La Camera Penale di Benevento in visita al Carcere di Ariano Irpino
AttualitàDalla RegioneLa Camera Penale di Benevento, con una propria delegazione composta dal Presidente Avv. Simona Barbone, dal Segretario Avv. Nico Salomone, dai componenti di Giunta, Avv. Viviana Olivieri, Avv. Natascia Pastore, Avv. Domenico Rossi, dal Responsabile della Scuola di formazione, Avv. Carmine Monaco, e dalla componente del comitato scientifico della medesima scuola, Avv. Benedetta Masone, unitamente all’Osservatorio Carcere dell’UCPI, nella persona del Responsabile regionale, Avv. Giovanna Perna, ha visitato la Casa Circondariale di Ariano Irpino – P. Campanello.
Grazie alla disponibilità e alla guida del Direttore, Dr.ssa Mariarosaria Casaburo, e del Comandante della Polizia penitenziaria, Attilio Napolitano, oltre che dell’educatrice, dr.ssa Rita Nitti, e del personale di polizia penitenziaria, la delegazione ha fatto ingresso nei reparti media sicurezza (vecchia e nuova ala), nell’articolazione sanitaria e in altri locali, quali uffici amministrativi, ufficio matricola, area colloqui, biblioteca, ludoteca, area verde esterna e area passeggio detenuti. Risultano smantellate e non più in uso le due sezioni – art. 32 – ordine e sicurezza, all’esito di atti di vandalismo e disordine posti in essere dai detenuti, che le hanno praticamente rese inutilizzabili.
Rispetto alla capienza attuale di circa 290 unità (350 se si contano le due sezioni, come detto, attualmente non praticabili), sono presenti in Istituto 233 detenuti (con la presenza di circa 5/6 collaboratori). Il personale di polizia penitenziaria consta di circa 130 agenti, con una pianta organica sottostimata (165 unità) successivamente agli ampliamenti strutturale del 2010. Il personale civile dei funzionari giuridico-pedagogici (educatori) consta di 4 unità: un numero maggiore consentirebbe certamente una più concreta realizzazione del ‘trattamento individualizzato’ per i detenuti. L’Istituto garantisce attività scolastica (liceo artistico e istituto alberghiero), sono invece in atto contatti per l’attivazione della scuola agraria; di recente sono stati organizzati diversi corsi di formazione e recupero, oltre che attività teatrali, demandati all’impegno di volontari e società civile. Ancora non avviato il lavoro all’esterno, nonostante gli sforzi e le richieste della Direzione in tal senso alle istituzioni preposte. È in fase di avvio la costituzione di un protocollo con la Croce Rossa proprio per il lavoro esterno dei detenuti. Buon esempio deriva dall’assunzione di quattro detenuti di recente avvenuta da parte di un’azienda locale che si occupa di imballaggi. All’interno dei reparti sono presenti aree per la socialità abbastanza estese (seppur in qualche caso con oggettistica e attrezzistica desueta). In istituto sono presenti una ricca biblioteca e una ludoteca ben organizzata. V’è anche uno spazio verde esterno ben curato, dedicato agli incontri dei detenuti con i familiari e i propri figli. In corso di avanzamento il progetto per la costruzione di un campo sportivo (si è ottenuto lo stanziamento dei fondi) All’interno dell’istituto è presente una chiesa, padre Roberto Di Chiara si dedica con grande impegno all’assistenza spirituale dei detenuti, oltre che a fornire sostegno ai più bisognosi, anche grazie all’intervento della Caritas. Dopo la fase pandemica sono in via di ripresa corsi di preparazione ai sacramenti e le attività religiose ordinarie precedentemente organizzate. La chiesa interna all’istituto ha carattere polivalente, dunque i suoi locali possono essere utilizzati anche per le attività trattamentali.
Le celle appaiono in condizioni mediamente accettabili, ampiamente entro i limiti delle misure ritenute “umane”, secondo i criteri individuati dalla CEDU, dalla giurisprudenza di legittimità e dalla legislazione nazionale. I detenuti lamentano carenza in termini di attività trattamentali, lavoro, ma soprattutto assistenza sanitaria. La Direzione ha opportunamente segnalato tali problematiche di tipo sanitario alla competente ASL, ma sinora senza una concreta svolta. In ciascun reparto è presente una cella (n. 5) per i diversamente abili, ma purtroppo gli ascensori (montacarichi) per il trasferimento ai piani della struttura sono fuori uso.
Anche nel caso di Ariano Irpino, la vera criticità è nel settore sanitario, e in particolare psichiatrico. Mentre è garantito un presidio medico giornaliero (l’equipe medica si compone attualmente di 1 medico responsabile, sostituto del dirigente sanitario, assente, e tre infermieri, oltre una psicologa dell’Asl, presente in istituto con orario ridotto, e una psicologa del Sert, presente due volte a settimana), per quanto carente in organico, assente completamente è l’assistenza psichiatrica interna. Essa, infatti, è totalmente demandata alle visite esterne per i detenuti con disagio psichiatrico, il che rende l’assistenza farraginosa, inefficiente e spesso tardiva, in ogni caso non costante come necessiterebbe. Come detto, la pianta organica medica è carente di personale: mancano almeno tre infermieri e personale OSS, pare che da settembre ne dovrebbe giungere uno in istituto. Come detto, manca un dirigente sanitario, ma vengono assicurate a chiamata visite di medici specialisti all’interno della struttura, al bisogno.
Il Carcere di Ariano Irpino è un istituto penitenziario che, come altri, paga la carenza di fondi, personale, strutture e la scarsa attenzione della Politica e delle Istituzioni. Nonostante l’impegno profuso dalla Direzione, dal personale civile e amministrativo e da quello della Polizia penitenziaria, v’è carenza di attività lavorative e trattamentali costanti, anche in ragione di una legislazione spesso inadeguata, la stessa che, “esternalizzando” la sanità carceraria, determina paralisi e tragedie vere, soprattutto nel settore della cura e dell’assistenza del disagio psichiatrico.