
Telese Terme| Accesso agli Atti sulla Mensa Scolastica: il Comune respinge la richiesta dei Genitori
PoliticaBattaglia sulla trasparenza per ottenere informazioni, la vicenda solleva interrogativi sulla gestione del servizio e sulle responsabilità dell’Amministrazione.
La richiesta di accesso agli atti amministrativi presentata dal rappresentante dei genitori dell’Istituto Comprensivo Statale Telese Terme, Luigi Lavorgna e Barbara Serafini, hanno sollevato un vero e proprio polverone. In nome della trasparenza e del diritto di sapere come vengono gestiti i servizi scolastici, Lavorgna e Serafini hanno chiesto al Comune di Telese Terme di rendere pubblici documenti fondamentali riguardanti il servizio di refezione scolastica. Tra questi: capitolati d’appalto, costi, menu e segnalazioni ricevute nei due anni precedenti.
Tuttavia, la risposta dell’amministrazione comunale, per bocca del Responsabile dell’Area, Antonio Giaquinto, non è stata quella sperata. In un comunicato ufficiale, Giaquinto ha rifiutato di soddisfare la richiesta di accesso agli atti, portando avanti una giustificazione legale che solleva numerosi interrogativi.
Secondo il Comune, la domanda presentata dai genitori non sarebbe stata adeguatamente motivata, in quanto non sarebbero stati chiariti i motivi giuridici che giustificherebbero un “interesse diretto, concreto e attuale” alla documentazione richiesta, come previsto dalla Legge 241/1990. In sostanza, il Comune ha sottolineato che la richiesta di accesso non ha specificato il collegamento tra la situazione giuridica che giustificherebbe l’accesso e la documentazione oggetto dell’istanza. “Non si può identificare un interesse generico e indistinto di ogni cittadino al buon andamento dell’attività amministrativa”, ha dichiarato Giaquinto, citando precedenti giuridici (TAR Lazio, Consiglio di Stato) che sembrano escludere il diritto di accesso in assenza di un interesse legittimo specifico.
In altre parole, per l’amministrazione comunale, la richiesta di accesso non sarebbe sufficientemente dettagliata per dimostrare un vero e proprio diritto all’informazione da parte dei genitori, nonostante la rilevanza pubblica del tema della mensa scolastica.
Ma la vicenda non si ferma qui. Giaquinto ha invitato il rappresentante dei genitori a fornire, entro dieci giorni, una motivazione più precisa e dettagliata che possa giustificare l’accesso ai documenti richiesti. Altrimenti, l’amministrazione non potrà procedere con la pubblicazione degli atti. A questo punto, la situazione si complica. I genitori chiedono di sapere come vengono spesi i soldi pubblici, in particolare per quanto riguarda il costo del servizio di refezione e la quota a carico delle famiglie. Lavorgna ha richiesto dettagli su come vengono suddivisi i costi tra i pasti forniti dalla ditta e le risorse pubbliche, nonché su eventuali modifiche contrattuali o proroghe concesse alla ditta appaltatrice. Ma le risposte dell’amministrazione, finora, non sembrano soddisfare le aspettative. Giaquinto, nel suo scritto, ha poi ricordato che, per quanto riguarda il capitolato d’appalto, i documenti relativi alla procedura di gara per l’affidamento del servizio di refezione scolastica per gli anni 2024/2025, 2025/2026 e 2026/2027 sono già pubblicati online, nell’albo pretorio e nella sezione “Amministrazione Trasparente”. In pratica, l’amministrazione afferma che tutte le informazioni riguardanti la nuova gara d’appalto sono già accessibili pubblicamente, come stabilito dalle normative in materia di trasparenza. Tuttavia, la richiesta di Lavorgna non si limitava solo ai documenti relativi alla gara in corso, ma riguardava una serie di dati relativi agli anni scolastici precedenti, come i menu approvati, le tabelle nutrizionali e le segnalazioni relative al servizio. E questi non sembrano essere facilmente reperibili online.
“La trasparenza è un diritto fondamentale dei cittadini, soprattutto quando si tratta di come vengono gestiti i servizi che riguardano i nostri figli”, ha commentato Lavorgna, sottolineando che la richiesta di accesso agli atti non è una mera formalità burocratica, ma una necessità di rendere conto del servizio pubblico erogato. La risposta del Comune, secondo molti genitori, sembra invece un ostacolo burocratico che rischia di complicare la possibilità di avere informazioni chiare e tempestive.
Il confronto tra genitori e amministrazione ora entra in una fase delicata: la richiesta di accesso potrebbe finire per trasformarsi in una vera e propria battaglia legale, con i genitori pronti a farsi rappresentare dall’Ufficio Contenzioso per far valere il proprio diritto all’informazione. La vicenda solleva, infatti, importanti interrogativi sulla reale apertura e trasparenza della pubblica amministrazione locale, in particolare su come vengono gestiti i fondi pubblici destinati al servizio di refezione scolastica.
In attesa che il Comune fornisca una risposta chiara, la vicenda continua a dividere. Da una parte, i genitori, che chiedono semplicemente di sapere come vengono utilizzati i soldi delle famiglie e delle istituzioni. Dall’altra, l’amministrazione comunale, che ribadisce l’importanza di un’interesse legittimo specifico per garantire l’accesso agli atti.
Se da un lato il Comune sembra voler difendere una prassi amministrativa consolidata, dall’altro i genitori chiedono chiarezza e trasparenza su un tema che tocca direttamente il benessere dei loro figli. Resta da vedere se questa disputa si risolverà in modo pacifico o se sfocerà in un conflitto legale che, per la collettività, potrebbe avere implicazioni più ampie sulla gestione dei servizi pubblici a livello locale.
Intanto, sul banco degli imputati resta l’assessore Filomena Di Mezza che alcune settimane fa, durante un confronto con i genitori in Comune, aveva replicato alle lamentele delle famiglie con il “consiglio” di poter portare i propri figli anche in altri istituti scolastici qualora non avessero accettato le “condizioni” del servizio offerto dal comune. Dichiarazioni che l’Amministrazione si affrettò a smentire. Sempre la Di Mezza ha poi sottolineato che le lamentele vengono solo da una cerchia ristretta di famiglie. Insomma una situazione che sta palesemente mettendo in difficoltà l’intera Amministrazione.