Benevento, Vigorito: “Non sono soddisfatto, dobbiamo trovare un’identità. Siamo troppi, qualcuno andrà via. Calcioscommesse? Noi lesi”

Benevento, Vigorito: “Non sono soddisfatto, dobbiamo trovare un’identità. Siamo troppi, qualcuno andrà via. Calcioscommesse? Noi lesi”

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Il Presidente del Benevento, ospite della trasmissione OttoGol in onda su OttoChannel, ha rilasciato alcune dichiarazioni a seguito del derby perso al Menti contro la Juve Stabia e sul caso calcioscommesse che riguarda quattro tra tesserati giallorossi ed ex Strega.

Di seguito, quindi, le parole del Presidente Avv. Oreste Vigorito:

SULLA TRASFERTA DI CASTELLAMMARE DI STABIA: “Avevo incontrato i ragazzi sabato mattina, un po’ per parlare delle vicende degli scorsi giorni e un po’ per capire se il clamore esterno potesse condizionare la partita. Credo che, non è un alibi che anzi voglio scacciare, i ragazzi abbiano tranquillamente assorbito quello che sta succedendo. Siamo andati a Castellammare con un animo sereno, ma forse siamo diventati troppo educati come squadra. Abbiamo avuto un’accoglienza molto bella, sia nei confronti miei sia della squadra, rispetto a 6 anni fa è cambiato tanto. La presenza del Direttore Sportivo, dell’allenatore giovane e di giocatori di vecchio stampo giallorosso stanno facendo sì che si seguano le linee che voleva la società: correttezza e rispetto per i ruoli”.

SULLA SCONFITTA CONTRO LA JUVE STABIA: “Non voglio entrare nei discorsi tecnici, ma vorrei dire una cosa sul piano di spettatore pagante. La questione dei cambi fatti da 20 minuti dalla fine ha un’aggravante: in Serie C degli ultimi 20 minuti se ne giocano 8, i restanti 12 si sta a terra. Sfido Dybala a entrare a dieci minuti dalla fine ed essere decisivo: può succedere, ma è molto difficile. Oggi facevo una riflessione, ho avuto modo di dire che il problema vero del Benevento non è dove sta in classifica ora. Se ci fossimo arrivati nello stesso modo in cui ci stanno arrivando Casertana e Crotone, partendo in sordina e ora risalendo, non sarei preoccupato. Noi invece siamo partiti bene e ora siamo in fase calante: ci dobbiamo porre il problema di quest’inversione di tendenza. L’analisi va fatta sulle vittorie, non sulle sconfitte: quando si perde si va a cercare l’errore e lo si prova a risolvere, mentre quando si vince bisogna capire come si è vinto. Se hai vinto per prodezza hai vinto solo per quello. Dire che ieri meritavamo il pareggio è una cosa fuori luogo: per 71 minuti siamo stati asfaltati dalla Juve Stabia. Se continuiamo a dire che va tutto bene allora facciamo la fine dell’anno scorso. L’anno scorso mi sono preso un anno sabbatico da Presidente, ho perso tutto e continuo a perdere se continuo a dire che tutto va bene. Sfido a chiedermi quale giocatore della Juve Stabia si dovrebbe comprare per rinforzare il Benevento. I soldi non fanno i calciatori, i calciatori li fanno gli uomini. La Juve Stabia è la Juve Stabia, non la Juventus: per 70 minuti abbiamo fatto un tiro in porta su calcio di punizione. Nei primi 20 minuti la Juve Stabia ha preso una traversa interna, un palo e due parate di Paleari: abbiamo rischiato di arrivare sul 4-0. Non penso che la Juve Stabia sia calata nel finale: siamo aumentati noi, con impeto, e la Juve Stabia è tornata a diventare quello che è. Thiam non è un fenomeno, è un componente della squadra. Non hanno preso gol, ma è difficile prendere gol se uno non tira. Il Ciano della fine dell’anno scorso, con gol e assist, non è lo stesso di quest’anno? Non dobbiamo preoccuparci di dire che ci sono dei problemi, dobbiamo preoccuparci di trovarli. Uno dei motivi per cui sono qui è parlare con la gente: il dialogo è la prima cosa che ci vuole, anche in una squadra di calcio”.

SU MISTER ANDREOLETTI: “L’aiuto che deve venire da tutti non è fischiare Andreoletti quando esce o quando entra, io sono uno di quelli che fa gli errori insieme agli altri ma a me sono stati rivolti applausi e a lui fischi. Quest’anno sono in continuo contatto con il Direttore Carli che è onnipresente e con Andreoletti. Per il prosieguo del campionato, però, dobbiamo trovare una formula: avere un’identità. Con 33 giocatori non si trova, con 24 neanche: dobbiamo trovare un gruppo che faccia da base della squadra a cui poi verranno aggiunti altri giocatori in base alle caratteristiche. Non posso dire che il Mister non ha idee o che Carli non sia bravo, sarebbero delle bugie, ma non sono soddisfatto della squadra. Questo non è un processo ad Andreoletti, stiamo parlando di un confronto e io ci sono nella veste di Presidente. Non credo che ci sia un’inversione di tendenza della squadra dovuta a stanchezza o altro: è un campionato difficile in cui , un allenatore come Andreoletti è giovane ma non è che abbia cominciato ieri sera, ha più di 200 partite in quarta serie e l’anno scorso è stato indicato come l’allenatore della squadra che faceva il miglior gioco della Serie C. Le pressioni? Sono le stesse di tutti quelli che lavorano per portare a casa il pane, in una città civile come questa la pressione quale è? Nessuno ha chiesto ad Andreoletti di vincere, e l’unico che può chiederglielo sono io. Non sono contento non perché non sono primo ma perché in quindici partite siamo ancora in una fase di sperimentazione. Non conoscevo Andreoletti, ci ho messo un mese per imparare il suo nome: l’ha scelto Carli. La domanda che si fa un intendere è: siamo andati in ritiro, abbiamo ceduto chi non voleva rimanere e abbiamo provato a prendere qualcuno per puntellare la rosa. Agazzi ha 31 anni, Marotta 37: l’anno scorso Agazzi faceva le sue partite, in Serie B. Se li prendiamo singolarmente loro, Ciano, Bolsius e Terranova sono appetibili per tutti, con noi non riescono a esprimersi al massimo e la mia domanda è: perché? Andreoletti lavora con il suo giovane staff dieci ore all’anno, si devono chiedere se la direzione è giusta. Se questa è pressione, allora bisogna cambiare mestiere: un ragazzo che ha scelto di fare l’allenatore non può arrivare a Benevento e avere la pressione. Questa cosa di vincere a tutti i costi è sulle mie spalle, non sulle sue. Uno che non ha ancora vinto un campionato non può avere pressione, anche perché nessuno gli ha chiesto di vincerlo: possiamo perdere se gli altri sono più forti di noi, ma non il contrario. L’atmosfera che si è venuta a creare è molto bella, bisogna trovare il modo per sciogliere questa matassa. Mi auguro domenica possiamo vincere, a quel punto forse avremmo gridato “al lupo al lupo” senza motivo. Non ho parlato con Andreoletti né ieri dopo la partita né oggi, ma se dovesse pensare che non ho fiducia in lui allora lo chiamerei immediatamente per ribadirgliela“.

SUL PROBLEMA DELL’ABBONANZA: “Abbiamo un problema che ieri si è manifestato ancora una volta: siamo troppi, anche in panchina. Con questa regola di convocare 26 giocatori in panchina e con 33 giocatori che abbiamo in rosa, probabilmente, abbiamo problemi di abbondanza. Il Direttore Carli ha detto che molte volte ci si rinforza cedendo qualcuno che prendendo altri: probabilmente qui qualcuno deve andare via, lo si vede anche in panchina. Nessuna protesta o contestazione per scelte o altro, ma qualche giocatore non era molto contento di stare in panchina. Dovremmo essere meno affettuosi e più pragmatici: non sono convinto né delle feste né dei funerali, ben vengano ma ognuno deve fare il suo per aiutare l’altro“.

SUL DERBY CONTRO L’AVELLINO: “Neanche l’Avellino è in acque chete, qualche anno fa ripartimmo da Cesena dopo un 4-0 e poi conquistammo la Serie A. I toni erano da Croce Rossa, ma da quel momento ci siamo compattati. Guarda caso vincemmo con l’Avellino 2-1 e poi siamo arrivati in Serie A. Dobbiamo vedere, non guardare: la partita la guardo io, gli altri devono vederla. Abbiamo fatto quello che potevamo fare, ricostruendo dalle ceneri dell’anno scorso. Abbiamo una rosa enorme, ci sono giocatori che a vederli in allenamento con la guida di Andreoletti e la presenza di Carli sono dei fenomeni: non si risparmiano una goccia di sudore. L’atteggiamento mentale va rivisto: non siamo la Cenerentola della C, dobbiamo cominciare a correre e non far correre gli altri verso di noi. Siamo in un campionato di Serie C, ho fatto 11 anni di Serie C e so che è difficile ma in quegli anni ho fatto 4 vittorie e 6 volte i play-off. Mi auguro non venga chiusa la trasferta ai tifosi dell’Avellino, sarebbe un peccato anche perché abbiamo 7 derby“.

SULLA CASERTANA: “E’ stata ripescata, ha fatto mercato in pochissimi giorni e non ha fatto in ritiro: guardate ora dove è. La stessa cosa successe con la Nocerina, quell’anno vinse il campionato e stracciò tutti quanti mentre noi arrivammo secondi. Amo vedere la mia squadra che lotti, non mi deve dire perché non ha corso ma deve correre“.

SUL CASO CALCIOSCOMMESSE: “Sull’argomento preferisco non dire una parola, un po’ per i miei trascorsi di avvocato e un po’ perché anche come editore una delle cose che ho sempre chiesto ai miei giornalisti è di scrivere le informazioni e non dare le proprie opinioni. La giustizia è giustizia, questo è un mondo in cui c’è molta apparenza: molti di noi sembrano quelli che non sono e viceversa. Non mi interessa più se sia vero o meno, quando l’ho sentito ho avuto un colpo al cuore. Non ho voluto parlare con i ragazzi incriminati, ho chiesto all’Avvocato Chiacchio quale fosse la strada migliore da intraprendere. Ora rimangono degli uomini che stanno passando un momento brutto, al di là che siano colpevoli o meno, è una società che sta peggio di come starebbe dopo la guerra israeliana. Penso a quanti sacrifici abbiamo fatto tutti: ritiri lunghi e non sempre piacevoli, kilometri in autostrada. Non capisco come giovani giocatori possano aderire a un sistema del genere. Per soldi? Se già li hanno non se li vanno a giocare. Si potrebbe parlare solo di malattia o perlomeno di un atto in cui manca la volontà. Noi siamo parte lesa, al di là che siano colpevoli o meno: il danno all’immagine è già molto grave, ci sono partite che ci rimangono in mente e in cui ci verrà il pensiero se hanno giocato contro il Benevento. E’ troppo presto anche per sapere su cosa hanno scomesso. Se si rivelerà una malattia assumeremo l’atteggiamento di parte lesa solo in un certo modo, se avremo invece danni effettivi chiederemo un ristoro almeno morale. In C, come in A, la città e la società viene indicata con grande trasparenza: questo non ci fa comodo. Il caso Paoloni fu diverso: capitò prima della partita, ma fu trasferito a Benevento dalla Cremonese a gennaio nello scambio con Aldegani, cosa che ci sembrava assurda, e poi la cosa venne fuori. Eravamo all’inizio, non conoscevamo certi giochi né sapevamo di che cosa fosse responsabile. Se la cosa è vera qui siamo colpiti al cuore: Letizia è stato il nostro Capitano e veniva da un ambiente difficile portando avanti con orgoglio il riscatto da questi ambienti, Pastina era ed è un gioello del nostro vivaio e stava avendo continuità, Coda è un nostro ex e Forte ci ha lasciato nel gennaio scorso. L’allenatore sta gestendo anche questa situazione, se ha pressione per questo allora va bene: gli dico il mio “Forza Andreoletti” dal Presidente Vigorito. Una volta sono stato chiamato dalla Procura Federale perché vidi miei giocatori giocare a carte con i soldi, gli dissi che non potevano perché altrimenti lo avrei fatto anche io e a quel punto un giocatore è andato a riferirlo, senza capire che ero ironico. E’ una situazione complessa, difficile da capire sotto tutti gli aspetti. Oggi la questione nasce da un controllo fiscale effettuato in una banca, da un controllo sulla capacità economica. C’è una pressione da parte dei club affinché il denaro delle scommesse venga investito nel mondo del calcio, quindi come fai a non parlare di scommesse? La scommessa c’è, anche se le società non possono essere sponsorizzate da società di scommesse. Dobbiamo mettere i club nelle condizioni in cui un’eventuale azione di questo tipo, di danneggiamento, abbia una pena che possa far pensare il calciatore che lo ha fatto. Quando però, a livello nazionale, vai a patteggiare sette mesi, come pensiamo di poter fermare le scommesse?“.

SULL’IMPORTANZA DEL RISPETTO: “Il rispetto degli uomini per me è fondamentale. La cosa bella per me è aprire il telefonino e vedere il messaggio di De Falco, Tosca o Sagna che non mi chiamano Presidente ma Papà. Per me il calciatore sbaglia in campo, poi è finita lì. Per me conta l’uomo. Sabato mattina ho parlato un quarto d’ora con la squadra, quando ho finito si sono alzati tutti e mi sono venuti ad abbracciare. Posso pensare che quei ragazzi entrino in campo senza la volontà? Dobbiamo guardare nel cuore della gente e poi pensare“.

SULLA SERIE C E SUI TIFOSI: “La Serie C è il calcio vero, quel calcio che piace a tutti noi che siamo abituati a vedere il calcio in mezzo alla strada. Il calcio spettacolo appartiene ad altre squadre. Chiudere lo stadio ai tifosi avversari non è mai una cosa bella: abbiamo sette derby, quattordici partite, metà campionato che si gioca in questa regione. E’ una cosa molto bella, che all’inizio mi preoccupava ma molto bella. Il modo migliore non è essere in numero maggiore o minore, ma essere al proprio posto quando si ha una fede e una passione. E’ Serie C, ma è il Benevento: va seguito anche in quarta serie, anche se non immagino un’altra retrocessione“.

SUL COMPLEANNO DELLA FIGLIA VALENTINA: “Valentina, la mia secondogenita, probabilmente è tifosa del Benevento più di me. Per questo, magari, è ferita ancora di più. La partita di ieri, oltre che a tutti i sanniti, ha fatto male anche a lei: peccato, le volevo fare un regalo visto che oggi è il suo compleanno“.