Benevento, l’ex Piscitelli: “Fu una prigione calcistica. Belec ogni due partite faceva una papera, Puggioni era venuto a prendersi i soldi”
Benevento CalcioCalcioL’ex portiere del Benevento, attuale estremo difensore dell’Újpest FC in Ungheria, ha rilasciato un’intervista a PianetaMilan.it in cui ha ripercorso la sua carriera, parlando anche della sua esperienza alla Strega.
Questi, dunque, i ricordi di Riccardo Piscitelli, che ha vestito la maglia giallorossa in Serie C, Serie B e Serie A tra il 2013 e il 2018 collezionando 31 presenze:
SUL SUO ADDIO AL MILAN E SUI SUCCESSIVI TRASFERIMENTI: “Non è stata una decisione facile. Il problema non era il Milan, ma la scelta della squadra in cui sono andato. Alla Carrarese trovai una situazione complicata: alcuni giocatori forti, ma il resto dell’organico era poco competitivo. Anche nei successivi trasferimenti, come a Benevento, le cose non andarono come speravo. Lì se fai una bella parata sei un fenomeno, ma se il giorno dopo sbagli qualcosa sei il peggiore della terra. Ho imparato che, nel calcio, la stabilità di una società è fondamentale per crescere. Nonostante le difficoltà, però, ogni esperienza mi ha insegnato qualcosa e mi ha reso più forte“.
SULLA STAGIONE 2017-18 IN SERIE A: “A Benevento io avevo De Zerbi che mi diceva ‘Ricky io ti vedo tutti i giorni in allenamento e non hai niente di meno degli altri portieri, però purtroppo nell’ultimo anno e mezzo non hai giocato. Qua abbiamo preso due portieri e se anche dovessero fare male io come faccio a buttarti dentro’. C’era Brignoli che al di là del gol di testa all’ultimo minuto non aveva fatto bene. C’è stato Belec che ogni due partite faceva una papera e c’è stato Puggioni che è venuto a rubare soldi l’ultimo anno della carriera. Infatti siamo retrocessi malamente. In quel periodo non avendo giocato un anno non potevo andare a giocare in un’altra squadra. Sono stato costretto a rimanere lì e mi sono sorbito una prigione calcistica“.
SUL PERIODO A BENEVENTO: “Sicuramente il periodo a Benevento mi ha reso uomo. Fu una fase molto difficile, ma imparai a rialzarmi e a trovare la mia strada. A Carpi ho stretto amicizie con persone con cui vado in vacanza tutt’oggi. In Romania ero là con Mattia Montini e Diego Fabbrini, due italiani, e ancora oggi i tifosi della Dinamo mi scrivono su Instagram dopo sei anni. In Portogallo è stata un’esperienza bella perché è anche una lega un po’ più importante, ma abbiamo avuto una sfortuna“.