“Permessi premio”: ad Airola, un detenuto del carcere minorile non fa rientro
CronacaProvincia“Un fatto gravissimo, che non potrà che avere per lui gravi ripercussioni se non si costituisce al più presto”.
Questo il commento di Sabatino De Rosa, vice coordinatore regionale del settore minorile del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, in merito alla vicenda relativa ad un ventunenne di origini marocchine che, dopo aver ottenuto un permesso premio, non ha fatto rientro nel carcere minorile di Airola dove era detenuto.
In particolare De Rosa pone l’accento su una più rigida valutazione dei permessi premio invocando l’urgente istituzione di un tavolo tecnico: “Verrebbe da porsi l’interrogativo: ma i permessi premio vengono concessi previa preventiva adeguata valutazione del soggetto da parte di chi è preposto a tale compito? Viene davvero valutata la pericolosità del soggetto, l’appartenenza, i contatti che lo stesso può o potrebbe avere con famiglie malavitose?
È necessario operare una decisa inversione di rotta nella concessione dei permessi premio a taluni soggetti detenuti; occorre una stretta, in termini di rigidità, soprattutto verso coloro che provengono da determinate zone ad alto tasso camorristico, o nei confronti di quei soggetti che si sono macchiati di reati di grave pericolosità sociale!
A nostro avviso, occorre un urgente “tavolo tecnico” di tutti gli attori in causa, Magistratura, Autorità penitenziarie, Polizia Penitenziaria per mettere in campo, con la competenza e il contributo di tutti, una strategia comune, capace di rispondere in maniera più incisiva alle esigenze di sicurezza delle strutture e anche del territorio, dal momento che taluni detenuti che non rientrano dal permesso, di sicuro rientrano nel loro territorio a delinquere!! E questo, per una società civile, non è ammissibile, tollerabile!”.
Dello stesso avviso il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, che in merito sottolinea l’importanza di un nuovo e rafforzato assetto dei presidi sul territorio:
“Si deve arrivare ad una riorganizzazione del Corpo di Polizia Penitenziaria che sia più funzionale al sistema della sicurezza del Paese, considerato proprio che il nostro Corpo di Polizia è espressione di una specializzazione nel panorama del Comparto Sicurezza e del sistema giustizia del Paese.
Servirebbe, piuttosto, un potenziamento dell’impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna.
A nostro avviso è fondamentale potenziare i presidi di polizia sul territorio – anche negli Uffici per l’Esecuzione Penale esterna -, potenziamento assolutamente indispensabile per farsi carico dei controlli sull’esecuzione delle misure alternative alla detenzione, delle ammissioni al lavoro all’esterno, degli arresti domiciliari, dei permessi premio, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale.
E per farlo, servono nuove assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria.
La sicurezza dei cittadini non può essere oggetto di tagli e non può essere messa in condizione di difficoltà se non si assumono gli Agenti di Polizia Penitenziaria”.
Per il SAPPE, spiega Capece: “E’ fondamentale che la Polizia Penitenziaria venga tenuta al centro di ogni riforma strutturale nonché assicurare uno sviluppo qualificato del personale verso i ruoli apicali della dirigenza, dei direttivi, degli ispettori e dei sovrintendenti, nell’interesse dello stesso sistema penitenziario che è incentrato sullo sviluppo degli elementi del trattamento, sulla sua individualizzazione, sul rispetto della dignità e dei diritti fondamentali nell’esecuzione penale”.
In conclusione, il segretario generale del citato sindacato esprime tutta la sua solidarietà al Corpo della Polizia Penitenziaria: “La situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose: a loro, e a tutti i colleghi, va la vicinanza del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria per l’abnegazione che dimostrano quotidianamente”.