
FOTO – La poesia di Matteo Lefèvre nell’incontro della rassegna “Atlante delle Nuvole”
CulturaNella serata di martedì 8 aprile, si è tenuto il terzo incontro della prima edizione della rassegna poetica “Atlante delle Nuvole” – incontri di poesia contemporanea-, idea della Provincia di Benevento e Sannio Europa realizzata in collaborazione con il cenacolo poetico Mandel (ideato e coordinato da Domenico Cosentino, Antonella Rosa e Nicola Sguera) e Casa Naima, presso il Museo Arcos di Benevento,” con la presenza del poeta Matteo Lefèvre.
L’incontro dal titolo «Dove l’amore inventa il suo infinito: Matteo Lefèvre, poeta e traduttore di Salinas», è stata l’occasione per avvicinarsi alla poesia spagnola che, ha detta del Lefèvre, è bacino molto ricco di grandi autori.
L’evento ha visto come moderatrice Antonella Rosa, affiancata da Domenico Cosentino e da Nicola Sguera.
Matteo Lefèvre (Roma, 1974) insegna Lingua e traduzione spagnola presso l’Università di Roma Tor Vergata. Critico e traduttore, ha pubblicato saggi e monografie sulla lirica del Rinascimento spagnolo, sulla traduzione letteraria e specializzata e sulla poesia ispanica del Novecento.
A lui si deve anche la cura di edizioni di numerosi autori di lingua spagnola, da Federico García Lorca a José Agustín Goytisolo, da Gabriela Mistral ad Andrés Neuman e Nicanor Parra.
Nel 2021 ha vinto il Premio “LILEC” per la Traduzione Poetica, promosso dal Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne (LILEC) dell’Università di Bologna e dal Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna, con l’opera antologica Sillabe di fuoco (Bompiani, 2020), di Gabriela Mistral.
Nel 2022 ha vinto il Premio “Benno Geiger” per la traduzione, patrocinato dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, con l’opera Antonio Machado, Poesie (Garzanti, «I Grandi Libri», 2022).
Tra le sue opere ricordiamo : “La vera gloria”, “Tradurre lo spagnolo”, “Ultimo venne il proco”.
Poeta e traduttore di Pedro Salinas, egli ha pubblicato non tantissimi testi poetici, ma il suo linguaggio poetico, come precisato da Nicola Sguera, è accattivante ed in un certo modo quasi “aggressivo”, pur ironico nella scelta di personaggi, come quello in particolare della sua opera “Ultimo venne il porco”, in cui la riflessione poetica si affianca a quella sociale ed umana.
Su domanda in merito ai temi cui egli prevalentemente si ispira, Lefèvre precisa che, nonostante egli si faccia trasportare dalle circostanze storico ed umane che lo circondano, ci sono questioni che l’ossessionano e non lo lasciano quieto.
Ad esempio fra le tematiche che maggiormente lo ispirano ci sono le questione dei conflitti e poiché egli considera la poesia come una forma privilegiata di analitica della realtà, attraverso essa legge la realtà sempre in modo quasi rabbioso, infatti si serve della guerra come descrizione del fatto, ma anche come metafora della vita.
Presenti sono anche le vicende personali, come l’amore, dove l’amore è una questione di anima dirompente all’interno dell’essere, oltre all’avventura della storia, (alcune sue poesie sono riferite a battaglie campali, specie quelle spagnole, ma soprattutto alle vicende napoleoniche ed al sacrario dell’ Hôtel des Invalides di Parigi) .
Cronaca e storia, afferma, sono per lui la stessa cosa, spesso gli eventi contemporanei si ricollegano, nelle sue poesie, ad eventi passati da oltre cinquecento anni, le motivazioni infatti sono spesso le stesse, dice, vedi l’assedio di Granada e le vicissitudini umane, religiose e storiche che richiamano, in qualche modo, gli eventi contemporanei.
Il tutto ovviamente con grande attenzione alla forma espressiva, ma anche a quella di natura metrica, come subito dopo precisato da Sguera.
Viene poi evidenziata, da parte dell’autore, l’importanza della traduzione, esercizio di feeling con l’autore originario, ma anche di interpretazione del messaggio, la traduzione infatti, afferma, è un’arte in senso etimologico, è una serie di reazioni chimiche per riportare alla scientificità ed alla prosaicità l’operazione traduttiva, ma tiene a precisare anche che spesso c’è qualcosa che lega l’autore ed il traduttore.
Ci sono infatti autori che il traduttore interpreta meglio grazie ad una specie di chimica che si stabilisce fra le parti ed altri che invece non sono oggetto di una decifrazione fatta al meglio, mancando quella sympatheia necessaria che deve sostenere l’opera della traduzione.
Simpatica la lettura, da parte dell’autore, di poesie tratte dal libro “Ultimo venne il porco”, nelle quali si gioca, con le rime, tra la paura dei maiali di essere disprezzati e poi mangiati dagli umani ed invece la loro certezza di essere i vincitori dello scontro in quanto sono loro che divorano gli umani superbi, come è accaduto spesso nei campi di battaglia dove tanti giacevano, alla mercè dei porcelli.
Matteo Lefèvre ha, nel contempo, letto alcune sue poesie, tutte molto gradite da parte del pubblico presente che, nel finire dell’incontro, ha poste domande all’autore.
Se la poesia è un’arte che esprime emozioni e pensieri profondi e che può essere considerata una dimensione filosofica, la poesia di Matteo Lefèvre ha dunque sicuramente compiuto l’opera di coinvolgere, con la sua personale dialettica diretta e amicale, emotivamente e razionalmente tutti i presenti.





