di cominciare. E mi auguro che questi saremo noi, questa società e questa città. Non ha importanza se saremo uno, cento o mille, dobbiamo credere nei nostri sogni e continuare ad avere la testa alta”.

SULL’ATTEGGIAMENTO E SULLA MENTALITA’: “In vacanza il Sindaco di Cagliari mi ha voluto offrire un pranzo, non come risarcimento danni ma come attestato di stima nonostante quello che avessi detto in televisione su Cagliari, ha capito la differenza tra quando si parla dello sport e degli uomini. Restiamo uomini, restiamo sanniti e faremo un bel campionato anche quest’anno. Dico loro di essere meno superficiali, di essere legati alla maglia ed a ciò che rappresenta per la città, per la gente normale e semplice, per quelli che alle 7 sono alla fermata del pullman per andare a lavorare per mille euro al mese. Questo rispetto non si fa solo sudando la maglia sul campo, ma anche con gli atteggiamenti fuori dal campo. Questi atteggiamenti devono essere di chi guida la squadra e di chi ha il dovere ed il compito di trasmettere messaggi di umiltà, onestà e serenità. I calciatori devono capire che sulle loro spalle non c’è un numero, ma il sogno dei ragazzi che diventando giocatori pensano di fare tutto; fare il calciatore serve per dimostrare ai ragazzi di poter fare tutto, ma non di doverlo fare per forza. Mi aspetto questo quest’anno, la sobrietà, che avevamo perso per strada, la squadra, l’ambiente ed il presidente. Eravamo diventati tutti narcisisti, eravamo tutti campioni del mondo. Chi vince un campionato è stato certamente più bravo degli altri, ma poi ha ancora tanti anni da vivere e dimostrare di saper fare qualcosa. Chi pensa che aver vinto un campionato di A, B o C, significa aver dimostrato a tutti di essere il più forte probabilmente deve ancora cominciare ad imparare qualcosa”.

SUL MERCATO: “Ci sono persone che quando parlano o scrivono fanno voli pindarici. Non sanno leggere i numeri ed approfondirli. Qualcuno ha sognato di dire che Vigorito non aveva i soldi, il che non ci sarebbe da vergognarsi. Vigorito ha voluto sgombrare il terreno dai prestiti, che si fanno per capire se quel calciatore è adatto o meno a quella squadra che vuoi fare. I vari Iago Falque e Caprari sono stati non un’esigenza economica, ma tecnica. Il ringiovanimento è un’esigenza di carattere tecnico, in Serie B si corre ed i ragazzi devono avere fame e voglia di salire e migliorare la loro carriera. Io sono solo rammaricato di aver ceduto Talbi, gli ho dovuto fare una lettera perché non voleva venire al raduno, volevo farlo venire perché conoscesse società, giocatori ed ambiente. Talbi era sicuramente un giocatore da Benevento e forse da squadre più importanti, ma non ha sentito il richiamo del giallorosso e trattenerlo sarebbe stato un grande errore. Un ragazzo di 22 anni che ti considera responsabile di una mancata convocazione in nazionale sarebbe stato una pietra sconessa in mezzo ad una nuova architettura che stavamo facendo. Gli altri non li volevamo noi, sarebbe stato da riderci appresso se avessi riscattato Iago Falque o Caprari. Questa è una piazza strana: se il Presidente paga troppo un calciatore è imbecille perché gli dà troppi soldi, se lo prende troppo giovane per valorizzarlo sta rischiando, ma che cosa? Benevento è una piazza abituata a vedere campioni ed a giocare la Champions League? Ci sono voluti 90 anni per conquistare la B, e c’è voluto un non-sannita. Cerchiamo di dare giudizi sereni, se si fa un elenco di 15 giocatori sul giornale e di quei 15 non ne viene nemmeno uno, si dice che la società non riesce a prenderli. Ma qualcuno li ha mai cercati? Gli altri sono rimasti qua, potrebbero andare via e non lo escludo, ma dovremmo avere non solo una contropartita economica anche una sostituzione che ci sembra più adeguata. Tecnico e Direttore Sportivo lavorano in perfetta sintonia. Pensare che chi opera è più fesso di quegli altri che non operano non è una cosa molto intelligente. A Frosinone all’esordio in campionato sono andati in 8000 spettatori, noi qui 2800 biglietti. Mancavano gli omaggi, gli 800 omaggi che la società ha sempre dato fino ad oggi. Ma è stato bello vedere il pubblico applaudire i giocatori, i semisconosciuti, ma chi? Elia? Acampora, 140 partite tra A e B? Calò, 150 partite? A me piace vincere, e se vinco in B preferisco stare in B ed andare via con il sorriso, anche se qualcosa non mi è piaciuta”.

SULL’ATMOSFERA: “Credo che le prime partite siano sempre ingannevoli, se il Benevento fosse partito con la fanfara come i giornali hanno gonfiato club come Monza, Lecce e Como, domani mattina leggeremmo sui giornali scivolata del Benevento e passo falso, immaginate i titoli dei giornali. Nella saggezza degli ultimi anni dico: è una partita importante, siamo partiti con il piede giusto, ma abbiamo tanta strada da percorrere. Bisogna continuare con sobrietà, negli atteggiamenti. L’umanità sta attraversando un periodo di difficoltà enorme, con le mascherine non siamo capaci di nascondere, togliamocele e sorridiamo e siamo felici di andare allo stadio. Diamo tutti un contributo, tutti possono stare vicino alla squadra e questo è quello che chiedo io. Io pretendo che la città sia vicina alla squadra, e le cose che si pretendono si danno anche. Mi auguro che chi non è venuto abbia dei motivi personali e non per le difficoltà che oggi tutti hanno, io vivo a contatto con la gente tutti i giorni e mi rendo contro di queste difficoltà, il che significa sapere che i nostri amici e tifosi stanno bene. Se dopo 15 anni dobbiamo ancora dimostrare che siamo in grado di costruire squadre competitive, allora c’è qualcosa che non va. Le critiche vanno fatte da persone competenti, il vero pericolo per questa città è che tutti parlano, se qualcuno si fermasse ad ascoltare sarebbe meglio. Io sto parlando meno, stasera sono venuto per salutare la città ed i tifosi. Io con il vento non ci ho combattuto, ci ho fatto business. Non si festeggia il 30 maggio, si lavora da settembre a maggio, poi qualche volta si festeggia. Io continuo a sentire come se ci fosse sempre il desiderio o l’aspettativa che qualcuno debba fare qualcosa. Ora il motto è: io faccio quello che so fare, quando agli altri non piace venissero a farlo loro”.

SUL MERCATO: “Il mercato finisce il 31 agosto, non c’è niente di precostituito ma tutto in evoluzione. Io da solo sto guidando una società e continuerò a farlo, affinché questa squadra possa dare soddisfazione a questa città. Se il 31 di agosto viene qualcuno che vuole acquistare il Benevento, io vendo tutto il Benevento. Invece di preoccuparsi che c’è una deadline che venda qualcuno, ponetevi la domanda quando c’è la deadline che io vedo qualcuno vicino alla società. Questa è l’unica certezza, io sono 15 anni che faccio le squadre”.

SU MISTER CASERTA: “Caserta mi ha detto che è stato bello vedere che i tifosi, pur sempre in un momento di difficoltà dopo una retrocessione, non hanno fischiato la squadra ma la hanno applaudita ed incoraggiata. Lui è un ragazzo giovane e pragmatico, molto serio, che dice una parola in meno rispetto a quelle che dovrebbe dire, e per questo dovremmo apprezzarlo. Le parole hanno lasciato valanghe, anche per colpa mia. A volte alla festa si può andare con i jeans invece che con lo smoking, basta portarlo con dignità”.

Per poi concludere: “Quando vengo in televisione non vengo perché è la mia televisione, a cui lascio l’indipendenza, ma perché mi piace stare in contatto con la gente e questo è il mezzo per farlo. Quando smetterò di sentire che questa è la mia televisione e voi siete i miei giornalisti, allora tornerò”.