Benevento, Auteri: “Il campionato è lungo, ma pensiamo di poter continuare così. Devo portare a termine una cosa…”
Benevento CalcioCalcioIl tecnico del Benevento, ospite di OttoGol, ha rilasciato alcune dichiarazioni a seguito della vittoria dello Iacovone contro il Taranto e in vista del big-match del Vigorito contro l’Audace Cerignola.
Queste, dunque, le parole di Gaetano Auteri nel corso della trasmissione in onda su OttoChannel, che ha toccato anche temi attinenti alla sua prima esperienza sulla panchina giallorossa:
SUL CAMMINO DEL BENEVENTO: “Possiamo fare sempre meglio. Quello che abbiamo ottenuto in termini di punti e classifica è quello che abbiamo meritato. Secondo me abbiamo tanti margini di crescita, soprattutto nell’interpretazione delle partite e nei momenti di gara. Quando impareremo a fare questo potremmo dire di essere veramente forti. Mancano ancora tante partite, ma pensiamo di poter continuare così: ne sono convinto. Non ci vogliamo far superare, lavoreremo per fare ancora di più“.
SULLA VITTORIA CONTRO IL TARANTO: “Per vedere una bella partita bisogna essere in due, entrambe le squadre devono volersi affrontare. Nel primo tempo il Taranto si schierava con 10 giocatori nella propria metà campo, noi abbiamo creato due palle gol importanti: il tiro di Borello e il sinistro in diagonale di Starita. Entrambe azioni lineari. Contro queste squadre puoi vedere tutte le squadre. Sapevo che avremmo dato l’impressione di essere sotto-ritmo, ma perché non avevamo gli spazi. La partita tatticamente, per come si è sviluppata, può dare un’altra impressione. Starita si è sempre allenato con noi, sta bene. Borello è rientrato da un po’. Chi ha giocato ha fatto bene. Le sostituzioni di Viscardi e Simonetti non sono state fatte perché avevano giocato male, ma per caratteristiche diverse che fortunatamente abbiamo. Loro buttavano la palla avanti, noi giochiamo in un altro modo. L’Avellino contro il Taranto ha attaccato mettendo la palla in mezzo. Ho visto Milan-Juve: quando due squadre non accettano il confronto e giocano con troppo tatticismo la partita non è bella. Nel secondo tempo di Taranto abbiamo aumentato la continuità rispetto al primo tempo e li abbiamo destabilizzati, sfruttando le palle inattive. Una volta sbloccata, abbiamo trovato spazi: è la partita che è diversa, non il Benevento“.
SULL’AGGRESSIVITA’ COLLETTIVA: “Secondo me autorevolezza e fierezza le avremmo dovute esprimere a Monopoli, a Catania e a Picerno, dove in alcuni momenti non siamo stati consistenti. Siamo la squadra che per struttura e atteggiamento seguiamo dei criteri di gioco, anche sotto l’aspetto caratteriale e agonistico. Nei tre gironi siamo una squadra che recupera più velocemente la palla, siamo organizzati collettivamente per aggredire e recuperare palla. Siamo noi e il Pescara, concediamo 7 passaggi e non di più. Chi a Taranto poteva manifestare aggressività agonistica? I difensori, quando arrivavano i palloni lunghi, e lo sono stati. Il calcio si presta a un milione di interpretazioni, ma secondo me non abbiamo questo tipo di carenze. Dobbiamo imparare a essere più lucidi e continui quando gli altri alzano la pressione, quando l’avversario propone qualcosa di diverso, ma appena non entriamo in un certo contesto che stiamo migliorando lo sappiamo fare e lo facciamo bene“.
SUL CINISMO E SUI CALCI DA FERMO: “Se per cinismo s’intende creare poco e ottenere tanto la chiamo fortuna. Noi dobbiamo essere bravi a creare tanto, possibilmente a realizzare, e a non concedere. A Catania non abbiamo fatto bene perché non abbiamo tenuto continuità per tutti e 90′ i minuti, era la seconda giornata e ho fatto forse delle scelte precoci. Nel secondo tempo abbiamo fatto bene, ma se avessimo pareggiato non avremmo rubato niente. Dobbiamo essere bravi a fare gol anche sui calci piazzati, e preferibilmente a non subirli. Abbiamo preso due gol su calcio piazzato in 16 giornate, firmerei per prenderne 2 nelle prossime 16. Non c’è mai una formula perfetta, altrimenti la userebbero tutti. Ogni cosa che si fa porta vantaggi e svantaggi: devi saper valorizzare i vantaggi e prevenire gli svantaggi. Le mie squadre hanno sempre marcato a uomo, quest’anno ho deciso di cambiare e i fatti mi stanno dando ragione. Ci sono situazioni in cui sotto il profilo dei centimetri abbiamo qualcosa in meno. Nel primo tempo a Taranto dovevamo fare un angolo e lo abbiamo fatto, Viviani era rimasto anche solo contro le loro marcature a uomo, ma la palla non è arrivata dove doveva arrivare. Si fa gol quando hai buoni saltatori e, soprattutto, quando calci bene”.
SUI MARGINI DI CRESCITA: “Abbiamo ampi margini di crescita in situazioni in cui la partita prende un’altra piega, come contro la Turris. Sul 2-1 forse non siamo pronti ancora mentalmente e collettivamente a saper accettare la pressione. Non dobbiamo avere il braccino corto, nel recupero se stai vincendo ci sta allontanare la palla, con rispetto di chi paga il biglietto. Ma non puoi gestire prima, sì invece nel recupero. Anche a Taranto, dopo il 2-0, l’interpretazione per una decina di minuti non mi è piaciuta: ci dobbiamo abituare a situazioni del genere. Come? Non con i discorsi, non servono a niente, ma attraverso i principi di squadra. In alcuni momenti possiamo pensare di fare cose diverse e lo abbiamo fatto anche contro il Taranto, con Meccariello dietro che è entrato molto bene e a cui faccio i complimenti e con tre attaccanti davanti. Se miglioriamo nell’interpretazione saremo davvero forti. Parlo sempre di cose di aggiungere, ma ci siamo“.
SUL CENTROCAMPO: “Per me i miei hanno fatto tutti bene. Lui, come Talia, nel primo tempo ha perso qualche pallone, ma può capitare. Non è quello il metro di giudizio. L’allenatore valuta un insieme di cose. E’ un giocatore in grande crescita, mi sembra molto più dinamico, veloce e strutturato rispetto a qualche anno fa. E’ un 2000, pur avendo una grande esperienza. Siamo molto coperti a centrocampo: ci sono Talia, Prisco, Agazzi, Viviani. Poi tornerà Pinato e non abbiamo Nardi. Abbiamo giocatori importanti destinati a crescere. Di Acampora valuto il percorso: abbiamo deciso insieme, su spunto della società. A me è sempre piaciuto, ha cominciato un percorso di lavoro perfetto e poi si è fatto male. Per uno come lui non è una cosa banale, se ti alleni con continuità migliori ma si è dovuto fermare. Tutte le volte che è stato bene ha sempre messo in pratica l’aggressività e l’intensità. Contro l’Avellino non è entrato benissimo ma non stava neanche bene, poi ha continuato a lavorare con noi con ritmi e intensità e a Taranto è entrato bene. Se continua così sarà un giocatore importante per noi, come tutti gli altri. Poi starà all’allenatore decidere chi mandare in campo“.
SULLA FORZA DELLA PANCHINA: “Siamo il Benevento, non possiamo pensare di avere una rosa di 12-13 potenzialmente titolari. Il campionato è lungo e abbiamo obiettivi importanti, siamo assortiti per questo. Qualche volta c’è qualcuno che viene a parlare con me, ma perché ci tengono. Io non trascuro mai nessuno, fare delle scelte non significa trascurare qualcuno. Guardo sempre e soprattutto il lavoro quotidiano e settimanale: come si pone nei confronti dell’allenamento, che tipo di partecipazione mette, che forma ha e come sta anche mentalmente. In questo gruppo non c’è nessuno che fa la vittima, è normale che se non venga scelto sia un po’ deluso ma deve pensare agli obiettivi di tutti e non a quelli individuali. C’è sempre grande solidarietà anche prima e dopo le partite. Non c’è una forza della panchina, sono tutti titolari“.
SUL GIOVANE PROGETTO DEL BENEVENTO: “Terminando la scorsa stagione avevamo già dentro la rosa dei ragazzi. Viscardi lo conoscevo e per un po’ lo avevo seguito a San Benedetto, è più centrale ma ha una buona corsa: deve migliorare nella postura. Talia è un giocatore già rodato nella categoria. Sabato nel Taranto c’è Fiorani, un 2002 che è un piccolo Nardi. Perlingieri l’anno scorso aveva già fatto mesi di lavoro con noi, ma deve lavorare ancora perché è un 2005. Il Benevento ha strutture e un settore giovanile che funziona. Uno dei ragazzi che io non conoscevo e che il Presidente mi ha chiesto di vedere era Prisco: dopo sette giorni non capivo come mai fosse ancora lì. C’è anche un 2004, Sena, che ha potenzialità elevate e di cui sentiremo parlare. Carfora non è pronto per queste categorie, di più: potrebbe fare tutti i ruoli per come giochiamo noi, ma c’è una grande competizione e l’allenatore deve fare delle scelte. In qualunque altra squadra in C giocherebbe e farebbe anche bene: ha bisogno solo di più spazio e quando potrò glielo darò, se lo merita ed è 2006. Questi ragazzi devono avere sempre la voglia di migliorarsi, lo stanno facendo e dobbiamo continuare a farlo. Va resettato ogni volta per avere voglia di migliorarsi e perseverare, con il lavoro quotidiano. Ho allenato Di Lorenzo in C, non capivo perché fosse ancora lì: lo usavo da quinto e ha fatto benissimo“.
SUL RAPPORTO CON IL PRESIDENTE VIGORITO E IL DIRETTORE CARLI: “Col Presidente c’è sempre stato rapporto, poi ci eravamo lasciati. C’è grande affetto, proprio come persona perché se lo merita. Il passato? Quell’annata fu particolare e sofferta, ci fu un’incomprensione. Siamo andati in B e l’anno dopo c’è stata la promozione in A con Baroni, una squadra che già aveva una grande ossatura. Altri forse hanno sfruttato quel lavoro, mi è rimasto qui questo nodo alla gola che vorrei togliermi. Il Direttore è una di quelle poche persone che ho trovato nella mia carriera leale e competente. Sono sempre stato una persona leale e qualche volta mi è capitato di subire slealtà da parte di gente con cui lavoravo“.
SUL SUPPORTO DEI TIFOSI: “Nella presentazione delle maglie, quest’estate, ero commosso e turbato, nel senso buono del termine. E’ quello che ci auguriamo di poter fare tutti quanti insieme, gioendo alla fine. Non mi piacciono gli elogi, mi imbarazzano“.
SUL SUO RITORNO A BENEVENTO: “Col Presidente non ci eravamo lasciati bene, ma per demerito mio che non avevo fatto le valutazioni adeguate. Lui è una persona che guarda ai valori e sa che io li ho, quelli di una persona che viene dal Sud. Non speravo più in un ritorno, avevo anche cercato di risentirlo. Poi invece mi ha chiamato, non ha avuto rancore anche perché avevo avuto un comportamento puerile. Sapevo di avere dietro una società forte alle spalle, che poteva valorizzare quello che un allenatore fa. Molto spesso nella mia carriera ho trovato progetti effimeri, mentre qui c’è possibilità di andare avanti. Sapevo che superato uno scoglio il Benevento sarebbe stato destinato a crescere, perché ci sono le idee e alla guida della società c’è una persona importante. Bisogna portare a termine una cosa, la diremo al momento opportuno…quando sarà. Lo dirò un secondo dopo, mi piacerà vedere le persone vicine a me contente“.
SULLA SFIDA CONTRO L’AUDACE CERIGNOLA: “Ci dobbiamo aspettare un Benevento perfetto. Il Cerignola è una realtà consolida, si sa difendere bene e sa ripartire molto bene. Da domani ci prepareremo nel modo giusto“.
Foto: Screen OttoChannel