
La storia di Imbriani a ‘Le Iene’: il viaggio in Tanzania con Gianpaolo e Veronica Ruggeri nel ricordo di Carmelo
AttualitàBenevento CalcioCalcioIeri sera la storia del compianto Carmelo Imbriani è stata raccontata su Italia 1, nella trasmissione Le Iene. La “iena” Veronica Ruggeri ha attraversato quasi tutta la Tanzania (oltre 600 km) in autostop, praticamente senza soldi e con solo uno zaino in spalla, in compagnia del fratello dell’indimenticato Capitano, Gianpaolo.
Per Gianpaolo, racconta Veronica Ruggeri, il viaggio è stata una cura. “Non permettevo alla testa di tornare ogni volta in quella maledetta stanza di ospedale, dove avevo visto andare via Carmelo“. Gianpaolo infatti, dopo la prematura morte del fratello nel febbraio 2013, ha intrapreso una missione: girare il mondo per far conoscere la storia del fratello e costruire cinque campi di calcio nei cinque continenti, riempiendosi di vita per dare un senso alla morte. Carmelo, all’età di 13 anni, era stato notato da un osservatore e ha lasciato Benevento per recarsi al Napoli. “A quei tempi c’era Maradona, – ricorda Gianpaolo – l’ha fatto crescere molto più velocemente e tante volte sembrava essere un padre“. Dopo pochi anni la decisione di lasciare gli azzurri e il prosieguo della carriera fino al ritorno al Benevento, prima da centrocampista e Capitano e, dopo il ritiro dal calcio giocato a 33 anni, da allenatore, con ottimi risultati.
Nell’estate 2012, poi, accadde l’impensabile: “Linfoma di Hodgkin. I medici ci hanno chiamato – racconta Gianpaolo – per farci capire che loro facevano tanto con le medicine, ma Carmelo aveva bisogno anche di supporto psicologico. Mentre Carmelo dormiva ho preso il suo telefono, cercando il numero di calciatori suoi amici. Li chiamavo semplicemente per chiedere un video da mandare a Carmelo, per dirgli di non mollare“. Ed ecco gli appelli di Zanetti, Gattuso, Buffon. “Carmelo sembrava reagire, – continua Gianpaolo – ma purtroppo una settimana prima di perderlo mi iniziò a chiedere ‘chi si occuperà dei miei figli?’. Per me non c’era altra risposta: ‘Sarai tu a farlo, chi c***o vuoi che lo faccia’. Questa è stata l’espressione, non la dimenticherò mai. Poche ore più tardi siamo stati tutti svegliati dalle grida di nostra madre, che diceva ‘non respira, non respira’. Sono arrivati i medici, ci hanno fatto sedere fuori: purtroppo abbiamo capito che non c’erano più tempi supplementari da giocare, mi sono accovacciato a terra e…era morto“, racconta in lacrime Gianpaolo. “Non ho realizzato quello che era successo, non avevo pianto“.
Caduto in una profonda depressione e seguito da uno psichiatra, Gianpaolo ha realizzato l’accaduto. “Mi ha ripetuto talmente tante volte che mio fratello era morto che finalmente ho iniziato a piangere come non avevo fatto quella maledetta notte in ospedale: avevo passato un anno e mezzo a sognare mio fratello, tutte le notti“. A quel punto la sua vita si stravolge: “Ero salito in macchina di alcuni miei amici diretti a Trieste, mi sono fatto lasciare al confine della Slovenia: volevo starmene per conto mio. Mentre camminavo – racconta Gianpaolo – ho sentito una macchina arrivare alle mie spalle e ho allungato il braccio per chiedere un passaggio. In quel momento ho avuto la sensazione che qualcuno mi stesse toccando il braccio, avevo perso Carmelo ed ero convinto fosse stato lui, ma in realtà era stata una folata di vento: quella macchina, però, si era fermata. Ho deciso così d’intraprendere questo viaggio in autostop“.
Da lì, racconta Veronica Ruggeri, riesce per la prima volta a respire, la sensazione di libertà gli basta e attraversa tutti i Balcani: piano piano i ricordi brutti vengono sostituiti da quelli belli. “Io Carmelo me lo sono goduto per 32 anni, – afferma in lacrime Gianpaolo – non posso mica ricordare solo i 7 mesi“. Gianpaolo non si ferma più, fa il cammino di Santiago, vede in autostop Africa e Argentina, lasciando ovunque un adesivo per Carmelo: “124 paesi, 600mila km: per un giro del mondo ne bastano 42mila“. Poi l’idea: “Desideravo cinque campi di calcio in cinque continenti“.
Durante il viaggio, Gianpaolo ha anche raccontato qualche aneddoto dei suoi innumerevoli viaggi: “Tendo sempre a chiedere a mio fratello di darmi una mano. Un giorno lo zaino era davvero pesante e ho cominciato a dare a quel peso il peso di mio fratello. Facevo finta che stessi parlando con lui. Quel giorno stava andando tutto storto, non trovavo un passaggio né da dormire: poi sbuca fuori quel numero ‘7’ e dico ‘è tutto ok, è il segnale di Carmelo, andrà tutto bene’“.
In Messico, invece, ha avuto una brutta esperienza: “Due ragazzi si sono presentati con pietre e bastoni e con l’intento di derubarmi, mi tenevo aggrappato agli zaini finché loro non hanno cominciato ad aprire le cerniere per tirare fuori qualcosa. Tirano fuori una foto di mio fratello e riescono a strapparmi lo zainetto, e corrono via. Dopo un po’ uno dei due si ferma e mi guarda: con l’espressione sembrava dirmi ‘mi dispiace, però guardati intorno’. Realizzai che avevo molto più io negli zaini che le baracche che avevo intorno“.
‘Ti capita mai di pensare a tuo fratello perché qualcosa te lo ricorda?‘, chiede Veronica. ‘Tante cose, non situazioni del genere (in riferimento al viaggio), visto che mio fratello non faceva questo tipo di vita‘. Poi il racconto in merito al cammino di Santiago: “Mi sono trovato davanti a un cartello. Qualcuno aveva scritto con una chiave il nome ‘Carmelo’: era un motivo per sorridere, mica per piangere“.
Itigi, villaggio nel cuore della Tanzania dove è stato intitolato il primo centro sportivo a Carmelo Imbriani grazie all’impegno e al lavoro dei missionari del Preziosissimo Sangue di Cristo, è la meta finale dell’avventura di Veronica e Gianpaolo. Un luogo in cui non si gioca solo a pallone: i frati che gestiscono la struttura aiutano anche gli abitanti dei villaggi rurali. “C’è una conversazione con Carmelo che ricordo come fosse ieri. Carmelo mi aveva chiesto: ‘Ti sei mai chiesto perché continui a giocare a calcio quando magari sta diluviando?’. E’ la passione“. La stessa passione con cui Gianpaolo cerca di tenere vivo il ricordo del compianto fratello, con ogni bambino che ha una maglietta della Strega o dedicata all’indimenticato Capitano del Benevento. “Sono molto contento. Ora ho intenzione di fare un altro campo, conto di raggiungere l’Argentina. Che cosa direbbe mio fratello? “Beato mio fratello, che va in giro per il mondo”. Per lui? Con lui“.
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Foto: Screen Mediaset Infinity