Al Bct di Benevento i “Mare fuori”, successo streaming e fenomeno tra i giovanissimi
AttualitàBenevento CittàNella serata di sabato 24 giugno, ultima kermesse cittadina prima dello show finale di Checco Zalone nella struttura periferica del Musa, in un’affollata Piazza Roma di Benevento, ospiti del Festival Bct della città, il gruppo di ragazzi di “Mare fuori”, serie televisiva italiana prodotta da Rai Fiction, hanno trascinato il pubblico presente con le loro storie di attori/ragazzi e con le emozioni e difficoltà nella realizzazione di un lavoro con mille risvolti sociali e psicologici.
La piazza in sold aut per le presenze, vede sul palco i giovani attori Artem Tkachuk, Antonio D’Aquino, Clotilde Esposito, Francesco Panarella, Giuseppe Pirozzi e Alessandro Orrei, accompagnati dal regista Ivan Silvestrini e dal direttore Film Commission Campania Maurizio Gemma.
Sul palco, seduti a fronte pubblico, ciascuno di loro, sollecitati a raccontare le emozioni provate nella realizzazione della fiction, hanno rivelato difficoltà e affinità con i personaggi interpretati.
La serie, giunta alla quarta edizione, in via di realizzazione, narra le vicende dei giovani detenuti e di un immaginario istituto penitenziario minorile di Napoli, liberamente ispirato al carcere di Nisida.
In modo particolare “Mare fuori” racconta di una bellissima Napoli in cui convivono ambienti tetri e poco vivibili con le vite di giovani spesso nati in ambiente camorristico, altre volte coinvolti in situazioni negative, ma tutti poi, uno vicino all’altro, in un ambiente nel quale devono fare ammenda dei propri errori e capire come poter rinascere e tornare a vivere in libertà.
Tutti i detenuti hanno alle spalle storie difficili, c’è chi è nato in famiglie criminali e non vuole cambiare vita, chi ha alle spalle famiglie disagiate che lo hanno lasciato solo nelle sue difficoltà e paure, chi ha sbagliato perché affascinato dal “danaro subito” e chi, pur nato all’interno di famiglie oneste, ha finito per farsi affascinare dal “sistema malavitoso” nell’illusione dell’agiatezza che esso garantirebbe.
Ciascuno dei protagonisti ha parlato con affetto del proprio personaggio, magari sottolineando le differenze con il proprio essere nella realtà, giustificando le scelte fatte che il soggetto compie a causa dell’ambiente nel quale è costretto a vivere, o cercando di analizzarne i meccanismi psicologici del suo rapportarsi con gli altri.
Le loro parole si sono alternate con particolari scene della serie televisiva, da quella di una rissa violenta in un locale, scena che vede “Micciarella”, interpretato da Giuseppe Pirozzi, picchiarsi con gli altri per affermare il suo “piccolo” potere – in merito Pirozzi afferma che ha fatto fatica ad uscire da quel personaggio, ma si dichiara contento per la sua recitazione – a quella amara di una madre che ripudia il figlio rinchiuso in carcere, a cui corrisponde una splendida recitazione del giovane attore, a quella di un dialogo tra due giovani detenuti che rivelano la loro omosessualità.
Ovviamente le scene sono recitate in dialetto napoletano, vernacolo di elezione nei luoghi e tra i personaggi della serie.
Fra gli attori c’è anche il beneventano Alessandro Orrei, da tutti chiamato Leonardo Di Caprio per via della sua notevole somiglianza con l’attore americano. In merito il giovane ha dichiarato: “E’ bello essere riconosciuti dove sono nato e cresciuto”.
Il regista, Ivan Silvestrini, ha tenuto a sottolineare le difficoltà nella gestione del set, specie quando vengono girate scene in esterno, capita spesso infatti che l’affetto della gente che assiste alle riprese impedisca che il lavoro proceda speditamente, tuttavia l’amore della gente dona emozione e, dopo il primo entusiasmo, si ritrova l’equilibrio necessario per continuare a girare.
Egli riconosce ai suoi giovani attori professionalità e capacità, al di là delle sue indicazioni sul set, di entrare nel personaggio anche aggiungendo sfaccettature non previste che, però, lui spesso lascia perché arricchiscono il personaggio. Ricorda anche la decisione di Artem, prima di girare una scena del detenuto in cella di sicurezza, di dormire in quella cella per entrare nel personaggio, cosa che Silvestrini afferma di avere potuto realmente verificare al mattino reincontrandolo prima delle riprese.
Le parole dei presenti vengono spesso interrotte dai lunghi applausi e grida di entusiasmo dei giovani presenti in piazza, niente a che vedere con il fanatismo a cui si è assistito con Can Yaman, ma certamente segno di condivisione nelle emozioni e nelle difficoltà che i personaggi e gli attori di “Mare fuori” esternano al pubblico.
“Mare fuori” rappresenta dunque un fenomeno sociale che va al di là della semplice fiction televisiva, è una serie al passo coi tempi, fenomeno tra i giovanissimi che si riconoscono nelle turbe e nei pensieri dei personaggi interpretati, nella voglia di riscatto che agita gli stessi, oltre che nel bisogno di essere compresi e sostenuti negli atti e nelle scelte della loro giovane età.