Leonardo e la magia del suo genio al Teatro Romano

Leonardo e la magia del suo genio al Teatro Romano

Cultura

Calata nel tempo e nello spirito del ‘500, la vita di Leonardo da Vinci, il suo genio poliedrico, il suo rapporto con la famiglia di suo padre, ser Piero Da Vinci e sua madre, Caterina di Meo Lippi, probabilmente una schiava di origine mediorientale da cui fu diviso, oltre al suo talento polimorfo e alla sua creatività, sono stati oggetto di una rappresentazione artistica della Nestor Theater Company al Teatro Romano di Benevento, nella serata del 6 luglio.

Lo spettacolo, ideato e realizzato grazie alla brillante creatività di Kevin Arduini, Direttore artistico della Compagnia e suo regista, ha ripercorso la vita di Leonardo da Vinci, genio indiscusso del suo tempo e dell’umanità, utilizzando gli spazi dello storico teatro cittadino inaugurato fra il 125 ed il 128 d.C. dall’imperatore  Adriano.

 La solennità del luogo ha visto dunque protagoniste la leggerezza della danza, momento saliente della rappresentazione, ma anche la musica, da quella irrefrenabile di tamburi e strumenti a percussione, a quella più suadente e dolce di un’arpa, musiche, accompagnate da parole avvincenti, che si sono sempre richiamate allo stile sonoro del ‘500, alle atmosfere del tempo ed alla raffinatezza di Leonardo nel trasformare tali atmosfere e sensibilità in produzioni artistiche.

Lo spettacolo, che ha visto in scena 50 artisti, tra ballerini, cantanti, musicisti e narratori, vivacizzato da varie forme di arte, in primis la danza che ha caratterizzato tutto l’iter di esso, si è presentato al numeroso pubblico presente attraverso 25 quadri coreografici che hanno ricostruito, in ordine cronologico, i momenti salienti della vita del genio del Rinascimento rifacendosi alla sua vita ed alle sue opere immortali.

Voce e corpo hanno parlato all’unisono trasmettendo il fascino e la bellezza delle sue opere eterne, ma comunicando anche le debolezze e la fragilità di un uomo che, combattendo con le sue origini e la figura di una madre assente, è poi diventato genio poliedrico di moltissime scienze, tra architettura, scultura, matematica, anatomia, filosofia, pittura, botanica, ingegneria e forse molte altre.

La rappresentazione ha raccontato la nascita, l’infanzia, il suo ingresso nella bottega di Andrea  del Verrocchio,  che in quegli anni era una delle più importanti di Firenze, nonché una vera e propria fucina di nuovi talenti,  la sua giovinezza e la sua vita adulta con lo studio della natura – madre e matrigna, ma punto di riferimento per la vita e l’arte – , una natura che egli studiò anatomicamente ed attraverso l’osservazione e la realizzazione di scene agresti e animali, come il cavallo del monumento equestre a Francesco Sforza.

Molto forte e presente nel suo percorso di vita e di arte, viene ricordato attraverso le numerose artiste sul palco, è stata la figura femminile, a partire da sua madre che, forse inconsciamente, egli riscopre attraverso le madonne e le figure di donna che riproduce nei suoi capolavori.

In riferimento alle sue opere, su uno schermo sul palco, si sono susseguite immagini di manufatti di Leonardo, raffigurazioni approssimative che i ballerini hanno esibito durante e con la loro danza, immagini accompagnate da personaggi in costumi eleganti e ricchi, che si rifacevano allo stile del ‘500 ed all’atmosfera di quel tempo, ma anche abiti immaginifici e fantasiosi che volevano richiamare alla mente emozioni, strazi interiori e sentimenti del grande personaggio che fu Leonardo.

Le danze hanno anche riprodotto i ricordi di Leonardo da bambino, come quello citato nel Codice Atlantico – la più ampia raccolta di disegni e scritti di Leonardo da Vinci, nel quale racconta : “…. essendo io in culla, che un nibbio venissi a me e mi aprissi la bocha cholla sua coda e molte volte mi percotessi con tal coda dentro alle labbra.”, ricordo riprodotto sul palco con un falconiere che portava con sé un nibbio.

Altri ricordi sono stati rievocati in scena ed in danza, attraverso i colori oscuri degli abiti, di accuse di sodomia mosse a Leonardo nel 1474, quando aveva 24 anni e amava circondarsi di giovani apprendisti per il suo lavoro.

Riferimenti obbligati lo spettacolo ha fatto, sempre con la leggiadria della danza e dei corpi seminudi, ad opere come la Dama con l’ermellino, l’Uomo Vitruviano, fino al famoso Cenacolo, permettendo così di visualizzare l’intensità di stati d’animo ed emozioni specifici dei momenti della vita del genio del Rinascimento, riproducendo, con l’armonia della danza, la leggerezza di un pennello artistico senza uguali.

I movimenti leggeri e flessuosi dei danzatori e le originali coreografie, sono stati accompagnati dal suono delicato e intimo dell’arpa e da quello potente e deciso di tamburi e di due cantanti liriche, come Lorella Fabrizi e Jenny Siragusa, in uno spettacolo di arte e divertimento che ha portato il pubblico presente a ripetuti e sentiti applausi.

Nell’ultima scena, il vecchio Leonardo si guarda indietro e, con la consueta insoddisfazione che lo contraddistingueva, comunica, attraverso lo sguardo ed i movimenti pesanti del corpo, in contrapposizione a quelli leggeri di chi lo ha accompagnato sul palco,  lo scontento per il proprio operato ed il rimprovero verso se stesso per non aver fatto ciò che avrebbe dovuto fare con la propria arte, pur sapendo che “solo l’arte poteva renderci immortali proiettandoci nella luce dell’eternità”.