FOTO E VIDEO – Bct Day 5. L’eclettismo cinematografico e televisivo di Claudio Amendola a Piazza Roma

FOTO E VIDEO – Bct Day 5. L’eclettismo cinematografico e televisivo di Claudio Amendola a Piazza Roma

AttualitàBenevento Città

L’attore, regista e conduttore Claudio Amendola è stato ospite, nella serata del 29 giugno, del Festival nazionale del cinema e della televisione – Bct- della città di Benevento.

Accolto dal caloroso applauso dei numerosissimi presenti, l’artista, intervistato per l’occasione dal giornalista Alessio Viola, ha subito dato traccia della sua simpatia salutando il pubblico ed intrattenendo i presenti, amareggiato, in merito alla sconfitta dell’Italia calcio agli europei, di una formazione di “gregari” non all’altezza dell’occasione, ha affermato,  in una competizione in cui, per ragioni di interessi dei tanti procuratori, sono affluiti quei pochi italiani dei club del nostro campionato.

Il tema è comunque caro ad Amendola essendo lui un amante del calcio e delle competizioni sportive, soprattutto della Roma calcio, come ha ricordato il Viola durante l’intervista.

Immediatamente il discorso si è spostato sulla sua carriera, sugli oltre cinquanta film cui ha partecipato, la televisione, gli show ed altro, ma soprattutto sulla figura di suo padre, Ferruccio Amendola, per cui si è partiti dal primo capitolo della sua carriera che è stato definito per l’occasione: “ma tu padre”.

Ferruccio Amendola, ricordato con una clip di un film nel quale, da doppiatore oltre che da attore, presta la voce a Robert De Niro, attore amato da Ferruccio, un padre che viene poi rievocato dal figlio Claudio come grande artista della recitazione e soprattutto del doppiaggio.

Claudio ricorda, con grande affetto suo padre, ma soprattutto che per essere un grande doppiatore devi prima essere un grande attore, anche se il doppiaggio priva l’artefice di quel lavoro di presentarsi con il volto e questo a volte un po’ dispiace a chi deve dare solo la voce.

Da figlio di un doppiatore così importante, gli chiede Viola, se avesse mai pensato di fare il doppiatore. Lui, ha affermato però di non averci mai pensato, soprattutto perché, fin dagli esordi, ha fatto solo l’attore e, contrariamente a suo padre, ha sempre avuto la fortuna di metterci la faccia.

L’essere stato spesso paragonato al padre, ritenuto anche più importante di lui, non lo ha mai toccato, ha affermato, è una grande verità che lo ha accompagnato e lo accompagnerà per sempre ed è motivo di grande orgoglio.

Alla domanda in merito a preferenze perché figlio di un grande artista come suo padre, ha risposto ricordando che i suoi genitori lo hanno sempre spronato nella sua professione, ma mai né ostacolato, né favorito.

Nel ricordare che ormai sono quaranta anni di carriera, scorrono poi immagini del film “Vacanze di Natale”, nel quale egli interpreta Mario, un giovane proletario , ruolo che però lo ha fatto conoscere ed apprezzare dal grande pubblico, film che, da cinepanettone, sarà poi replicato molte volte.

Vengono poi ricordati altri suoi lavori come lo sceneggiato televisivo “Storie di amore e di amicizia”, del 1982, diretto da Franco Rossi, proiettato in televisione su Rai 1, con grande ascolto di pubblico. Ricorda in merito che la televisione del tempo era mezzo di grande comunicazione e conoscenza di fatti e personaggi, specie quando un programma andava in onda alle 20.30, ora di cena, cosa che favoriva la familiarità dei personaggi.

Egli afferma di aver accettato con gioia la popolarità ed il successo, ma soprattutto invita a diffidare di chi afferma di non vederla bene.

Ha spesso interpretato ruoli di “coatto”, “borgataro”, personaggio molto lontani dalla sua vera condizione di vita, ricorda Viola, ma di felice intuizione per personaggi che lo hanno reso famoso. D’altra parte, ricorda Amendola, altri grandi attori hanno interpretato ruoli di “coatto”, come ad esempio Verdone, stereotipo che però spesso viene appiccicato, ma fortunato per chi lo interpreta. Ricorda poi il “coatto” simbolo che era Tomas Milian, cubano, ma che parlava con la voce di Ferruccio Amendola.

Viene poi ricordata ancora la sua interpretazione di “Soldati” del 1987, con la regia di Marco Risi, film di neorealismo e il suo lavoro con grandi registi come Mazzacurati, Risi, Tognazzi, che gli hanno regalato una stagione di film importanti e premiati, ma anche momento di popolarità al punto da diventare anche “sex simbol”.

Un ricordo particolare va poi alla serie televisiva de “I Cesaroni”, andata in onda in prima visione dal 2006 al 20014 e divenuta, per Amendola, mezzo di inossidabile popolarità, tanto che spesso gli chiedono di tornare a farlo e, in merito, ha affermato, a novembre dovrebbero riprendere le riprese per una nuova serie.  

Le critiche, ha affermato, non lo hanno mai toccato, preferisce ricordare i complimenti. 

Dopo aver menzionato i quattro film per i quali ha svolto il ruolo di regista, egli ha avuto un ricordo particolare per “Il ritorno di monnezza” del 2005, diretto da Carlo Vanzina e lo stesso Claudio Amendola e già capolavoro di Tomas Milian.

In utimo, Amendola cita i film “I cassamortari” del 2022, la serie televisiva “Nero a metà” e “Il patriarca”del 2023 .

I quarant’anni di carriera sono passati così velocemente e piacevolmente davanti ad un pubblico attento che ha visto premiato Amendola, dal Direttore artistico Antonio Frascadore, con la targa del Bct per la sua carriera ed il suo impegno cinematografico e televisivo, momento accolto con un caloroso applauso da quanti presenti all’evento.