A Palazzo Paolo V l’Anpi Benevento con “la lunga notte del ‘43” (FOTO)
CulturaPalazzo Paolo V ha ospitato, su iniziativa dell’Anpi di Benevento, nell’intera giornata di venerdì 13 ottobre, la seconda giornata del ricordo della “Lunga notte del ‘43”.
In continuità con quanto già ricordato nella mattinata del 29 settembre con l’incontro con Gianfranco Pagliarulo – Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, l’Anpi ha organizzato un articolato e ricco dibattito intorno alle vicende del nostro paese a partire dal 1943, anno cruciale degli eventi bellici in Italia, con la caduta del Fascismo, con la votazione sull’ordine del giorno presentato da Dino Grandi che chiese la sfiducia di Mussolini, era il 25 luglio del ‘43, e con il comunicato della firma dell’armistizio dell’8 settembre del ’43.
Ospite dell’incontro, in primis, Ciro Raia, coordinatore regionale dell’Anpi Campania, oltre che storico e autore del volume “Le quattro giornate di Napoli (quasi un diario)”. A seguire hanno dato il loro contributo ai lavori della mattinata, Teresa Simeone ( vicepresidente Anpi Benevento), Emilio Bove (Anpi Valle Telesina), Antonio Vassallo (Anpi Valle Caudina), Alfonso Maria Di Caprio ( Anpi Valle Telesina), Albertina Soliani ( Presidente Istituto Cervi di Reggio Emilia).
Nel pomeriggio hanno relazionato Erminio Fonzo (Anpi Benevento- Università di Salerno), Antonio Conte ( Anpi Valle Telesina), Luigi Diego Perifano ( Anpi Benevento), Angelo Bosco ( Anpi – CGIL Benevento), Amerigo Ciervo ( Presidente Provinciale Anpi Benevento) e Vincenzo Casamassina ( Docente Diritto Costituzionale Unisannio).
Presenti nella sala diverse scuole superiori di Bn e provincia.
Ciervo apre i lavori ricordando che le quattro giornate di Napoli sono state l’atto di ribellione ai tedeschi occupanti da parte di una intera città che, con tale gesto, ha di fatto dato l’avvio alla Resistenza in Italia, un gesto poco folcloristico, come è rappresentato anche nel film di Nanni Loy, ma atto di coraggio e scelta eroica di uomini, donne e bambini che, in nome della loro libertà e dignità, hanno sacrificato la vita per liberare la città dal nemico.
Raia prende la parola per ribadire l’importanza di ricordare episodi, come quello delle quattro giornate di Napoli, di cui, come per altri fatti storici importanti, si sta perdendo traccia e memoria, anche se essi sono stati fondamentali per la storia nazionale ed internazionale. Le quattro giornate, ricorda, non sono state vicende folcloristiche, non sono state opera dei soli scugnizzi, neppure rivolta dei bolscevichi napoletani, come affermato all’epoca da radio Monaco, né un atto dei badogliani napoletani, come affermato dalla radio di Salò.
Le quattro giornate, episodio spesso dimenticato, è stato rivolta di un popolo, uomini, donne, decisive nella loro azione, sacerdoti, ragazzi, bambini, femminielli, un popolo che aveva subito la fame, la sete, la mancanza di gas, i bombardamenti diurni e notturni, 25000 morti vittime della guerra. Atto dunque che in qualche modo, ricorda, ha completato la rivoluzione napoletana in generale, iniziata come rivolta di uno: Masaniello, nel ‘600, continuata come rivolta intellettuale nel 1799 e conclusasi come rivolta di un intero popolo nel ’43. In merito ricorda i nomi di tante donne che hanno contribuito, in modo significativo, al successo della rivolta e alla salvezza di tanti uomini.
E’ seguita la relazione della Simeone in merito ai martiri/partigiani di Benevento, dei quali abbiamo memoria nella toponomastica cittadina e ai bombardamenti sulla città che determinarono circa 2000 vittime, la distruzione del sistema viario e dei trasporti, la devastazione del Duomo cittadino del VII secolo, l’abbattimento di quasi tutto il centro della città, devastazione riconosciuta che consentì alla città di avere, dall’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, la medaglia d’oro al merito civile.
Dopo gli interventi di Emilio Bove, Antonio Vassallo e Alfonso Maria Di Caprio che hanno ricordato specifici episodi di eccidi di giovani vite nei loro paesi, ha preso la parola la Soliani che, con pacatezza, ma determinazione, ha ricordato che questi ottanta anni rappresentano un tempo lungo, ma breve della vita dei tanti che, con coraggio e determinazione, hanno contribuito alla liberazione del paese. Uomini del nord e del sud, immersi in una storia che ha visto, tutta l’Italia insieme, combattere per il nostro paese.
Ha poi raccontato la vita semplice, ma decisa dei sette fratelli Cervi, contadini che, pur non avendo studiato tanto, hanno compiuto una scelta e sposato la causa della Resistenza rimanendo tutti vittime della ferocia tedesca.
Nel pomeriggio ha relazionato Erminio Fonzo in merito agli anni politici immediatamente successivi alla fine della guerra a Benevento. La città fu liberata il 2 ottobre 1943 e, con l’arrivo degli alleati, vide l’affermarsi di due partiti: quello liberale, fondato da Raffaele De Caro, e quello della Democrazia Cristiana, rappresentato da Giambattista Bosco Lucarelli. Inutile ricordare che molti politici del tempo erano stati nelle fila fasciste, ma nella città l’epurazione fu molto blanda.
Liberali e democratici, nei momenti terribili del dopoguerra, ebbero il sostegno degli alleati occupando ruoli decisivi nell’amministrazione. Erano sostenuti da gruppi consolidati della società del tempo e rimasero al potere per decenni sostenuti dallo spirito conservatore della realtà contadina del posto.
Dopo l’accorato ricordo di Antonio Conte in merito alla nascita, difficoltosa e travagliata, del partito comunista a Benevento, partito che voleva essere nuovo, sempre rimanendo nella ragion d’essere della Costituzione, ma soffriva della mancanza della classe operaia nel territorio, ricordando la prima sede del partito in città; Luigi Perifano ricorda le peripezie storiche e politiche della nascita del partito Socialista in città, fondato nel 1894, partito di popolo fatto di commercianti e maestranze operaie.
Angelo Bosco ricorda poi gli eventi che portarono alla nascita del sindacato a Benevento, mentre Amerigo Ciervo chiede che l’Anpi sia protagonista nella ricostruzione delle vicende degli I.M.I. ( Internati militari italiani), uomini detenuti nelle carceri tedesche e dimenticati come combattenti e soggetti/oggetti di storia.
Chiude la giornata il Casamassina ribadendo il valore, dopo 75 anni, della nostra Costituzione, nata da un accordo fra tutte le forze politiche del dopoguerra, con chiara impostazione antifascista e garantista. Le difficoltà di gestione politica non sono causate da un’errata impostazione costituzionale, ma solo da una non corretta gestione della politica.
Una revisione della Costituzione, come quella presidenzialista, non può e non deve toccare l’impianto garantista del testo che impedisce un ritorno a poteri individuali e salvaguarda la nostra democrazia anche grazie al controllo del parlamento su ogni governo possibile.