Un eroe moderno made in Sannio: Pier Francesco Zazo, ambasciatore di umanità
AttualitàBenevento CittàMentre “tutti parlano di pace ma nessuno educa alla pace” un concreto esempio di cooperazione, solidarietà e umanità arriva proprio dall’Ucraina e si concretizza nella persona di Pier Francesco Zazo, l’ambasciatore italiano nativo di Benevento.
“Il problema della Pace non è solo una questione economica e sociale, non riguarda solo la struttura esterna della vita, ma tocca l’uomo nel suo intimo, implica la sua trasformazione morale. Trattandosi di questo la pace si pone come un problema pedagogico, la responsabilità ultima della sua realizzazione è dunque dell’educazione… Per troppo tempo, invece, l’uomo ha commesso l’errore di considerare la pace dal punto di vista della politica, come semplice cessazione della guerra, e questo gli ha impedito di riconoscere la via della salvezza che conduce alla vera pace”.
Così Maria Montessori tentava di richiamare l’attenzione sul tema in termini antropologici e pedagogici finendo per essere inconsapevolmente profeta dei nostri tempi.
Gran parte degli esponenti politici italiani propongono sforzi affinché l’Italia abbia un ruolo determinante nel quadro definito dell’Alleanza Atlantica e della difesa europea potenziando il piano degli investimenti militari; posizioni che sembrano chiaramente in contrato con il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 paesi membri dell’Onu. L’obiettivo 16 cita infatti “La Pace, Giustizia e Istituzioni solide” come meta da perseguire entro il 2030 insieme ad altri punti programmatici dell’Agenda.
Mentre “tutti parlano di pace ma nessuno educa alla pace” un concreto esempio di cooperazione, solidarietà e umanità arriva proprio dall’Ucraina e si concretizza nella persona di Pier Francesco Zazo, l’ambasciatore italiano nativo di Benevento. Una professionalità che ha scelto l’arma della diplomazia per costruire la pace e che è diventato inconsapevolmente un educatore di umanità. Una biografia da leggere nelle aule ai nostri ragazzi perché più che mai è il momento di parlare di valori e principi umanitari.
Secondo quanto riferisce Ansa nel momento in cui l’ambasciata italiana si stava trasferendo da Kiev a Leopoli, uno spostamento non privo di rischi, l’ambasciatore italiano è riuscito a portare sani e salvi circa 20 minori, tra i quali 6 neonati che avevano trovato rifugio in sede. Uno sforzo notevole in una situazione particolarmente critica, lodato dal presidente del Consiglio Mario Draghi il quale ha affermato: “Voglio ringraziare l’Ambasciatore in Ucraina, Pier Francesco Zazo, il personale dell’Ambasciata per lo spirito di servizio, la dedizione e il coraggio. L’Unità di Crisi mantiene regolari contatti con i nostri connazionali in Ucraina e con i familiari in Italia”.
Zazo è a Kiev dallo scorso gennaio. È nato a Benevento nel 1959, si è laureato in scienze politiche nel 1984 presso l’Università “Luiss” di Roma. Antenati illustri e noti nella genealogia del diplomatico in quanto nipote di di Alfredo Zazo, giurista e docente divenuto direttore dell’Archivio storico provinciale di Benevento nell’ottobre 1926, che promosse l’istituzione della Biblioteca provinciale, ove è intitolata a lui una sala, che diresse per circa un trentennio, insieme all’Archivio e al Museo del Sannio. Zazo junior è stato in Ucraina quattro anni, poi ha prestato servizio a Mosca come Capo dell’Ufficio economico-commerciale. Dopo l’invito ad utilizzare i mezzi disponibili per lasciare l’area negli orari in cui non c’era il coprifuoco “con massima cautela”, stando a quanto riportato telefonicamente da uno degli italiani rientrati da Kiev, Zazo insieme a tutto il suo staff avrebbe offerto un contributo vitale agli italiani bloccati in Ucraina.
I testimoni raccontano che il diplomatico ha aperto le porte dell’Ambasciata a decine di altre persone, fra cui moltissimi bambini, accolti nell’abitazione dell’Ambasciatore che ha messo a disposizione cibo e un rifugio. Si auspica una possibile visita di Zazo viste le dichiarazioni del Sindaco di Benevento, Clemente Mastella il quale ha dichiarato nei giorni scorsi: “Nel ringraziare il diplomatico di origini sannite per quanto sta facendo in questi giorni di disperazione, mi preme ribadire che, fugata questa drammatica sofferenza, sarà mia priorità quella di conferirgli la cittadinanza onoraria”.
La cronaca ci ha raccontato e ricordato il ruolo importantissimo degli ambasciatori, funzionari pubblici che hanno raggiunto uno dei gradini più alti della carriera diplomatica alla fine di un percorso piuttosto arduo. Una figura ben lontana dallo spot pubblicitario che nel 1988 la Ferrero lanciò per i suoi cioccolatini che nell’ambiente diplomatico è rimasta impressa, e ha plasmato il cliché sugli ambasciatori negli anni a venire.
In questa guerra disumana il valore di questo italiano finisce per essere, invece, emblema di una “guerra umanitaria” ossia di quell’impegno necessario e finalizzato a salvare le persone da qualcosa di brutto. Quella che per Gino Strada diventava l’unica guerra ammissibile e accettabile perché espressione di grande umanità ricordando che “la guerra non può essere la soluzione al problema: la guerra è sempre il problema”.