Al teatro De Simone spettacolo di “SeSonRose…..l’amore è nell’aria” (FOTO)

Al teatro De Simone spettacolo di “SeSonRose…..l’amore è nell’aria” (FOTO)

Cultura

Il TeSt-Teatro Stage, il Laboratorio di Recitazione e Sperimentazione Teatrale curato da Monica Carbini, si è esibito, nella serata del 13 luglio, all’interno del settecentesco Teatro De Simone di Benevento, nel cuore del centro storico della città, nello spettacolo “SeSonRose…..l’amore è nell’aria”, narrazione teatrale dell’universo femminile, dei suoi rapporti con quello maschile e con la società spesso anacronistica in cui si muove.

Uno spettacolo realizzato interamente da giovani attrici che, pur non essendo professioniste della scena, hanno dato prova di capacità interpretative e sicurezza nella realizzazione della storia del pianeta donna e delle difficoltà che ella si trova a vivere ed affrontare nella sua esistenza.

Esse sono state capaci di trasformare una parentesi di teatro di avanguardia in uno spettacolo/verità sull’universo donna che ha conquistato il numeroso pubblico presente, coinvolto nelle storie di tante donne diverse che, tra delusioni, umiliazioni, speranze, debolezze umane e amori spesso inverosimili, cercano, quotidianamente, di vivere la loro vita troppo spesso dilaniata tra amore, obblighi, amarezze e speranze.

Protagoniste dell’agone teatrale sono state Mariapia Boffa, Francesca Bozzella, Alessandra De Figlio, Emma Di Maria, Antonella La Frazia, Sofia Romolo, Marialuisa Russo e Annachiara Serino.

Lo spettacolo si è dipanato tra storie particolari di donne particolari, donne comuni che hanno vissuto o vivono, circostanze di vita di coppia che si alternano tra il bizzarro e l’inspiegabile, racconto di donne che parlano di donne, non in forma puramente femminista, ma con una visione reale di un mondo, quello appunto delle donne, che chiede rispetto e amore sincero, riguardo per la propria diversità dall’universo maschile e comprensione per le proprie debolezze, pari a quelle di ogni essere umano.

L’agone teatrale è partito dalla storia di una donna, madre di due figli e vittima di un compagno/padrone di tutto ciò che lo circondava, delle cose, delle persone, dei sentimenti e dei pensieri di chi lo gli stava vicino, di ogni attimo delle loro vite che dovevano essere al suo completo servizio.  

Soprattutto è stato il racconto della “sua” donna, schiava e serva di un maschio che, apprezzato dagli estranei, malmenava la compagna che non osava contrastarlo, una compagna che, in attimo di disubbidienza interna, decide di architettare un “incidente domestico” per liberarsi dalla sua schiavitù.

Frequente la situazione di tante donne che, per amore dei figli, per timore del “si dice” della gente, per incapacità di ribellarsi a chi ella aveva scelto come compagno, subiscono angherie, anche fisiche, stringono i denti, nascondono anche a se stesse la verità, quasi nella speranza di un domani migliore che non arriva mai, anzi si trasforma, attimo dopo attimo, in uno sfacelo di vita impossibile.

Non sono mancati momenti di ricostruzione ironica del rapporto uomo/donna, di quando una donna cerca un compagno ricco, ma anche di quando quest’ultimo passa da dichiarazioni appassionate di amore ad altri di non curanza o addirittura di interesse solo per lo sport, per cose futili ed ignorando, a volte, il piacere di vivere insieme esperienze come il calarsi nella natura o appassionarsi ad eventi culturali.  

Ed ancora storie di uomini che da meravigliosi diventano cattivi, approfittano della propria donna ignorando i suoi bisogni, la lasciano magari rifacendosi una vita altrove, di donne che parlano da sole e fantasticano sulla natura umana, su Dio, sul mattino prossimo, sugli attimi sereni vissuti insieme.

Non sono mancati, nella pièce teatrale, memorie di un presente femminile, ancora oggi, spesso amaro e frustrante, ma anche altre di amori poetici come quello, tra realtà in versi ed ironia, di Dante e Beatrice, di Paolo e Francesca, di Romeo e Giulietta o quello della “Locandiera” di Goldoni, oppure memorie di rappresentazioni dello spettacolo come quella della signora Cecioni, già personaggio di Franca Valeri, ma sapientemente reinterpretato nella serata di sabato da una delle giovani attrici.

Non poteva mancare inoltre la narrazione teatrale di “Filomena Marturano”, opera del grande Eduardo De Filippo, ma sapientemente interpretata da Antonella La Frazia, storia di una donna mantenuta da Don Domenico per sconfiggere la povertà e che in “articulo mortis” sposa la donna che combatte ferocemente per difendere i figli, anche derubando l’uomo che con lei convive.

 Immagine storica e meravigliosa di femmina/donna/madre/guerriera che, per una volta, da abusata, abusa del maschio per gli scopi urgenti di madre.

Amara conclusione, infine, sulla difficoltà di essere donna nella società attuale, di come ella debba essere e non essere, di ciò che può e deve fare e non fare, di come debba comportarsi, vestirsi, parlare, muoversi, truccarsi o non farlo, il tutto per compiacere l’uomo, ma soprattutto una società bigotta e ipocrita che non riesce ancora ad accettare la libertà di essere donna e piacere solo a se stesse.

Una rappresentazione dunque che è stata realizzata, grazie alla bravura individuale delle attrici, dal loro lavoro di gruppo e dall’apporto di brani musicali sul tema,  sul racconto dell’amore nelle diverse epoche fino alla visione spesso amara di esso nell’attualità, con uno sguardo prettamente al femminile, anche grazie alla bravura della regista Carbini, rispettando verità, immaginazione, poesia, fantasia, menzogna, storia e realtà, in un quadro poliedrico che ha avuto l’ambizione, riuscendo in tale scopo, di fotografare, in modo esaustivo,  il mondo al femminile.