A Città Spettacolo Mario Desiati, vincitore del premio Strega 2022, presenta “Spatriati”
AttualitàCulturaNella cornice del centro storico di Benevento, in occasione della 43^ manifestazione di Città Spettacolo e nella serata di venerdì 26 agosto, lo scrittore Mario Desiati ha presentato il suo romanzo “Spatriati”.
L’opera, vincitrice del premio Strega 2022, rappresenta un’inno all’amicizia ed all’amore tra due ragazzi che “raminghi”, “senza meta”, dispersi ed irrisolti, perciò “spatriati”, riecheggiando una parola della città di Martina Franca, città natale di Desiati, racconta la storia di Claudia e Francesco che si incontrano e cercano di capire cosa è giusto per sé stessi, due giovani che anelano ad andare lontano e, nello stesso tempo, nonostante la loro condizione di “balordi”, sono consapevoli delle proprie radici, ma anche della loro condizione di sradicati, uguale a quella di tanti altri adolescenti del nostro tempo.
Il Premio Strega, istituito a Roma nel 1947 da Maria Bellonci e da Guido Alberti, proprietario della casa produttrice del Liquore Strega, è un’importante premio letterario assegnato, annualmente, all’autore di un libro pubblicato in Italia tra il 1 marzo dell’anno precedente ed il 28 febbraio dell’anno in corso.
La serata ha visto il saluto del Sindaco di Benevento Clemente Mastella all’autore, ma anche ai tanti presenti all’evento che si è tenuto in piazza F.Torre, luogo situato lungo l’antica Via Magistrale del capoluogo campano, oggi Corso Garibaldi, agli estimatori della buona lettura e soprattutto del lavoro del Desiati e del suo romanzo, opera che, dichiara, egli stesso ha votato in qualità di giurato del premio.
E’ seguita poi l’intervista all’autore condotta da Stefano Coletta, direttore di Rai 1. Il Coletta chiede al Desiati di definire le due identità dei protagonisti, per certi versi sgembe, letti dalla convenzione sociale come irregolari. Francesco e Claudia, continua Coletta, incontratisi a scuola, si legano in un sentimento forte , ma nello stesso tempo contrastato dal loro retroterra familiare, vivono inoltre una storia d’amore che non è mediata dalla sessualità. I due sono accomunati dalla condizione terribile di sapere che i loro genitori sono amanti, tuttavia il loro amore, non banalizzato dalla sessualità, appare forse più longevo. L’intervistatore chiede poi del perché dare voce a degli irregolari, a due ragazzi che si legano in un sentimento forte , ma nello stesso tempo contrastato dal loro retroterra familiare.
L’autore dapprima ricorda di vivere un’esperienza incredibile ed inattesa come vincitore del premio e confessa di essere emozionato. Egli precisa poi, quasi rispondendo ad una domanda che si fa solitamente ad ogni autore, che nel suo romanzo non c’è nulla di autobiografico. Egli stesso, continua, si sente da sempre uno “spatriato”, nel significato di Martina Franca, uno “fuori” dalla normalità, nel vestire, nel non avere a 40 anni una famiglia e, soprattutto nell’essere “uno scrittore”, quasi una funzione poco sociale perché poco identificabile come lavoro.
Dopo essere stato a lungo ferito da questa parola, ha deciso di riappropriasnene per farne un cavallo di battaglia, quasi ricetta della libertà, ed è con questa funzione che l’ha attribuito ai suoi personaggi, scrivendo la loro storia decidendo fin dall’inizio il titolo del suo lavoro. Ovviamente è una libertà piena di attriti, nessuna libertà viene mai regalata, egli afferma, attriti spesso in buona fede, fatti di regole comuni, convenzioni, a volte anche necessarie, ma che limitano la ricerca di se stessi e del proprio universo.
E’ quello che accade a Francesco e Claudia che cambiano le loro vite alla ricerca di sé, in un pezzo di Puglia dove il magico ed il sinistro sembrano confondersi. La cosa può produrre dolore, continua, ed infatti la difficoltà di questa storia è raccontare i vuoti nella vita dei protagonisti. La vita è uno scambio continuo però, tra il pieno ed il vuoto dell’esistenza.
Claudia, chiede Coletta, ha il desiderio di allontanarsi dal mondo in cui si trova, Francesco invece è più restio ad abbandonare le sue radici. Che ruolo giocano dunque le radici personali nella storia?
Desiato risponde ricordando che gli alberi hanno radici che li tengono in vita e consentono loro di stare sul posto e vivere, ma gli esseri umani non sono alberi, le loro radici possono essere tagliate e forse dovrebbero esserlo se si vuole costruire una vita che abbia senso. Non è facile, come accade a Francesco, ma spesso necessario per il proprio equilibrio psichico. Tradire le proprie radici è spesso indispensabile per trovare la propria strada, per questo i due si allontano dal loro paese e si recano a Berlino, città multiculturale, multirazziale e di più ampio respiro oltre che luogo di trasgressione.
Il meridione, si dice, vive il conflitto tra tradizione e cambiamento, ma questo non è sempre un male e Desiato ricorda, a tale proposito, un’opera letteraria di un pensatore meridionale, Franco Cassano, ed un suo libro : “Il pensiero meridiano”, opera in forte controtendenza in cui si disegna, ironicamente, un sud pigro e lento, dove tutto scorre con calma. Ebbene Cassano ricorda che è necessario andare piano per potersi fermare davanti ad un albero per dare ad esso un nome, quasi ad identificare una forma di vita spesso ignorata, come avviene per le nostre vite.
“Spatriati” è dunque un romanzo sull’amicizia che vince la distanza e consente di riappropriarsi del proprio essere nel mondo, al di là delle tradizioni e delle angosce che circondano l’esistenza, un romanzo di ragazzi che crescono insieme, si allontanano e si ritrovano sempre, il tutto raccontato con una scrittura dolce ed urticante insieme, senza timore nel parlare di amore e sessualità, vista quest’ultima solo come ancora per essere felici.
“Spatriati” è dunque “Una grande storia libera di questo tempo sgembo” per usare le parole di Concita De Gregorio, editorialista di Repubblica.