Città Spettacolo: Anna Bonaiuto, intensa interprete di Pasolini, conquista il pubblico del Teatro Romano
AttualitàBenevento CittàCulturaNella serata di lunedì 12 agosto, all’interno dell’antico ed affascinante Teatro Romano di Benevento, Anna Bonaiuto, una delle attrici di maggior talento del panorama artistico nazionale, ha letteralmente conquistato il pubblico presente nello storico anfiteatro, leggendo ed interpretando la stesura di una significativa sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini.
Difficile impresa, da parte di chiunque, parlare di Pasolini, artista, scrittore, cineasta, drammaturgo ed intellettuale tra i più influenti dell’Italia del secolo scorso, nonché uomo controverso alla spasmodica ricerca di un percorso individuale lungo il quale esprime la sua dimensione umana, una ricerca però tortuosa, travagliata, difficile e ansiosa, quasi espressione di una “mancanza” interiore che a volte dilania.
Prima dell’esercizio teatrale di lettura della Bonaiuti, nell’arena del teatro, l’attore Peppino Mazzotta, travestito da donna, quasi a riecheggiare le tendenze omosessuali del Pasolini, ha intrattenuto il pubblico presente ricostruendo, con un testo recitato, affiancato da un parlato e da immagini proiettate su uno schermo, i gesti, le difficili scelte di vita e di morte di Pier Paolo Pasolini, parole e gesti di un uomo per lungo tempo guardato con sospetto che oggi, però, noi riscopriamo come capace di lucide analisi e sconcertanti profezie.
Al Mazzotta è seguita la voce recitante di Anna Bonaiuto con un testo tratto dal “Porno-Teo-Kolossal” di Pier Paolo Pasolini, una delle opere incompiute del regista drammaturgo che avrebbe dovuto trasformarsi in film, ma che non vide mai la sua realizzazione a causa della prematura morte di Pasolini il 2 novembre 1975 presso il Lido di Ostia.
Lunga e articolata la lettura coinvolgente della Bonaiuti , capace di far riecheggiare lo spirito artistico di Pasolini attraverso le parole dei personaggi della storia e lo spostamento fisico dell’attrice da un lato all’altro di un lungo tavolo, quasi simbolo questo delle dimensioni spropositate dei sentimenti, degli affanni e delle realtà della vita.
Attraverso la narrazione verbale, è emersa la trama di Porno-Teo-Kolossal, una sceneggiatura che, nelle intenzioni di Pasolini, doveva essere inviato a Eduardo De Filippo che sarebbe dovuto esserne l’interprete principale. Il lavoro comprende la partenza di Epifanio e Nunzio ( Eduardo e Ninetto) per Roma/Sodoma, Milano/Gomorra e Parigi/Numanzia. Il viaggio dei due, doveva essere il film che Pasolini avrebbe girato dopo “Salò o le 120 giornate di Sodoma”.
La narrazione del Porno-Teo-Kolossal (1975), si sviluppa, attraverso la voce della Bonaiuti, con un viaggio fantastico e allucinato – che richiama in qualche modo quello altrettanto surreale di Totò e Ninetto in “Uccellacci e uccellini”- nel quale Nunzio ed Epifanio (Ninetto Davoli ed Eduardo De Filippo), sono intenti a seguire una Cometa, cioè l’idea stessa della vita e della speranza religiosa, verso il luogo in cui è nato il Messia.
Il viaggio della coppia servo-padrone, non quella di padre-figlio, è animato da una speranza a carattere religioso (cioè l’avvento del Salvatore) che sostituisce la delusione di natura politica (cioè la fine del marxismo), un viaggio che, attraverso tre città-metafora, si concluderà con il riconoscimento della fine di ogni utopia.
Un viaggio che si rivela una fiaba quasi magica nella quale l’erotismo, la permissività e la trasgressione camminano unitamente alla comprensione ed alla repressione.
Le città di Sodoma e Gomorra sono caratterizzate da un potere che viene esercitato attraverso due forme diverse e contrapposte di obbligo sessuale. Nella prima si celebra la Festa della Fecondazione con un grande coito generale tra uomini e tra donne a garantire la tolleranza verso ogni forma di sessualità, nell’altra, Gomorra, viene invece celebrata la Festa dell’iniziazione, momento nel quale giovani nudi vengono avviati alla sessualità attraverso violenze (stupri, rapine, saccheggi), in un odio generale e crudele che non ha limiti. Due città dunque e due forme di sessualità, oltre a due forme ideologiche diverse, a Sodoma quella omosessuale, a Gomorra quella fallocratica, un’omosessualità quest’ultima che non si può disattendere, salvo condanne a morte e sevizie inenarrabili.
Una sessualità “uguale” o “diversa” che caratterizza, secondo Pasolini, l’ “anomalia del destino”.
Il viaggo giunge poi a Numanzia, una possibile Parigi, dove ancora sopravvive la libertà di espressione ed una forma politica di socialismo. Qui però l’occupazione nazista, che soffoca ogni libertà, costringe la popolazione, su proposta di un poeta, ad una scelta tragica, quella del suicidio collettivo. Una scelta volontaria che si oppone ad un genocidio fasci-nazista ed all’avvento di un loro governo.
I viaggiatori giungono poi in Oriente dove vengono derubati di ogni cosa, compreso un misterioso pacco contenente un presepe vivente tutto d’oro che Epifanio, il Re Magio, aveva portato per il Messia. Un furto che rappresenta la fine dell’utopia della fede e che si accompagna alla scoperta della morte del Messia, nato e poi defunto a causa della lunghezza del viaggio.
Disillusione dunque e perdita della speranza davanti ad una realtà che rappresenta la fine di un’utopia, ciò nonostante, nelle parole finali di Nunzio : “Nun esiste la fine. Aspettamo. Qualcosa succederà“, sembra trasparire una nuova speranza.
Tema complesso e tortuoso, specchio del pensiero pasoliniano, che lo stesso autore voleva proporre a De Filippo in quanto capace di comprendere il suo anelito di vita e arte e denunciarne barbarie e miserie, che non si trasformerà mai in una pellicola cinematografica a causa della sua morte.
Pier Paolo Pasolini è stato dunque, oltre che poeta, scrittore, regista, sceneggiatore e drammaturgo, soprattutto figura controversa del suo tempo, al centro di polemiche e dibattiti figli delle sue posizioni politiche, della sua avversione alla borghesia italiana e del suo rapporto con l’omosessualità.
Diceva di sé che era arrabbiato, disilluso dalla vita, ma pervaso dalla passione per la poesia e la letteratura del suo tempo, ciò nonostante è stato relegato, a seguito della sua misteriosa morte, con cattiveria, superficialità e malafede, a semplice omosessuale che si è cercato la morte tra “ragazzi di vita” per mano del diciassettenne Pino Pelosi.
Noi rifiutiamo questa lettura sia perché le circostanze della morte non sono mai state veramente chiarite, ma anche perché il pensiero libero ha non solo diritto e dovere di vivere, ma è linfa vitale della nostra esistenza.