Russia: il dissenso di Marina Ovsyannikova deve tacere, nuovamente arrestata la giornalista

Russia: il dissenso di Marina Ovsyannikova deve tacere, nuovamente arrestata la giornalista

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Come accade in ogni potere forte e dittatoriale, l’opposizione deve essere messa a tacere ed è quanto accade nella Russia di Putin, paese governato dal potere centrale e nel quale ogni voce di dissenso è considerata atto di discredito dell’esercito e del paese.

L’accusa mossa a Marina Ovsyannikova è di “aver screditato l’esercito del Cremlino”, la giornalista russa, in passato della redazione di Channel one, si è resa protagonista, nel marzo di quest’anno, di una forma di dissenso in diretta. 

La Ovsyannikova è   infatti è apparsa, durante una diretta del Primo canale russo e durante l’edizione serale del telegiornale condotto da Yekaterina Andreeva, una delle anchor woman russe più famose prediletta di Putin e durante il programma più visto nel paese, con un cartello con su scritto :  No alla guerra in inglese e, sotto, in russo, una scritta fin troppo coraggiosa :“Fermate la guerra, non credete alla propaganda, qui vi stanno mentendo”.

L’apparizione, durata solo pochi secondi, è stata però immediatamente interrotta per mandare in onda un filmato di una corsia di ospedale. Immediatamente però, sull’account Facebook della giornalista, sono comparsi messaggi di solidarietà e ringraziamento. Il sito, ovviamente, è stato subito oscurato. Anche il video del telegiornale con all’interno la protesta è stato cancellato dai siti online e non sarà più visibile.

Ovviamente la Ovsyannikova è stata ringraziata anche dal Presidente Zelensky  che ha affermato : “Sono grato a quei russi che non smettono mai di cercare di divulgare la verità”.

Atto incredibile per gli standard dell’informazione russa, gesto che ha determinato il suo immediato fermo da parte della polizia.

Perché la giornalista russa ha compiuto quel gesto? Forse sarebbe meglio sentire quanto ella stessa ha dichiarato in una registrazione nella sua casa prima del clamoroso gesto: “ Quello che sta accadendo in Ucraina è un crimine. La Russia è l’aggressore e la responsabilità di questa aggressione ricade sulla coscienza di un uomo solo Vladimir Putin. Mio padre è ucraino, mia madre russa e non sono mai stati nemici.

 La collana che indosso è simbolo del fatto che la Russia deve porre fine a questa guerra fratricida. I nostri popoli fratelli potranno ancora trovare la pace . Sfortunatamente ho trascorso molti degli ultimi anni lavorando per Channel one, facendo propaganda al Cremlino e me ne vergogno profondamente. Mi vergogno di aver permesso che le bugie provenissero dallo schermo della tv.

 Mi vergogno di aver permesso che il popolo russo diventasse come gli zombie. Siamo rimasti in silenzio nel 2014 quando tutto questo era appena iniziato , non abbiamo protestato quando il Cremlino ha avvelenato Navalyn, abbiamo semplicemente osservato in silenzio questo regime non umano all’opera ed ora il mondo intero gli ha voltato le spalle .

Le prossime 10 generazioni non laveranno via la macchia di questa guerra fratricida. Noi russi siamo persone intelligent .E’ nostro potere fermare tutta questa follia. Andate a protestare. Non abbiate paura di niente. Non possono rinchiuderci tutti”.

Parole forti pronunciate senza paura, rivendicando un diritto democratico, quello di protestare contro ciò che non riteniamo giusto ed agire perché l’errore sia denunciato.

Il suo coraggio l’ha portata a continuare la protesta quando il 15 luglio, tornata a casa dopo un periodo all’estero, aveva esposto, sull’argine della Sofiyskaya (lungo la Moscova, nella capitale russa), un nuovo cartello nel quale definiva Putin “assassino” ed ancora, rivolgendosi al Presidente russo : “I suoi soldati sono fascisti.  352 bambini sono morti. Quanti altri bambini devono morire perché tu smetta?”.

La giornalista russa Marina Ovsiannikova, in un fermo immagine tratto da una intervista. TV ++ HO – NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

Inevitabile il suo nuovo arresto, accompagnato dalla perquisizione del suo appartamento, l’accusa è stata: “ Ha diffuso informazioni false”. Lo ha deciso il tribunale Basmanny di Mosca, su richiesta della procura. Il suo fermo è avvalorato da una legge di censura, approvata a marzo dal Parlamento all’unanimità, la Duma di Stato, che criminalizza le “false informazionisulle forze armate.

Secondo Vyacheslav Volodin, portavoce della Duma, “coloro che hanno mentito e fatto dichiarazioni che screditano le nostre forze armate saranno costretti a subire punizioni molto dure”, una legge dunque che non ammette violazioni, in puro stile dittatoriale e diretta ad una giornalista che si era licenziata.

Una legge, entrata in vigore all’indomani dell’invasione dell’Ucraina, che non definisce con precisione cosa sia reato, lasciando ampio margine di interpretazione, un provvedimento che colpisce qualunque pensiero non gradito e dunque trattato come crimine, in merito alla guerra contro l’Ucraina.

Secondo Amnesty International Putin usa, per reprimere il dissenso: arresti di massa ( sono 15.000, tra cui 133 bambini, le persone arrestate per aver manifestato in strada), censura ( chiusura di molti media indipendenti), leggi per limitare la libertà di espressione (i giornalisti non possono scrivere o pronunciare le parole “guerra” e “invasione, se lo fanno rischiano fino a 15 anni di prigione, il Cremlino infatti continua a parlare di “operazione militare speciale”).

Secondo questa legge liberticida la Ovsyannikova rischia dunque fino a 15 anni di carcere solo per aver espresso un suo pensiero. Nonstante avesse lasciato la Russia per lavorare per tre mesi per la testata tedesca Die Welt, ella era tornata per ragioni familiari e, nello stesso tempo, per sostenere il politico dell’opposizione Ilya Yashin, cosa per la quale era stata condannata a pagare una multa di 50 mila rubli, ancora una volta per “discredito delle Forze armate della Federazione russa”.

L’uso del terrore è condizione necessaria ad un regime totalitario, scrive Hanna Arendt, la massa amorfa va convinta, continua, con l’uso della propaganda. L’opera in cui la Arendt descrive i totalitarismi – “Le origini del totalitarismo” – viene pubblicata nel 1951, ma, ci chiediamo, alla luce della criminalizzazione di qualsiasi tipo di opposizione da parte di Putin, è davvero cambiato qualcosa oggi dai totalitarismi del ‘900 descritti dalla filosofa?