9 Novembre 1989: la caduta del Muro di Berlino e la riconquista della democrazia

9 Novembre 1989: la caduta del Muro di Berlino e la riconquista della democrazia

Attualità

9 novembre 1989: data della caduta del muro di Berlino, momento ed evento importante e significativo nel processo di affermazione della democrazia, parliamo di un fatto storico che ha cambiato il modo di concepire la convivenza civile e la politica europea e, nello stesso tempo, il concetto stesso di democrazia e diritto, per questo il suo ricordo ci serve da lezione.

Da IphoneItalia

La follia del muro, emblema del potere che pretende di avere il sopravvento sulla ragione e macchia indelebile della storia recente umana, trova la sua manifestazione 32 anni fa, in una parte della città di Berlino distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e in ginocchio economicamente e socialmente. Una città che, pur essendo stata emblema della paranoia nazista, cercava e sperava in una rinascita complessiva che ridesse fiducia nel domani.

Berlino si è conclusa la seconda guerra mondiale in Europa, le truppe sovietiche sono entrate nella città mettendo fine al regime nazista e ottenendo la sua resa il 2 maggio del 1945; a distanza di due mesi anche le truppe alleate di americani, inglesi e francesi giungeranno nella capitale tedesca.

Da Wikipedia

Con un accordo politico gli alleati (conferenza di Jalta) avevano deciso che Berlino fosse divisa in quattro settori: la Francia avrebbe controllato la parte nord-occidentale, l’Inghilterra quella occidentale, gli USA quella sud-occidentale. L’intera parte orientale di Berlino sarebbe rimasta sotto la supervisione dell’Unione Sovietica.

Ben presto però le differenze e le diffidenze ideologiche ed economiche fra le parti generarono sospetti, rancori e paure, accadde perciò che mentre la parte occidentale rifioriva sotto la spinta del modello americano e cominciava ad assaporare la ripresa dopo la distruzione della guerra, quella orientale, sotto il controllo sovietico, continuava a patire la condizione della fame. Per questo motivo molti cittadini della parte est della città decidevano, sempre più di frequente, di abbandonare le loro case e raggiungere la più florida parte ovest della città stessa.

Mosca però non poteva permettere tutto ciò ed inoltre, nel 1958, con l’arrivo alla guida dell’Unione Sovietica di Nikita Chruscev, fu ingiunto, da parte sovietica, agli alleati occidentali, di concludere il trattato di pace per la Germania, diversamente l’Urss avrebbe siglato un trattato separato con la Repubblica  Democratica Tedesca stabilendo una regolamentazione sulle vie d’accesso verso quel “tumore maligno” rappresentato da Berlino Ovest.

La notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961, giungendo la tensione alle estreme conseguenze, inizia, da parte dell’URSS, la costruzione del muro di Berlino, il così detto “muro della vergogna”. Ci vollero poche ore, migliaia di soldati e tonnellate di filo spinato, il tutto al cospetto dei berlinesi che assistettero attoniti ai lavori di innalzamento di una barriera che dividerà la Germania per quasi trent’anni e rappresenterà il simbolo di una contrapposizione durevole tra due mondi, fino alla fine della Guerra Fredda.

Centinaia furono le strade sbarrate e molte linee del trasporto pubblico interrotte. All’inizio fu solo una recinzione di filo spinato, ma nell’arco di pochi mesi il progetto si concretizzò in una vera cortina di cemento lunga 155 chilometri e alta in media oltre tre metri.

Si divideva un territorio, ma in realtà si dividevano le persone, intere famiglie si ritrovarono separate vivendo in zone diverse della città, ma soprattutto si impedì ai cittadini della DDR di andare nella parte Ovest di Berlino, furono persino murate finestre e/o accessi di fabbricati che affacciavano sulla parte ovest, il tutto nel disprezzo più totale dei diritti delle persone e di ogni forma di democrazia.

Oltre al muro furono eretti recinti fortificati, tratti di filo spinato, fossati, campi minati, bunker e centinaia di torri di guardia, con molti posti di blocco come il famigerato “Checkpoint Charlie”. Fu poi eretto un secondo muro parallelo al primo creando così uno spazio tra i due muri che fu definito “striscia della morte”, un luogo che nacque abbattendo le case che vi si trovavano e creando uno spazio vuoto ricoperto di sabbia- in questo modo si potevano vedere eventuali impronte di fuggiaschi-. A guardia di tutto ciò furono messi i “vopos”, guardie di frontiera con il permesso di sparare.

Ma il tempo stempera e indebolisce le pretese politiche, specie quando esse prevaricano i diritti delle persone e nel 1989 in Europa soffia un vento nuovo di libertà e democrazia; in molti stati europei giovani, lavoratori e persone comuni cominciano a ribellarsi ai poteri forti e chiedono diritti e giustizia sociale e territoriale, un vento che infuria soprattutto nei paesi della “cortina di ferro”.

In Polonia va imponendosi Lech Walesa che, con il suo sindacato Solidarnosc, reclama autonomia da Mosca, in Cecoslovacchia gli universitari di Bratislava e Praga si riversano nelle strade della capitale portando Aleksander Dubček (leader della Primavera di Praga del 1968) e Vaclav Havel alla guida del paese. In Ungheria  50mila persone scendono in piazza contro la prevaricazione del potere sulla volontà dei cittadini, in Romania Nicolae Ceaucescu , padre e padrone del paese per 24 anni, dopo la rivolta partita da Timisoara, viene arrestato e condannato a morte insieme a sua moglie.

Il momento forse inatteso della forza del diritto era giunto, molti cittadini della RDT cominciarono a raggiungere Berlino Ovest attraverso i  territori dei paesi vicini ove era possibile recarsi, ma forte diventava la spinta popolare ad attraversare il muro per cui furono varate norme che consentivano più facilmente il passaggio oltre il muro stesso, ma diffusasi la notizia, migliaia di persone si accalcarono lungo la nefanda costruzione, le guardie di frontiera spaesate iniziarono ad aprire i varchi e, ben presto, non ci fu alcun controllo sul passaggio delle persone.

Da GQ Italia

La sera del 9 novembre 1989 le due parti della città si riunirono.

Più di 100.000 mila persone della RDT avevano negli anni cercato di attraversare il muro, spesso nelle maniere più rocambolesche e geniali, più di 600 di loro furono uccisi dalle truppe di frontiera o morirono nel corso del tentativo di fuga o si suicidarono vistosi scoperti.  

La demolizione del muro in città ebbe luogo tra giugno e novembre 1990.

La sera del 9 novembre 1989 fu dunque un momento cruciale nella storia della Germania e della società civile, fu cancellata ogni pretesa di controllo su popoli e persone, ogni presunzione di imporre un modello o un’idea governativa di convivenza, ogni diritto di vita o di morte sui propri simili, ogni arroganza nell’ignorare bisogni affettivi, sociali, economici o ideologici, in una parola fu cancellata ogni forma di strapotere politico, ogni autorità che nega o rifiuta quelli che sono i diritti fondamentali di tutti noi consentendo così il rinascere e rinvigorirsi di una democrazia.