Cannavaro: “Senza Italia è un Mondiale triste. Spero di rivedere Glik il più tardi possibile”
Benevento CalcioCalcioIl tecnico del Benevento, in un’intervista a Il Mattino, ha parlato del Mondiale in Qatar appena cominciato e dell’assenza dell’Italia da tale manifestazione.
Queste, dunque, le parole di Fabio Cannavaro e il suo pronostico per questo campionato del mondo:
SULL’ASSENZA DELL’ITALIA: “È un Mondiale amaro, triste, senza la nostra Nazionale, penso alle generazioni di bambini che hanno perso il rito di ritrovarsi a casa per vedere la partita dell’Italia. Il mio ricordo da piccolo è Zoff che alza la Coppa del mondo a Madrid, dopo la vittoria in finale con la Germania Ovest. Ci sono generazioni di bambini che non sanno cosa è un Mondiale. In tanti, magari, dopo la scuola, in questi giorni, si sarebbero dati appuntamento con la maglia azzurra e le bandiere per fare il tifo. Per un
calciatore, poi, è una cosa unica, non c’è nulla di paragonabile: rappresenti il tuo paese, se vinci sei campione del mondo. Campione del mondo. Solo a dirlo mi vengono i brividi per quello che siamo riusciti a fare nel 2006. Chi inizia a giocare nelle scuole calcio pensa al Mondiale, ad alzare quel trofeo che è il più piccolo di tutti, ma è il più pesante del pianeta. Abbiamo vinto l’Europeo ma accontentarsi è una cultura da piccoli, di chi si deve leccare le ferite e che finge che non c’è un problema. Nessuno sminuisce la portata di quel successo, ma essere spettatori a Doha è un disastro, una tristezza“.
SULL’IMPORTANZA DEL MONDIALE IN QATAR: “Questo è un evento unico per loro. Il Qatar è il più piccolo dei paesi del Golfo ma da anni le sua politica sportiva ha puntato sugli investimenti stratosferici per gli impianti. Non solo quelli per il calcio. C’è un realtà futuristica, l’Aspire Academy, dove ci sono
decine e decine di campi di calcio. È un centro da far invidia a qualsiasi club d’Europa. E in ogni cosa che fanno, loro sono precisi, puntuali. Sono sicuro che sotto l’aspetto organizzativo sarà un Mondiale strepitoso e indimenticabile“.
SUL TEMA DEI DIRITTI: “Perché sono i calciatori a dover prendere posizione? Dal 2010 si sa del Mondiale che si gioca lì, ce ne sono stati di momenti in cui i governi o le federazioni avrebbero potuto fare marcia indietro. Nessuno lo ha fatto ed è un compito della politica farlo non dei calciatori. E poi, mica solo il Mondiale di calcio hanno organizzato a Doha negli ultimi anni. I calciatori che stanno lì devono pensare a
giocare, a divertire la gente, a fare il loro dovere per lo show. Certo, nessuno di noi è indifferente alle violazioni dei diritti, ma forse ora è tardi per chiedere a chi va in campo, e che deve pensare solo a cosa fare con un pallone tra i piedi, di protestare e pretendere chissà quali gesti. Era un compito che spettava e spetta ad altri“.
SUL DIVIETO DI BERE BIRRA: “Ma perché sorprendersi? Quando è stato scelto il Qatar, è stato scelto un Paese che ha delle regole. L’alcol è vietato. Chi va lì si abitui e rispetti questi divieti. Un tifoso non vola fino a Doha per bere una birra, può farne anche a meno per qualche giorno, non è la fine del mondo.
Bisogna rispettare le tradizioni del paese che ospita un evento sportivo“.
SU MESSI E CRISTIANO RONALDO: “Messi è all’ultima chiamata. O adesso o non vincerà mai un
Mondiale. È lo stesso destino di Cristiano Ronaldo: è la sua ultima chance. E solo vincendo la Coppa del mondo capiranno che tutti gli altri trofei vinti fino ad adesso sono poca roba. Compresi Champions e Palloni d’oro“.
SULLA VITTORIA DI UNA NAZIONE AFRICANA: “Non adesso, ma ci siamo vicini, l’Africa è pronta. Brasile, Argentina e Francia sono ancora avanti. Ma il momento del calcio africano, ma anche di quello asiatico, per salire in vetta al mondo non è così distante“.
SUL MONDIALE D’INVERNO: “Non mi fa impazzire, questa interruzione va contro le nostre tradizioni. Certo, a Doha adesso si sta bene, meglio che in Europa come clima, ma per un calciatore il Mondiale è alla fine della stagione quando ci arrivi a pezzi, senza benzina per la lunga stagione, con la paura di poterti far male in qualsiasi momento“.
SU QATAR-ECUADOR: “Certo, non è uno spettacolo di tradizioni. Io ai capi della Fifa l’ho detto: siamo al limite, non allargate più il numero dei partecipanti a una fase finale. Questo è un momento di nicchia, non può essere un momento alla portata di tutti. Il Qatar è da anni che pensa a questo evento: nel calcio, come in tutti gli sport, ha adottato una politica dei passaporti e della cittadinanza che ha favorito l’integrazione dei giovani atleti più bravi“.
SULLA POLONIA DI GLIK: “Potevo andare ad allenarla, è vero. Ma c’erano situazioni strane: la guerra, la partita saltata. C’è Glik, che gioca Benevento, lì: io spero di rivederlo il più tardi possibile, contro i miei interessi. Vuol dire che ha fatto tanta strada“.
SUL CT CHE PREFERISCE: “Luis Enrique. Ha fatto delle convocazioni in base a quello che piace a lui, in base a come vede lui il calcio. Punta sulle nuove tecnologie, dialoga con i tifosi“.
SU UN SUO RICORDO DA BAMBINO: “Zoff che alza la Coppa a Madrid è un ricordo legato alla mia famiglia riunita attorno a un televisore a far festa poi per la Loggetta. E poi Maradona al San Paolo, nella semifinale con l’Italia nel ‘90 in cui io, pur di vedere la partita dal vivo, feci il raccattapalle“.
SULLE FAVORITE: “Brasile, Argentina, Francia e Portogallo. L’ultima volta che una non europea ha vinto il
Mondiale è stato nel 2002, in Giappone, con il Brasile. E credo che questo sia di nuovo il momento per una sudamericana“.
SUL DIFENSORE-RIVELAZIONE: “Kim, sono anni che lo vedo. Era in Cina. L’Udinese mi chiamò per
chiedermi notizie e io dissi che se si toglieva delle amnesie diventava uno dei più forti al mondo. Le amnesie di cui parlavo le ho riviste per qualche istante contro l’Udinese. Ecco: mi aspetto la sua consacrazione a Doha. Come sono curioso di vedere in azione Van Dijk con l’Olanda: un conto è il club, un
conto è la nazionale“.
SULL’ITALIA ATTUALE E SUL BLOCCO NAPOLI IN NAZIONALE: “Il brutto del calcio, delle combinazioni crudeli. Invece di stare in ritiro lì, sei costretto a preparare un’amichevole inutile contro l’Austria, che non serve a nulla. Diciamolo, non sarei felicissimo. L’Italia del futuro da bene a puntare sul blocco Napoli. Di Lorenzo ha avuto una crescita pazzesca, Raspadori non è solo giovane ma ha fatto anche tanta esperienza ed è un attaccante che sa trascinare“.
SU BENEVENTO E NAPOLI: “Intanto il mio Benevento va domenica prossima in casa della Reggina del mio amico Pippo Inzaghi nella speranza di recuperare in questi giorni qualche altro calciatore. E il Napoli, che tutti hanno snobbato, deve prepararsi a subire attacchi anche psicologici di ogni tipo da parte di chi non si arrende all’idea di aver già perso lo scudetto. Ma avendo dalla sua Spalletti: l’unico che sa come si
gestisce una pausa così lunga in inverno, avendolo già fatto ai tempi dello Zenit“.
Foto: Imago