Agostinelli: “Chiedo scusa alla piazza a nome della squadra. Ci ho provato, non ce l’ho fatta”

Agostinelli: “Chiedo scusa alla piazza a nome della squadra. Ci ho provato, non ce l’ho fatta”

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Il tecnico del Benevento ha analizzato così, in conferenza stampa, il successo odierno del Vigorito contro il Modena.

Andrea Agostinelli si è detto molto rammaricato per la non-vittoria della scorsa settimana contro il Cittadella e ha voluto chiedere scusa alla piazza anche a nome della squadra.

Questa, quindi, l’analisi dell’allenatore della Strega al termine dell’ultimo match interno stagionale che ha sancito la retrocessione in C dei sanniti:

SUL GRANDE RAMMARICO: “C’è tanto rammarico rispetto alla partita della settimana scorsa contro il Cittadella dopo la vittoria di oggi. All’83esimo eravamo 1-1, quel gol preso ci ha distrutto e non ci ha permesso oggi di poter ancora sperare. Oggi siamo matematicamente retrocessi, chiedo scusa a tutta la piazza a nome di tutta la squadra. C’è un grande dispiacere, non ce l’ho fatta e chiedo scusa, ci ho provato ma non ci sono riuscito“.

SULL’IMPEGNO: “Io ce l’ho messa tutta, con il mio entusiasmo e la mia esperienza. Mi dispiace da morire, la squadra mi ha seguito ma evidentemente era davvero un miracolo. Mi sono legato a questa città, devo ringraziare quelle persone che hanno lavorato per noi. Da Nicola l’autista alla gente che non ci ha fatto mai pesare niente. Anche loro hanno sofferto molto questa situazione“.

SUL SUO FUTURO: “Oggi è talmente un giorno nero che non mi va di pensare a quello che sarà domani. So che quando si vince si deve sorridere, oggi piango perché è una giornata molto triste. L’unica cosa che mi conforta un po’ è che comunque alla fine questi ragazzi mi hanno seguito, ma si poteva fare anche qualcosa in più. Devo ringraziare anche la stampa, dopo il primo giorno di scetticismo mi siete stati vicini. Non so quale potrà essere il mio futuro. Ho trovato un ambiente a cui mi sono legato molto, e anche ai tifosi: ogni volta che vado in centro non c’è una persona che non mi ferma per dire “grazie”, e stiamo retrocedendo. Ringrazio tutti“.

SULLE MOTIVAZIONI DELLA RETROCESSIONE: “Succedono le annate negative, ma se avessi dovuto scommettere su un’annata negativa del Benevento l’avrei vista a metà classifica, o comunque mai ultima. Faccio fatica a trovare una spiegazione per una stagione del genere, è troppo eclatante. Non posso parlare di quanto successo prima“.

SULL’EPISODIO DI CITTADELLA: “Dall’83esimo al 95esimo c’erano 12 minuti, stando in partita l’avremmo potuta vincere. La cosa che mi da più fastidio, i ragazzi lo sanno, è il fatto che è stato demerito nostro e ci ha stroncato tutto“.

SUI RIMORSI: “Rifarei tutte le scelte fatte, erano dettate dal momento. Rifarei tutto, capisco che a qualcuno può non essere andato bene ma sono pagato e spesso pago per le scelte che faccio. Oggi ho salutato i ragazzi per l’impegno, e ho ricevuto lo stesso abbraccio. Non ho parole, questa retrocessione mi fa tanto male e potevo anche evitarla“.

SULLE PRESSIONI: “Il curriculum dei giocatori della rosa del Benevento non deve essere un’alibi per la personalità, che va tirata fuori quando esce. Dal primo tempo con la Reggina ci sono state pressioni, spesso abbiamo rimontato. L’83esimo di Cittadella però me lo ricorderò per tutta la vita“.

SULL’ULTIMA PARTITA CONTRO IL PERUGIA: “Arrivare terz’ultimi è una motivazione. Oggi ho fatto vedere due cose alla squadra prima della partita: la classifica e l’83esimo. Ho puntato molto sul loro orgoglio. Ci sono due situazioni di classifica: se vinciamo possiamo avere risultato da Brescia che ci porta bene, se arriviamo terz’ultimi magari possiamo fare come il Cosenza due anni fa. Questo ho detto loro all’inizio. A Perugia però sarà una guerra, loro dovranno vincere per forza“.

SUGLI AGGIORNAMENTI DAGLI ALTRI CAMPI: “Non volevo avere aggiornamenti, dovevo pensare alla nostra partita“.

SULL’ESCLUSIONE DI SIMY E LA GUMINA: “Sono state persone che hanno capito, sono state scelte. Lavoro per il Benevento, non per i singoli, e faccio quello che deve fare un allenatore con una rosa di 25 giocatori. Non avevo tempo, dovevo decidere in base a quanto vedevo“.