Stefano Bollani e l’OFB incantano presso il Teatro Romano di Benevento
AttualitàBenevento CittàNella serata di lunedì 10 luglio, nello scenografico e solenne Teatro Romano di Benevento, all’interno della manifestazione BCT Music Festival, grande evento del Sud Italia promosso dal Parco Regionale del Taburno e con la partecipazione della Regione Campania, Stefano Bollani, accompagnato dalla prestigiosa Orchesta Filarmonica di Benevento, diretta dal Maestro Nicolò Jacopo Suppa, ha stregato il numerosissimo pubblico presente nell’arena, con il fascino della sua coinvolgente musica ed il sapiente tocco del pianoforte.
Se come afferma il filosofo Shopenhauer, “la musica è linguaggio universale e fuga provvisoria dal dolore”, quasi “metafisica in suoni”, in grado di farci attingere l’essenza più profonda delle cose, al di là dei limiti della ragione”, Stefano Bollani ha saputo, con il sapiente tocco del suo pianoforte, regalare un tempo di assoluta serenità e speranza che, oltre ogni ragionevole preoccupazione o pensiero, ha trascinato il pubblico in uno spazio di armonia e appagamento che tutti hanno apprezzato e condiviso.
In effetti, per tornare a citare il nostro filosofo, molto caro a chi scrive, “Possiamo definire la musica come cuore, nucleo più intimo di tutte le forme, che in questo modo presenta una funzione liberatrice che ci permette, più che di vivere, di contemplare la vita, elevandoci al di sopra della volontà di vivere e del tempo”.
Il tempo ha perso valore e spessore durante il concerto di Bollani e dell’OFB, gli istanti musicali hanno trascinato tutti in un mondo di emozioni, sogni e speranze, spazi di libertà interiore troppo spesso ignorati o compressi dallo stress quotidiano.
Il concerto si è aperto con brani musicali dell’OFB che, con musiche malinconiche e quasi silenziose, quasi attente a non risvegliare emozioni violente, ma tutte tese a dare serenità e dolcezza, hanno celebrato le note con archi, violini e taciti contrabbassi che, quasi in punta di piedi, hanno squarciato lo spazio intorno e dato vita al luogo solenne.
Dopo l’entrata di trombe e tromboni ha fatto il suo ingresso Stefano Bollani che, dopo il saluto al pubblico, si è seduto al pianoforte dando avvio al suo concerto con le musiche di M. Ravel, Ma Mère l’Oye; G. Gershwin, Rapsodia in blu e Un Americano a Parigi.
Le sue dita rapide e decise si sono mosse veloci sulla tastiera per dare vita a melodie e strappi musicali che hanno spaziato tra l’allegro ed il suono jazz, in una proposta in note che ha incantato il pubblico. Bollani ha dialogato con il suo piano parlando con lui attraverso le mani agili e lo strumento ha risposto con decisione e allegria, in una simbiosi di uomo e strumento che non lasciava dubbi sulla loro intesa perfetta.
Egli ha inoltre giocato con il pubblico invitando tutti, durante l’esibizione di un pezzo, ad applausi ritmici da regalare al momento giusto, lanciando sguardi di rimprovero scherzoso ad ogni errore dei presenti.
Bollani ha dialogato con il suo piano parlando con lui attraverso le mani agili e lo strumento ha risposto con decisione e allegria in una simbiosi di uomo e strumento che non lasciava dubbi sulla loro intesa perfetta.
Egli ha giocato con il pubblico invitando ad applausi ritmici da regalare al momento giusto lanciando sguardi di rimprovero scherzoso ad ogni errore degli astanti.
Ha poi eseguito “La passerella di 8 e mezzo” tratta dal film di Fellini e “Per Elisa” di Beethoven, ricordando, scherzosamente, per quest’ultimo pezzo, i suoi primi approcci al pianoforte ed il suo modo, un po’ sgangherato, di eseguirlo all’epoca sull’onda dei suoni di un vecchio giradischi che gracchiava, un’esecuzione ingenua e giovane a cui però non mancava un’aria nuova da respirare tra intermezzi e svisate.
E’ stato poi il momento del brano “Tic otico no fubà”, celebre brano musicale brasiliano del genere “choro” (=lamento), composto da José Gomes Zequinha de Abreu nel 1917, con esso Bollani ha raccontato luoghi lontani e quasi misteriosi che hanno rivendicato vita ed armonia, luoghi che la musica dell’artista ha trascinato sul palco del Teatro catapultando i presenti tra le strade e le calde spiagge del Brasile. Il concerto si è chiuso, tra il piacere e l’appagamento di tutti, con pezzi suonati dall’Ofb , tra l’allegro ed il perentorio , con l’unisono di trombe e strumenti a corda con sul fondo il languido e dolce suono dei violini e lo sbarazzino tintinnare del triangolo oltre allo sfacciato e deciso suono dei piatti.