L’editoriale di BN24 – Benevento: il lavoro di Cannavaro una delle poche cose da salvare di questo periodo, altro che processi sommari…
Benevento CalcioCalcioCi sarebbero, anzi ci sono, tante cose da dire sul momento difficile che sta attraversando il Benevento. Ma una, però, a parere di chi scrive, è assolutamente prioritaria.
Va ricordato, infatti, che Fabio Cannavaro è un allenatore di calcio e non un mago. Come ha sottolineato lui stesso in una delle ultime conferenze stampa, non ha la bacchetta magica.
Questo, logicamente, non sta a significare che bisogna arrendersi, restando impassibili alle sconfitte ma ben altro.
L’errore più banale che si può fare al momento è quello di cominciare a mettere in discussione il lavoro e le capacità del tecnico giallorosso. Già nel post gara di sabato si è iniziato a respirare un’aria poco piacevole intorno al tecnico, con i consueti esperti social – ma non solo – che hanno iniziato a istruire il più classico dei processi sommari.
La banalità che riveste, poi, la sottolineatura circa la passata esperienza cinese di Cannavaro è davvero stucchevole, se non anche offensiva per un professionista che se è vero che è alla prima panchina in Europa, allena da 7 anni ed è – a memoria pare anche vincendo qualcosina nella propria carriera – da più di 30 anni nel mondo del calcio.
E’ davvero seccante la presunzione con la quale si esprimono certi giudizi, così come l’ipocrisia dietro la quale si nasconde chi vorrebbe già individuare in Cannavaro il –nuovo – capro espiatorio.
Certo, due punti in tre partite sono pochi, soprattutto vista la condizione di classifica in cui versa (va) la Strega ma il tecnico partenopeo, che non ha bisogno certo della nostra difesa d’ufficio che tale non è ma rappresenta solo mera cronaca, sta lavorando in condizioni davvero proibitive e deve scontrarsi con una sequela di infortuni, probabilmente anche figli di una preparazione deficitaria, impressionante.
Il compito cui è stato chiamato mister Cannavaro è evidente non sia dei più semplici: ridare un’anima a una squadra che da quasi due anni è in balìa degli eventi e non riesce più ad essere padrona del proprio destina non è per nulla facile.
Eppure, nonostante tutto, chi ha visto la gara con la Ternana, ovviamente parliamo del primo tempo, non ha potuto fare a meno di notare dei grossi passi in avanti e un Benevento – finalmente- padrone del campo e capace di tessere interessanti trame di gioco. D’altronde non ci si porta in vantaggio 2-0 contro una delle formazioni più in forma del campionato per caso.
Un lavoro, quello di Cannavaro, che, però, non si sta limitando alle nozioni tecnico-tattiche bensì è concentrato anche – se non soprattutto – sull’aspetto fisico e mentale: il deficit psicofisico palesato dai suoi ragazzi prima e dopo il suo arrivo è ciò che più preoccupa anche per il futuro e il tecnico ne è ben consapevole. Per questo sta togliendo alibi alla squadra, in modo da responsabilizzarla e farla crescere sotto il profilo della mentalità e della personalità. Tutto ciò, però, tenendo anche conto della condizione fisica precaria di molti e dei tanti infortunati, richiede tempo; un tempo che, però, il Benevento non ha e i primi a doversene accorgere devono essere i calciatori, che devono evitare certi cali di tensione perché non è accettabile – Cannavaro è stato chiaro in conferenza stampa – prendere sempre gol da calcio piazzato per via di disattenzioni dei singoli.
Quindi, se si vuole procedere con un’analisi seria e non abbandonarsi a luoghi comuni o a istinti autolesionisti non si possono in alcun modo addebitare colpe al tecnico relativamente alla condizione del Benevento. Anche perché chi ha avuto modo di assistere a qualche seduta di allenamento e ascolta con attenzione i messaggi che Cannavaro manda – direttamente e indirettamente – alla squadra ha certamente la sensazione di trovarsi di fronte a un grande allenatore, con una personalità e un carisma che possono far crescere tutto l’ambiente. Poi, è chiaro che saranno i risultati a parlare ma abbandonarsi ora a giudizi sommari nonché ingenerosi non è titolo di merito per nessuno.