Presunti abusi su animali: anche la gogna social è violenza

Presunti abusi su animali: anche la gogna social è violenza

AttualitàBenevento Città
Pubblicare sui social il volto di un uomo e additarlo come colpevole di un crimine senza che vi sia una condanna e minacciarlo di morte, non ci fa essere migliori. I processi si svolgono nei tribunali, non sui media.

Siamo stati i primi a denunciare, proprio su queste pagine, la storia dei presunti abusi ai danni di animali che vedrebbe protagonista un cittadino sannita. Lo abbiamo fatto, ovviamente, perché fa parte del nostro mestiere e perché i giornali servono anche – se non soprattutto – a questo: ovvero a dar voce a persone che non ne hanno, denunciare fatti che, senza la cassa di risonanza dei quotidiani, rimarrebbero nascosti. Aiutare, in un certo senso, anche le autorità. Mettiamola così.

E’ chiaro ed evidente che, se confermata, saremmo di fronte a una storia violenta, disumana, spietata. Una storia di violenza su creature indifese e innocenti, costrette a subire atti violenti, crudeli. Disumani, appunto.

Per questo, chi ne ha il dovere deve indagare – come risulta stia facendo – in modo da far luce su quanto accaduto, porre fine a questi crimini e punire chi li ha commessi.

Questa storia, però, al di là di come finirà e delle eventuali conferme o meno che ci saranno sui fatti che racconta, è brutta di per sé e dà una connotazione negativa non solo dell’eventuale carnefice ma anche di chi ha voluto vestire i panni di attore non protagonista. Perché la violenza ha tante forme e l’una non giustifica l’altra.

Pubblicare sui social il volto di una persona, accusandola di aver commesso un crimine, senza possedere delle prove, è anche quella violenza. Mettere alla gogna social persone che si ritiene responsabili di un crimine, prima che un giudice le dichiari colpevoli, è anche questa una violenza. Troppo spesso, infatti, ci si dimentica che i processi si svolgono nei tribunali e che nel nostro Paese vige il principio di non colpevolezza. Si tratta, per chi non ha dimestichezza con il diritto, di un principio giuridico che stabilisce che un imputato (e qui siamo già avanti, perché si è imputati quando vi è un processo, figuriamoci chi non è stato neanche rinviato a giudizio) è innocente fino a prova contraria. È un principio fondamentale del diritto penale e del giusto processo. 

Le minacce di morte indirizzate a quest’uomo, la presenza sotto la sua abitazione così come il pubblicare la foto del luogo ove questi risiede (anche da parte di pseudo attivisti animalisti “famosi”) sono delle violenze. Se si intende tornare alla legge del taglione, allora probabilmente si è sulla buona strada. Ma non va dimenticato un particolare, però, che un giorno potremmo essere noi accusati – magari ingiustamente – di aver commesso un fatto e allora i processi e le sentenze social potrebbe colpire noi, senza neanche avere il tempo di provare a giustificarci e dar prova della nostra innocenza.

In tutta questa vicenda, uno dei pochi ad aver centrato appieno la situazione è stato il sindaco Mastella, il quale ha ricordato, premettendo di “avere grande rispetto e amore per gli animali e il loro mondo”, come sia “immorale e pericoloso alimentare una campagna d’odio sui social” e che “occorre cautela perché in ballo c’è la dignità e la vita delle persone e in questo caso, per di più con delle precarietà psicologiche”.