Vigorito: “Non è il momento di parlare di futuro. Devo riflettere se la città vuole il calcio a Benevento”
Benevento CalcioCalcioIl Presidente del Benevento ha rilasciato alcune dichiarazioni nel post-gara della vittoria contro il Modena, amara in quanto ha sancito la retrocessione in Serie C del club sannita.
Queste, quindi, le parole di Oreste Vigorito dopo l’ultima sfida del Ciro Vigorito nella stagione 2022-23, ai microfoni di OttoChannel:
“Le parole del Tombolato erano un modo per stare vicini, la fiammella era così piccola che non si vedeva più. Oggi sono venuto per salutare, era l’ultima partita qui al Ciro Vigorito. Qualcuno ha interpretato male la Giornata Giallorossa: non era per scherzare né per fare battute, pensavo che potessi non fare un regalo ma invitare la gente allo stadio. Mi dispiace se qualcuno ha pensato che volessi penalizzare gli abbonati. Non ho mai fatto nulla in 17 anni per speculare, non lo avrei mai manda. E’ stato un errore di comunicazione da parte mia e dei miei collaboratori. Immaginate con che stato d’animo stavamo tutti noi pensando a questo giorno, che ha radici lontane. Qualcuno della tv ha detto: “basta pensare a oggi, pensiamo al futuro”. Io dico: “Pensiamo a quello che abbiamo combinato tutti, e vediamo se ci è futuro”. Qui sembra che tutti sappiano quello che deve fare il Presidente Vigorito, mentre ognuno si dovrebbe chiedere che cosa può fare lui per la città e per lo sport. Mi sento di appartenere a questa città, soffro come gli altri quando c’è qualcosa che si perde: che sia un negozio o un giornale che chiude, che sia lo sport. Io opero in questa città, come imprenditore oltre che come calcio. Volete sentire cosa penso io? Non è il momento di parlarne, la sconfitta qualche volte abbatte gli uomini, qualche volta li distrugge e altre volte ancora li fortifica. Apprezzo chi pensa di poter andar avanti, apprezzerò ancora di più chi mi dirà come poter andare avanti. Altrimenti l’anno prossimo invece di piangere per essere andati in C, si piangerà per essere tornati in D. Riflettiamo tutti. Ho ricevuto solidarietà, soprattutto dai giovani che mi hanno chiesto fotografie. Sapere che c’è gente che crede, che se rimaneva un solo tifoso ci sarei stato anche io, è una base. La categoria appartiene anche a chi con il salto di categoria fanno il salto di mentalità, forse noi non lo abbiamo fatto. Siamo tutti responsabili, vorrei che ci fosse la capacità di seguirmi e farmi capire. Se i sogni sono stati fatti insieme, anche quando si trasformano in incubo o in sconfitta la parola insieme rimane. Noi siamo andati al matrimonio, ma ci saranno gli stessi amici del funerale, se non sono andati via prima. Non ho mai pensato di essere invincibile o di voler fare tutto, ho sempre pensato di voler fare quanto potevo fare. Siete stati una parte della mia vita nei miei ultimi 17 anni, abbraccio tutti, non so quanti ne avrò davanti. Stare senza insulti, tamburi e cori che hanno riempito le mie giornate sarà difficile. Stiamo tranquilli, pensiamo a cosa potete fare voi e cosa posso fare io: anzi, pensiamo a cosa possiamo fare noi. Quel noi, per quanto mi riguarda, vale anche oggi che abbiamo perso: vorrei capire se riguarda anche voi“.
“Avere persone che ti confortano, che ti stanno vicino, che ti guardano e ai quali puoi regalare ancora qualcosa è la base di partenza. Non so oggi quanti Presidenti avrebbero guardato la partita, quanti ci avrebbero messo la faccia. Vado via da solo, ma con voi nei miei pensieri. Benevento non ha ceduto ai Romani, né ai Longobardi, né al Papa, né ai soprusi: non cederà neanche questa volta“.
“Nella sconfitta in finale contro il Crotone erano due anni e mezzo che Vigorito era impegnato nel calcio. La maggior parte delle persone che hanno perso la B nel 2009, l’avevano persa un’altra volta dopo novant’anni e io volevo continuare a cullare quel sogno. Oggi sono io che ho il diritto di chiedere un’apertura di credito a voi. Per 17 anni ho mantenuto le mie promesse, non ho bisogno ora di promettere niente a nessuno. Chi c’è stato sa che sono qui. Dopo 17 anni di calcio a Benevento, ad alto livello, tra A e B, con tante finali play-off, oggi devo fare il resoconto di quello che è stato. Se oggi da imprenditore dovessi dire che Benevento è una piazza che merita palcoscenici diversi, sarei un bugiardo. A livello personale credo che in nessun’altra città avrei potuto avere l’affetto che ho ricevuto qui. A livello imprenditoriale devo dire però che ho aperto un supermarket in una città dove la gente va in salumeria. Devo pensare se la città ama il calcio. Voler offrire uno spettacolo ma essere circondato da persone che hanno il diritto di non amare il calcio non andrebbe bene, allora il progetto del calcio in questa città non è più quello di prendere in serie C calciatori come Castaldo, Evacuo o Clemente. Oggi comprare il migliore per vincere un’altra volta, come successo nel passato, è una cosa che non mi convince. Per me il calcio, con la trasformazione attuale che vede 17-18 società controllate da fondi internazionali e miliardari, non è più il calcio degli Evacuo e dei Castaldo, o meglio sì ma se crescono in casa. Questa città è pronta a far crescere giocatori che non hanno un grande passato alle spalle? Per le categorie e per le possibilità economiche e attrattive che abbiamo sono passati giocatori che potevano passare: quest’anno non è servito. Oltre a costare 20 milioni di euro, in questa stagione avevamo giocatori con oltre 1000 partite in Serie A: non è bastato. Oggi scivolo sopra anche a un piccolo iceberg, devo riflettere. Devo pensare come fare calcio a Benevento, all’organizzazione. Poi devo capire che cosa vuole fare la città, quella parte a cui o non interessa il calcio o è antipatico Vigorito o altro. La vicinanza è quella che conta, e quest’anno è mancata. Abbiamo fatto 7mila800 abbonamenti e in media facevamo mille biglietti: la domenica, però, non eravamo neanche 4mila, neanche gli abbonati sui potenziali 9mila. Se avessi voluto fare una colletta avrei guadagnato di più, ma non era quello l’obiettivo: non volevo i soldi, volevo la gente. Tutti quelli che non sono venuti si sentono esenti da colpe? Verrebbero l’anno prossimo, qualora dovessi fare la campagna abbonamenti? Tutti dicono che sono un Presidente dei vecchi tempi, passionale: ma con chi devo sviluppare questa passione? Fino a prima dell’arrivo in B, al mio compleanno e al mio onomastico trovavo uno stadio con striscioni che mi salutavano. Sono oltre quattro anni che gli unici striscioni che sono arrivati sono “vattene via”. Sarà stata la minoranza: ma la maggioranza dove è? Non è il futuro che va visto, ma il presente. Vanno individuati i motivi per cui si è arrivati a questo problema. Il passato ci deve insegnare a lavorare sul presente, il futuro è un punto interrogativo“.
“Lo striscione di quei bambini, “Vigorito non mollare”, l’ho visto e mi ha fatto molto piacere. Quando si mandano i fiori al funerale, però, il morto non può festeggiare lo stesso. E’ una cosa meravigliosa: facciamo una squadra con i bambini? Per me va bene. Il rapporto è tra me e quello zoccolo duro che deve capire che i Vlahovic qui non arrivano“.
“A Carfora è stato dato un tributo per la sua voglia in campo, ma anche per offendere i più grandi in campo. La campagna abbonamenti è stata fatta solo ed esclusivamente con i prezzi popolari e con il mese di agosto, dopo una campagna acquisti che ha visto dire che il Benevento era da 8. La società non ha ovattato la squadra, la società non c’è stata: ha fatto un errore enorme. Il Presidente Vigorito ha fatto l’errore di pensare che le persone a cui aveva dato l’incarico, in un anno molto difficile della sua vita, potessero gestire per lui. Gli allenamenti erano a porte chiuse, i giocatori vivono in città, gli allenatori si erano impegnati a vivere a Benevento ma poi non lo hanno fatto. Il nucleo della società ha avuto difficoltà a inserirsi in questo ambiente. Non voglio trovare colpevoli, ma se qualcuno della stampa la smette di dire e inventare stronzate è meglio: le bugie possono avere una logica, le stronzate no e alimentano un qualcosa. Coda non sarebbe mai tornato a Benevento, a gennaio della mia retrocessione non ha voluto rinnovare il suo contratto quindi per me non è un calciatore affidabile. Io vedo il comportamento morale delle persone, e dirmi che il calcio è fatto di queste cose non fa altro che convincermi che non posso stare nel calcio. Vado d’accordo con i bambini, e voglio dare loro un sorriso. Mi interesso poco del resto. Abbracciavo con più piacere i ragazzi della C2 che si emozionavano e io con loro che i calciatori che arrivano qui e per il curriculum vogliono un milione. Non ce l’ho con nessuno, voglio solo sapere perché la gente ritiene che io abbia il dovere di fare il Presidente del Benevento Calcio e sentirmi dire che sono stupido e devo tirare fuori i soldi“.
“Vi faccio una domanda: l’ambiente attorno a me può ancora trasferirmi emozioni? Vedere bambini che vengono e mi abbracciano, che mettono lo striscione, mi emoziona. Ma lo hanno fatto due bambini in una curva famiglia“.
“Se mio fratello fosse stato al mio posto avrebbe realizzato prima di me il sogno di avere ragazzi del settore giovanile che facevano onore. Quanto risalto avete visto sui giornali? Quanti spettatori? Sono emozionato, i calendari del Benevento erano una mia emozione ma ne sono stati venduti 200. Se tutto questo è legato alla squadra, vorrei ricordare che li abbiamo fatti a Natale e non a Pasqua. Avete un piccolo problema, ma anche i poliziotti: quando vedete insieme 100 persone dite che c’è una folla, un popolo. Per chi è abituato a vivere episodi di spettacolo in città molto più grandi non è nulla. Non ho nessun rancore presso la città, penso che la città di Benevento abbia un bacino di interesse per il calcio molto al di sotto di quelle che erano le mie aspettative quando ho investito tanto da potermi comprare mezza città. Alla prima A abbiamo fatto 4mila abbonati. Quel gennaio spesi 20 milioni per cercare di salvare la squadra, non ci sono riuscito ma la Curva e lo stadio cantavano nonostante la retrocessione. Negli anni ci siamo imborghesiti: ho sbagliato a pensare che i miei collaboratori fossero alla mia altezza, ma non c’è nessuno che possa sostituire me e questo è il risultato, siamo retrocessi. Non mi dite però, però; dite sì o no. Non mi interessa del però. Altrimenti facciamo un referendum, io faccio quello che mi dite voi. Ci sono calciatori che hanno ora 2-3 anni di contratti, ho fatto l’errore di farglielo ma ora come devo fare a mandarli via? Non sono il Presidente che apre la porta e butta via i calciatori. Allora se volessi, dovrei prima trovare un DS e poi abbozzare una formazione. Avete sentito il tifo organizzato, “tutti via da Benevento”? Tanto poi loro cacciano gli assegni e li mandano via. Cominciate, voi stampa, a scrivere la verità, poi vi comprate anche i giornali. Se non vendete i giornali, comprateli voi stessi“.
Foto: Screen OttoChannel