La recitazione trascinante de “Il fu Mattia Pascal” di Giorgio Marchesi al S. Agostino di Benevento
AttualitàBenevento CittàNella serata di mercoledì 14, negli antichi e seducenti spazi dell’Auditorium S. Agostino di Benevento, l’attore e mattatore Giorgio Marchesi si è esibito, accompagnato dalle musiche, scritte ed eseguite dal vivo, di Raffaele Toninelli al contrabasso, nella rappresentazione, fedele e scanzonata, de “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello.
La serata è stata presentata da Maria Bonaguro, presidente degli “Amici dell’Accademia” e dalla consulente artistica Marcella Parziale.
La rappresentazione teatrale è stata preceduta da un intervento del prof. Andrea Cusano, Professore Ordinario. ING-INF/01 – Elettronica. Dipartimento di Ingegneria (DING) presso l’Università Unisannio di Benevento sul tema : “La luce: una potente tecnologia per la salute dell’uomo”.
Nel suo intervento il Cusano ha ricostruito la storia della fotobiomodulazione, termine coniato nel 1890, nelle terapie mediche già a partire dal tempo degli egiziani e poi dei romani che usavano i solarium per esposizioni alla luce, soprattutto di colore rosso, per la cura delle malattie della pelle dei pazienti.
Dopo secoli di abbandono di tale terapia, la fototerapia fu ripresa solo intorno al 1890 da un medico danese che, affetto da leucemia, si accorse che, dopo un’esposizione alla luce solare, la sua condizione generale migliorava. Utilizzando la luce rossa, egli riuscì a curare, per la prima volta il vaiolo. Riuscì anche a curare, con la fototerapia, 800 pazienti affetti da lupus vulgaris e da malattie della pelle. lo studio gli consentì di vincere un premio Nobel.
Con il passare del tempo, tale terapia divenne sempre più conosciuta ed usata anche grazie allo sviluppo della tecnologia, come l’invenzione del laser. Egli ricorda infine la funzione della luce nella fotosintesi clorofilliana e, allo stesso modo, sottolinea, la luce ha effetti vantaggiosi sul corpo umano favorendo la rimarginazione delle ferite.
Dopo l’interessante intervento scientifico, compare sul palco, accolto da un caloroso applauso, Giorgio Marchesi, accompagnato dal musicista Raffaele Toninelli e subito appare chiara la simbiosi perfetta tra recitazione e musica che riempiono il palco caratterizzato da una scenografia fissa ed essenziale. Il romanzo di Pirandello prende subito vita attraverso la voce e la recitazione decisa ed emozionata di Marchesi che, senza un attimo di sosta, in un monologo incessante e quasi senza pause, inizia raccontando la vita di un giovane piccolo borghese al centro di una vicenda paradossale.
Il Mattia di Marchesi veste un frac bianco, un cilindro nero e indossa degli anfibi neri, quasi ad avvicinarsi al mondo dei giovani di oggi e, nello stesso tempo, accompagna il pubblico nelle pagine del romanzo di Pirandello. A raccontare è Mattia Pascal che si presenta come soggetto di una storia unica che è riuscito a vivere due vite.
L’interpretazione di Giorgio Marchesi è esilarante sin dalle prime battute, con vivacità e simpatia il Pascal ricorda la sua giovinezza spensierata a Miragno e la perdita del patrimonio familiare dopo la morte del padre per colpa del cattivo amministratore Batta Malagna e del suo matrimonio con la figlia Romilda, donna di cui non è innamorato. Alla morte di sua madre, il fratello Berto gli affida 500 lire per le esequie, danaro che però egli decide di utilizzare per fuggire da una vita che detesta e che spende in un casinò di Montecarlo dove vince una piccola fortuna.
Al suo rientro a Miragno, leggendo un giornale, scopre che lo hanno identificato in una persona morta e, dopo un attimo di rabbia, decide di approfittare delle circostanze per rifarsi una vita e dimenticare il fu Mattia Pascal diventando Adriano Meis. Taglia la sua barba e abbandona la giacca del frac per vestire in maniera colorata, abbandona la forma originaria e si getta nella nuova vita e nella nuova identità, quasi cancellando la sua unicità per diventare “centomila”, immagine delle prospettive degli altri.
Decide di fermarsi a Roma e costruirsi un’altra vita ed un’altra storia, ma, dopo aver conosciuto Adriana, ragazza figlia del suo affittuario, rendendosi però conto di non poter iniziare una vita con lei perché Adriano Meis non esiste, sente la nostalgia della vita normale e di una identità perduta e, dopo aver lasciato un biglietto sulla banchina del Tevere, facendo pensare ad un suicidio, torna a Miragno.
Qui ritrova l’odiata suocera, la vedova Pescatore e la moglie Romilda che, nel frattempo, si è risposata con Pomino, amico di Mattia, ed ha avuto un figlio.
Paradossale situazione che Mattia affronta, lasciando che le cose vadano come sono, tornando a fare il bibliotecario e, nello stesso tempo, divertendosi a registrare la meraviglia, per la verità modesta nella quantità, dei tanti che lo incontrano e lo rivedono vivo, divertendosi inoltre, ad andare sulla sua tomba e decidere di scrivere un memoriale sulla sua vita.
Singolare il modo con cui Marchesi si cala, non solo nel suo personaggio, ma, di volta in volta, nei diversi soggetti della storia, con la voce e con la postura del corpo, con i toni di invettiva e offesa e quelli di carezzevole affetto, il tutto in una mimica aggressiva e canzonatoria che porta i presenti a vivere con lui la inverosimile vicenda del fu Mattia Pascal, uomo che, come racconterà in un altro romanzo, Pirandello definirà “Uno, nessuno e centomila”.
Ricordando che la regia del lavoro presentato è dello stesso Marchesi, ci preme evidenziare come sia stata perfetta la presentazione del romanzo attraverso le musiche del Toninelli che, facendo da sfondo e coprotagonista del racconto, hanno consentito al pubblico di apprezzare il lavoro di Pirandello, reso dalla ottima recitazione ironico e leggero nella lettura, ma soprattutto di viverlo come modello del presente e monito ad evitare di ricorrere, perché inutile e inefficace, alla fuga dalla realtà e dalla propria identità, caratteristiche uniche che rendono ciascuno definibile e riconoscibile e regalano dunque il senso della vita.