Da quando Lapadula non gioca più: i numeri del Benevento con e senza la punta italo-peruviana

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Ci sono due Benevento: quello con l’italo-peruviano, che viaggia con una media punti da promozione diretta, e quello senza Lapadula, di ben altro tenore.

La sconfitta interna con l’Ascoli (2-0 per i marchigiani il finale al Vigorito) ha certificato lo stato di crisi del Benevento. Davvero misero il bottino di punti conquistato nelle ultime settimane dagli uomini di Caserta: 3 nelle ultime 5 gare.

Un passo evidentemente al di sotto delle aspettative ma anche delle capacità di una squadra già competitiva in estate e “aggiustata” a gennaio grazie a un mercato giudicato da tutti di gran livello. D’altronde sono poche le società che in Serie B che possono permettersi a gennaio il lusso di inserire in rosa calciatori del livello di Petriccione, Forte e Farias, su un impianto –come detto- già di livello assoluto per la categoria.

Un intervento così deciso sul mercato, quello realizzato dal diesse Pasquale Foggia nella sessione invernale, reso necessario, però, dall’esplosione del caso Lapadula. Inutile stare qui a pensare o a dire se il Benevento avrebbe preso lo stesso Forte o Farias con l’italo-peruviano a disposizione (magari solo uno dei due o entrambi facendo uscire Moncini), sta di fatto che la scelta della punta di tirarsi fuori (stando a quanto riferito e confermato dal tecnico Caserta) ha scompigliato i piani tecnici e tattici dell’allenatore calabrese, contribuendo a far ripiombare la Strega in una vera e propria crisi di risultati.

Da quando Lapadula non gioca più, parafrasando involontariamente una citazione di Cesare Cremonini, il Benevento non è più lo stesso. Troppo evidente quanto l’italo-peruviano fosse determinante per le sorti della formazione sannita, in termini di gol e non solo. Perché il Benevento aveva in un certo senso modellato il suo gioco sulle caratteristiche del nove giallorosso, la cui presenza costituiva motivo di preoccupazione per le difese avversarie, al punto di liberare anche spazio agli altri offendenti giallorossi, e di garantire sicurezza ai propri compagni, certi di avere davanti un terminale offensivo capace di indirizzare -quasi- da solo il risultato di una partita. È chiaro che la presenza o l’assenza di un solo calciatore non possa essere sufficiente per giustificare un andamento così negativo ma può, certamente, influire. Basti pensare, con le debite proporzioni, alla Juve con e senza Vlahovic: la sola presenza dell’ex Fiorentina ha fatto crescere in sicurezza e in convinzione l’intera squadra, oltre ad accrescere indubbiamente la capacità realizzativa dell’attacco di Allegri. Il discorso è abbastanza sovrapponibile con quanto sta succedendo al Benevento da quando deve fare a meno di Lapadula. La squadra con la presenza dell’ex Lecce era consapevole di potersi anche poggiare sulle sue giocate e che in un modo o nell’altro avrebbe trovato la via del gol. Saper di poter sbloccare la gara da un momento all’altro dà anche serenità all’intera squadra; una serenità che è mancata nella sfida con l’Ascoli, con Letizia e compagni che sapevano bene di dover assolutamente portare a casa i tre punti e che col passare dei minuti, vedendo aumentare le difficoltà nel passare in vantaggio, sono rimasti vittima di un palpabile nervosismo, fino a perdere addirittura il match.

E’ chiaro, quindi, come un calciatore come Lapadula non si possa regalare a nessuno e come rappresentasse senza dubbio alcuno il vero top-player di questa squadra: l’uomo capace di cambiare le sorti di un campionato di certo non particolarmente fortunato per il Benevento, costretto a convivere costantemente con un’infermeria che fa difficoltà a svuotarsi.

Quanto abbia inciso finora l’assenza, e di conseguenza in passato la presenza, di Lapadula è reso chiaro da alcune statistiche (riportate di seguito integralmente nella tabella): con Lapadula in campo, il Benevento ha conquistato in 15 gare ben 27 dei 37 punti totali, viaggiando a una media di 1,8 punti a partita; nelle 8 gare giocate senza l’italo-peruviano i punti conquistati sono stati solo 10, per una media punti di 1,25. L’importanza dell’apporto fornito dall’attaccante è palpabile anche in zona gol: 25 i gol segnati con lui in campo (10 realizzati proprio da Lapadula) per una media gol di 1,66; solo 9 quelli nelle 8 gare giocate in sua assenza (media di 1,12).

  GARE V N P PUNTI MEDIA PUNTI GOL MEDIA GOL
CON LAPADULA 15 8 3 4 27 1,8 25 1,66
SENZA LAPADULA 8 2 4 2 10 1,25 9 1,12

 Quello che è certo è che da questa guerra, innescatasi tra il calciatore e la società, non ci saranno vincitori: non sarà, in ogni caso, vincitore Lapadula che rischia di passare sei mesi in tribuna e che evidentemente si aspettava di avere altro mercato, non sarà vincitrice la società che si priva (o è costretta a privarsi) del suo miglior giocatore, subendone le conseguenze del campo, pur dovendo continuare a pagarlo. Forse una qualche forma di mediazione finalizzata a rimettere insieme i cocci e a permettere di gettare le basi per una tregua sarebbe preferibile, nell’interesse primario del Benevento inteso nell’accezione più ampia possibile.

Proiettando la media punti fatta registrare dal Benevento con Lapadula su tutte le 23 partite giocate finora, la squadra giallorossa sarebbe ora a quota 41 punti (41,4 per la precisione, ovvero: 1,8 di media punti x 23 le partite giocate sinora). Quarantuno punti che consentirebbero il Benevento di essere in piena lotta per la promozione diretta, a meno due punti dalla Serie A diretta.         

Chiaramente, si tratta solo di un ragionamento ipotetico ed eventuale che, però, fornisce degli spunti di riflessione da non sottovalutare e che, forse, saranno oggetto di valutazione anche in casa Benevento, il quale al momento non sembra intenzionato a tornare sui propri passi anche in caso di ravvedimenti da parte del calciatore ma la situazione è da monitorare perché non sono da escludere colpi di scena nelle prossime settimane.