Benevento: quando i cantieri diventano un incubo urbano

Benevento: quando i cantieri diventano un incubo urbano

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Benevento sembra essere diventata il regno incontrastato dei cantieri. Ovunque tu volga lo sguardo, lavori in corso, transenne e deviazioni stanno trasformando la città in un labirinto di disagio e frustrazione per cittadini, studenti e pendolari.

Il primo fronte critico è rappresentato dall’area che comprende piazza Risorgimento e il Terminal, dove i lavori in corso hanno letteralmente paralizzato la mobilità. La presenza dei pullman, costretti a sostare e fare manovra lungo via Mustilli, nei pressi del “Mellusi”, ha ridotto la già esigua carreggiata a un vicolo stretto. Le manovre dei mezzi pubblici sono diventate un esercizio di equilibrismo, con conducenti che possono fare affidamento solo su un misero spiazzale, il che complica notevolmente anche le manovre più elementari. Non da meno è la situazione al Rione Ferrovia, dove è in corso la riqualificazione dell’intera area della Stazione Centrale. Uno spazio già qualche anno fa oggetto di rinnovamento.

Sempre nel calderone dei cantieri troviamo via Nicola Sala, dove è avvenuto l’abbattimento della storica scuola media “Federico Torre“. Un intervento resosi necessario date le condizioni ormai critiche della struttura che ospitava la scuola, magari anche per mancanza di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria ai tempi in cui erano ancora possibili.

Questi cantieri aperti contemporaneamente non sono solo un problema logistico, ma rappresentano un vero e proprio attentato alla vivibilità urbana. La città sembra essere ostaggio di una programmazione che privilegia l’apertura simultanea dei lavori, moltiplicando i disagi per i cittadini; che, quantomeno, lo scorso 8 marzo hanno potuto tirare un sospiro di sollievo con la riapertura, dopo tante peripezie e circa due anni di lavori, del Ponte San Nicola.

Nella speranza che questi interventi portino davvero i benefici promessi, la domanda sorge spontanea: non era proprio possibile calendarizzare in maniera diversa l’apertura di tutti questi cantieri, evitandone la contemporaneità e, soprattutto, eliminando un’ulteriore fonte di frustrazione per una città già messa a dura prova?