Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
AttualitàDall'ItaliaIl 25 Novembre si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, fantastico momento per riflettere su un fenomeno che, anziché scomparire, è sempre più al centro della cronaca quotidiana, anche nel nostro paese.
Parlare di un fenomeno come quello della violenza contro le donne non deve e non può essere “subito” da tanti come vuoto e ripetitivo cianciare di atti “comuni” e tutto sommato poco rilevanti, questa mentalità poteva essere accettata forse nel passato, in un tempo in cui le donne erano considerate “irrazionali” e la loro natura era vista come “uterina”, ma non oggi che viviamo in una società di cultura e diritto .
Un tempo le donne vivevano solo accettando quello che gli uomini decidevano per loro ( ovviamente per il loro bene!) e si sottomettevano al volere del “pater familias”. Quello era un tempo in cui le donne erano sprovviste di autonomia economica e morale ed erano costrette ad incarnare le cosiddette “virtù femminili” come l’obbedienza, il silenzio, la fedeltà. Un modello di vita che presupponeva la rinuncia definitiva alla propria libertà di vivere come si vuole, all’accettazione del disinteresse per il proprio destino, una scelta obbligata di vita che presupponeva, in caso di non accettazione di tale modello, la messa al bando dalla società e l’essere considerate donne di malaffare e subire, in casi estremi, la morte come punizione.
Per secoli, il “dispotismo domestico”, come fu definito nel XIX sec. dal filosofo inglese John Stuart Mill, trovava la sua giustificazione in nome della superiorità maschile.
Molta acqua è però passata sotto i ponti, le lotte di emancipazione femminile, a partire dal XIX sec., hanno prodotto una consapevolezza fra le donne che, come diceva uno slogan del 1968 : “Non più puttane, non più madonne, ma solo donne”, hanno prodotto consapevolezza di diritti da sempre negati, primo fra tutti il diritto di vivere la propria vita secondo canoni di libertà e perfetta uguaglianza con l’altro sesso.
Non tutti gli uomini hanno però accettato che la propria donna possa avere pensieri, scelte, desideri, necessità diversi dal proprio compagno, anzi spesso accade che quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all’uomo, tanto più quest’ultimo reagisce in maniera brutale, spesso accade che egli si ribelli all’idea di perdere anche solo briciole di quel potere che lo rende volgare, aggressivo e violento.
Siamo nel 2021 e ad oggi già si contano 108 donne uccise – paradossalmente il 50% dei femminicidi si sono avuti durante il lockdown – e, cosa ancora più agghiacciante, il 90% delle vittime sono state uccise in ambito familiare!
In data odierna il Presidente Mattarella ha affermato, in merito alle violenze sulle donne : “Intollerabile, è il fallimento della nostra società”.
Emergono, in concomitanza con la giornata contro la violenza contro le donne, dati sconcertanti che fanno rabbrividire in merito al fenomeno, essi infatti testimoniano il degrado di una società solo apparentemente moderna, ma che deve percorrere ancora tanta strada per essere pienamente democratica e progredita. E’ incredibile, ma per il 40% degli italiani “schiaffeggiare la moglie non è violenza”! Questa mentalità ci fa comprendere come in Italia l’89% delle donne subisce violenza da parte di un familiare e dove il 74% degli aggressori sono mariti, conviventi, fidanzati o ex e il 68% di questi è di nazionalità italiana. Numeri “intollerabili” aggiunge il Presidente Sergio Mattarella.
La violenza sulle donne non è poi riconducibile solo ad una condizione di povertà culturale o economica, essa è invece comune a ogni strato sociale ed a tutte le età.
Speso le donne però non denunciano le aggressioni psicologiche e/o fisiche nei loro confronti, il concetto del rispetto reciproco viene sottaciuto in nome della pace domestica o dell’illusione di un cambiamento nei comportamenti del proprio compagno, si sopporta in silenzio, spesso per anni, disparità e maltrattamenti, quasi immaginando di essere corresponsabili di tali atteggiamenti, si sopporta l’escalation dei comportamenti aggressivi sottovalutandoli o, peggio, perdonandoli, consentendo un inasprimento di essi che può costare la vita.
Ovviamente la violenza affonda le sue radici nella discriminazione verso le donne, atteggiamento che anche le leggi, fino a poco tempo fa tolleravano: ricordiamo che solo nel 1981 viene abrogato dal Parlamento l’art.544 del codice penale che assicurava, attraverso il cosiddetto matrimonio riparatore, l’impunità allo stupratore che avesse sposato la ragazza violentata.
La donna dunque era vista come essere inferiore, una sorta di oggetto di cui disporre a proprio piacimento, un oggetto che, se non va più bene, semplicemente “si distrugge”, perché, secondo una certa mentalità misogina, un uomo ha diritto di punire la donna, anche con la morte, quando si ritengono violate le “proprie regole” di onore, fedeltà e obbedienza.
E’ solo del 2019 una legge della Repubblica Italiana a tutela delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze domestiche e di genere, il cosiddetto Codice rosso.
Importante ruolo possono e devono svolgere, nella modifica di una mentalità violenta e retrogata, la scuola e la famiglia, i luoghi cioè nei quali si forma l’individuo e il cittadino, attraverso la formazione di esso in merito alla parità tra i sessi e il rifiuto di ogni forma di violenza verso un proprio simile. E’ fondamentale apprendere e praticare, quotidianamente, il concetto di uguaglianza tra generi e l’uguaglianza dei diritti, dei doveri e delle possibilità.
Inoltre,non possiamo né dobbiamo più accettare l’idea che si possa uccidere “per amore”, per amare bisogna essere pronti a rinunciare a qualcosa, l’altro non è a nostra completa disposizione, non si salva la propria virilità negando all’altro la possibilità di esistere e, come ha scritto Hannah Arendt in una lettera al marito : “ l’amore permette di rendersi conto che, da soli, si è profondamente incompleti e che è solo quando si è accanto ad un’altra persona che si ha la forza di esplorare zone sconosciute del proprio essere”.
L’insicurezza e la scarsa fiducia in se stessi fanno sì che un uomo spesso non accetti l’autonomia di una donna accusandola dei propri fallimenti, negando che questa possa rifarsi una vita altrove e trasformando la sua esistenza in un incubo. Solo un piccolo uomo usa la violenza per credere di essere grande.
Oggi è in funzione il numero telefonico 1522, numero contro la violenza e il supporto alle donne vittime di essa, numero che, come noi ci auguriamo, diventi sempre più inutile in una realtà che neghi ogni forma di maltrattamenti in nome della democrazia e della giustizia sociale.