Peppe Servillo con “L’anno che verrà” trascina il pubblico beneventano sulle note di Lucio Dalla

Peppe Servillo con “L’anno che verrà” trascina il pubblico beneventano sulle note di Lucio Dalla

Cultura

Splendida esibizione di Peppe Servillo al Teatro Vittorio Emmanuele” di Benevento con lo spettacolo “L’anno che verrà”, progetto di un viaggio attraverso le musiche di Lucio Dalla realizzato insieme a Javier Girotto ( sax soprano e baritono) e Natalio Mangalavite ( piano, tastiera e voce).

Servillo, cantante ed attore casertano, ha debuttato nel 1980 con il gruppo degli Avion Travel con i quali, nel 2000, vince il Festival di Sanremo con la canzone “Sentimento”. Autore di canzoni interpretate da Fiorella Mannoia e Patty Pravo, è anche autore di colonne sonore, attore cinematografico e teatrale.

Ci piace ancora ricordare che l’argentino Natalio Mangalavite è stato una solida spalla per jazzisti come Paolo Fresu e Horacio ‘El Negro’ Hernandez, oltre che per Ornella Vanoni, ma anche che Javier Girotto, anch’egli argentino, è conosciuto in Italia grazie al successo del suo gruppo Aires Tango oltre che alle collaborazioni con i principali jazzisti di casa nostra, tra cui Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu, Gianluca Petrella.

L’esibizione, giunta al suo  secondo appuntamento da programma, rientra nell’idea della stagione artistica dell’Accademia di Santa Sofia, progetto artistico di grande prestigio declinato per favorire la valorizzazione del territorio e, nello stesso tempo, per inserirlo nello scenario artistico e culturale nazionale. L’evento vede la direzione artistica di Filippo Zigante e Marcella Parziale con la consulenza scientifica di Aglaia McClintock.

La serata è stata presentata da Maria Bonaguro, presidente degli “Amici dell’Accademia” e dalla consulente artistica Marcella Parziale.

Lo spettacolo è stato preceduto, come ormai da tradizione della kermesse artistica, per l’occasione, da una relazione di Aglaia McClintock intorno al tema “Traiano, la vedova e un posto in paradiso”. Brevi pillole di carattere scientifico, storico, giuridico ed economico, a cura dell’Università degli Studi del Sannio e del Conservatorio “Nicola Sala” di Benevento.

Dopo aver ricordato che Traiano è stato “il più giusto tra gli imperatori romani”, la McClintock ricorda che a lui è dedicato l’arco romano che arricchisce il patrimonio storico/artistico della nostra città, monumento in memoria dell’  “optimus princeps”, il più giusto tra gli imperatori romani  e forse proprio per questo Traiano è posto da Dante in Paradiso, nonostante fosse un pagano.

La misura della sua giustizia è data soprattutto da un episodio nel quale egli, pur prossimo a partire per una guerra, fermò il suo esercito ed accolse le suppliche di una matrona romana che aveva perso il marito ed un figlio in guerra e che chiedeva giustizia.

L’episodio, ricorda la McClintock , è ricordato in una delle formelle che adornano il nostro Arco di Traiano cittadino.

E’ seguito poi l’ingresso sul palco del trio Servillo, Girotto, Mangalavite, accolto da un caloroso applauso da un teatro in sold aut.

La simpatia e l’abilità artistica di Servillo hanno subito rapito i presenti, trascinandoli nella rassegna di alcuni tra i brani più famosi del repertorio di Lucio Dalla, partendo da “Soli io e te”, “Tu non mi basti mai”, “La casa in riva al mare”.

Dalla è risuonato nella sala imperioso e ammaliante, ma, considerato lo stile interpretativo di Servillo, a noi è sembrato che l’interpretazione sia stata solo un’occasione per fare musica a livelli diversi e seducenti, la voce dell’artista casertano, molto diversa da quella del cantautore bolognese, è stata solo la compagna di un’arte da palcoscenico fatta di comunicazione corporea e del viso, di un parlare sonoro e fisico che, inaspettatamente, colpiva nella memoria e nell’anima,  quasi in un processo ipnotico che trascinava in uno spazio musicale sconosciuto, ma avvincente.

Girotto e Mangalavite, accompagnando in modo trascinante e abile l’amico Servillo, si sono ritrovati nella condivisione delle canzoni di Lucio Dalla riconoscendo, nella sua musica, la possibilità di ritornare alla loro cultura sud americana senza enfasi o particolari travolgimenti, in un incastro musicale che ha permesso di riscrivere canzoni ogni volta “nuove”, ma rispettose dello stile del grande Dalla e del suo stile “millegeneri” con radici beat, jazz, rock e pop, ma soprattutto attento alla vita di ogni giorno, ai bisogni umani anche dei più umili.

L’origine argentina dei due terzi dell’ensamble ha consentito al gruppo di avvicinarsi alla musica italiana degli ultimi cinquanta anni, con il dovuto rispetto per essa, ma anche con la necessità di arrangiarla in modo nuovo ed inatteso, permettendo l’approccio immediato a grandi brani come “Caruso”, “4 Marzo ‘43”, “Anna e Marco”, “Felicità”, “Balla balla ballerino”, “Se io fossi un angelo”.

Ricordiamo però, soprattutto il brano che ha dato il titolo alla serata : “L’anno che verrà”, canzone che invita a prepararsi al nuovo anno, per quanto possibile, partendo dai propri sentimenti e, come lo stesso Dalla disse: “L’unico miracolo che possiamo fare è quello su di noi, senza vedere sempre il nero, il terribile”, infatti afferma in conclusione del brano: “L’anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità”, pensieri d’autore  riproposti, nella serata,  in una chiave nuova ed originale che ha coinvolto tutto il pubblico.

Servillo non ha voluto dimenticare brani meno conosciuti del repertorio di Dalla come “La casa in riva al mare”, ma anche la musica di evasione e politica come “L’operaio Girolamo”, brano emozionante nella sua composizione e nei temi trattati.

Serata dunque di grande musica, da quella di Dalla a quella proposta in stile evocativo e reinterpretativo da Servillo, Girotto e Mangalavite con un taglio latino-americano e realizzata con la sapiente musica ed arabeschi della tastiera e del sax e baritono, con la interpretazione di un Servillo brillante e coinvolgente, un tuffo in un mare di emozioni spirituali e fisiche accompagnato da un’arte comunicativa speciale che ha fatto riscoprire testi e melodie note e d’autore, ma riletti in modo sorprendente e particolarmente efficaci.