Michele Placido incanta il pubblico e l’ambiente mistico del Sant’Agostino di Benevento
CulturaNella serata di un sabato di dicembre prossimo alle festività natalizie, nell’Auditorium di S. Agostino di Benevento, Michele Placido affascina il nutrito pubblico di ogni età e trascina i presenti in un viaggio di poesia, memoria, parole, silenzio ed atteggiamenti del suo volto scavato dal tempo, ma espressivo e vivido nella trasmissione di emozioni e curiosità intellettuali e personali.
La serata, con la presenza del Sindaco Clemente Mastella e della sua signora Sandra Lonardo, è stata aperta da Maria Buonaguro, Presidente di “Amici dell’Accademia” di Santa Sofia, che ha voluto salutare i presenti invogliando tutti a seguire una serata di arte, cultura e amore della poesia attraverso le parole di Michele Placido.
E’ poi intervenuta Antonella Tartaglia Polcini, relatore dell’evento nonché prof. Ordinario presso l’Università degli Studi del Sannio, che ha voluto ricordare l’importanza del patrimonio artistico, ricchezza locale e territoriale che deve diventare un bene dell’umanità. Esso inoltre, ha continuato, è anche prezioso oggetto di economia e scambio che si trasforma da bene statico a dinamico quando diventa fruibile per le generazioni future, anche grazie ai sistemi digitali.
Michele Placido compare al pubblico, accolto da uno scrosciante applauso, per portare nella nostra città il suo nuovo spettacolo “Viaggio d’Amore”, momento significativo del quarto appuntamento della Stagione concertistica dell’Accademia di Santa Sofia, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi del Sannio e, parallelamente, con il Conservatorio di Benevento, evento che vede la direzione artistica di Marcella Parziale e Filippo Zigante.
Michele Placido è attore, regista e sceneggiatore conosciuto anche a livello internazionale per le sue tante performance cinematografiche per le quali ha vinto numerosi premi come miglior attore; fra i tanti ci piace ricordare i 4 David di Donatello a lui riconosciuti per la sua recitazione.
Il suo recital è stato accompagnato da tre straordinari musicisti guidati dal Maestro Davide Cavuti, suo storico collaboratore, nonché bravissimo fisarmonicista e compositore di colonne sonore cinematografiche e per il teatro per molti registi, fra cui lo stesso Placido, insieme a lui anche l’argentino Martin Diaz, che ha regalato al pubblico una canzone in portoghese e castigliano, oltre all’altrettanto bravissimo Franco Finucci. Essi sono stati protagonisti dell’esecuzione di grandi classici della musica come quelli di Astor Piazzolla, Carlos Gardel, Nicola Piovani e molti altri.
Un recital dunque nel quale si sono alternati momenti di poesia, ad altri di ricordo esistenziale dello stesso Placido, memorie della sua infanzia vissuta anche a Benevento, a Foggia, in Puglia, nella Basilicata e poi a Roma ed all’Accademia di Arte Drammatica, memorie a cui si sono accompagnati racconti di poeti che, con i loro versi eterni hanno celebrato sentimenti o hanno saputo, con arguzia ed ironia, dipingere un’umanità eccentrica e bizzarra.
Nessun abbigliamento formale sul palco, solo un giaccone e un vecchio cappello, accanto a lui un tavolino su cui giacevano libri accatastati e fogli che l’attore ha preso e posato, quasi stratagemma per far riaffiorare parole che sono invece ben impresse nella sua mente. Accanto a lui i tre musicisti lo hanno accompagnato alternando le parole alla musica, quasi a dare forza ad una recitazione magistrale e sottolineare le emozioni che essa suscitava.
“L’ombra di Caravaggio”, dal titolo del suo ultimo lavoro cinematografico, è sembrato aleggiare nello spazio e tra la gente presente nell’Auditorium S. Agostino, l’ombra di un uomo vissuto tra le sofferenze prodotte dalle regole dell’arte sacra figlie del Concilio di Trento, un essere umano che sapeva e voleva osservare gli ultimi, gli emarginati, i poveri, le prostitute, i ladri ed i vagabondi nelle sue opere, un artista che chiese la grazia al Papa Paolo V che, in risposta, incaricò un agente vaticano : l’Ombra, di investigare su di lui, un personaggio cui Placido accenna, quasi a ribadire la vita silente di un artista che evoca il rumore del silenzio delle emozioni.
Seguono letture e recitazione di versi e parole eterne di grandi poeti come Salvatore di Giacomo (nu pianefforte ‘e notte), Trilussa (l’uccelletto),Edgar Lee Masters ( il silenzio), Pablo Neruda ( La notte nell’isola), Pirandello ( L’uomo dal fiore in bocca), per chiudere con Dante ( Canto V – Paolo e Francesca), con la cui recitazione finale Placido ammalia il pubblico trascinandolo nella storia dei due giovani e, soprattutto, nel vortice dei sentimenti immortali che hanno travolto i due ragazzi.
Inevitabile e caloroso l’applauso finale che sugella il feeling tra l’artista, i musicisti, che hanno profuso pathos e vitalità ed il pubblico, attento e coinvolto in una serata di arte ed emozioni immortali.