Scuola d’Imprenditorialità, primo pilastro con il racconto della biografia di Olivetti e del suo modello d’impresa e società

Scuola d’Imprenditorialità, primo pilastro con il racconto della biografia di Olivetti e del suo modello d’impresa e società

Eventi
Il secondo incontro sarà sulle aree interne, a cura dell’urbanista Luciano De Bonis dell’Università degli Studi del Molise.

Forse non è un antidoto definitivo alla “fuga”, che rallenterà fino a bloccarla, soprattutto giovanile degli ultimi 10 anni nel Sannio, ma una risposta per tracciare una strada, per dare un orientamento, per accompagnare e incoraggiare, sicuramente sì.

Una sala teatro, quella di Casa Santa Rita a Cerreto Sannita, gremita e affollata soprattutto di studenti delle Superiori e di imprenditori, quella che ha ospitato l’apertura della seconda edizione del percorso formativo della Scuola diocesana d’Imprenditorialità, nata l’anno scorso come segno concreto di speranza dell’Equipe del Progetto Policoro che si occupa di “Giovani & Lavoro”, per fornire le basi per operare nel mondo dell’imprenditoria, nell’ottica di dare uno slancio di speranza ad una realtà delle aree interne come quella del territorio diocesano, che soffre oggi in modo, purtroppo, molto rilevante proprio la problematica dello spopolamento e della disoccupazione giovanile. Dopo i saluti del vescovo diocesano mons. Giuseppe Mazzafaro, del segretario della Fondazione “Adriano Olivetti” Beniamino de’ Liguori Carino e dell’Animatore di Comunità del Progetto Policoro diocesano Raffaele Botte, il direttore della Scuola d’Impegno Socio-Politico don Matteo Prodi ha presentato quella che è stata la vita di Olivetti, approfondendone il pensiero e le azioni concrete compiute dall’imprenditore italiano, originario di Ivrea, indubbiamente uno dei grandi protagonisti del Novecento italiano.

La sua carriera è strettamente legata alla produzione di macchine per scrivere e calcolatrici, ma ciò che lo ha distinto non è stata solo la qualità dei suoi prodotti, ma l’approccio integrato che adottò per il benessere dei lavoratori e l’innovazione tecnologica. Fondatore dell’omonima azienda, la Olivetti, è ricordato soprattutto per aver saputo combinare l’efficienza industriale con una visione sociale e culturale unica, che teneva conto del prendersi cura della singola persona e dell’avere attenzione verso la comunità e verso il territorio. La sua visione andava ben oltre l’aspetto aziendale, abbracciando anche il design, l’architettura, l’urbanistica e la cultura, in generale.

Visionario, geniale, intuitivo, pragmatico, innovatore e sognatore, sposò, fin da subito, l’idea paterna secondo cui un imprenditore deve avere precisi doveri sociali verso la comunità. Olivetti intuì la necessità di un radicale cambiamento di mentalità, rispetto al mito del progresso e del profitto a tutti i costi sulla pelle dei lavoratori. Considerò l’azienda come uno strumento di crescita del territorio, per migliorare le condizioni di vita di tutti, con un welfare su misura dei lavoratori, tramite nuovi servizi e un nuovo senso di corresponsabilità basato su educazione e cultura. Su questa linea teorizzò, e nella sua azienda, appunto, lo concretizzò attuandolo, un modello ideale di società che partisse dal concetto di comunità. Fu anche alla base del programma della sua attività politica.

Il modello d’impresa realizzato da Adriano Olivetti rappresenta oggi un esempio ancora ineguagliato di identità tra efficienza produttiva e manageriale e dimensione etica.

Un modello indubbiamente da seguire e imitare soprattutto davanti alle sfide odierne sull’equità sociale, sulla qualità ambientale, sullo sviluppo economico e sulla giustizia sociale intergenerazionale. Il secondo incontro dell’itinerario della Scuola d’Imprenditorialità avrà luogo venerdì 7 febbraio alle ore 19 e avrà come tema “Le aree interne”, a cura del prof. Luciano De Bonis, docente universitario in “Tecnica e pianificazione urbanistica” presso l’Università degli Studi del Molise e membro del Consiglio Scientifico del “Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini”.