Camorra, sequestro per 30 mln a due imprenditori operanti nei settori del cemento e della ristorazione 

Camorra, sequestro per 30 mln a due imprenditori operanti nei settori del cemento e della ristorazione 

CronacaRegione

Due fratelli ritenuti vicini al clan camorristico Belforte sono stati raggiunti da decreto di sequestro beni e di sottoposizione all’amministrazione giudiziaria di aziende, operanti nei settori del cemento e della ristorazione del casertano. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione del Tribunale di S. Maria Capua Vetere su proposta del direttore della Dia e del questore di Caserta e reso esecutivo all’esito di un’operazione congiunta della Dia, della Polizia di Stato di Caserta e del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Caserta.

In particolare è stata riscontrata, anche grazie alle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, una strutturata modalità di riscossione del «pizzo» tramite l’azienda facente capo agli stessi. Infatti il meccanismo ideato dagli imprenditori, definiti anche «le spie del pizzo», si realizzava sia mediante sovrafatturazione degli importi dovuti «gonfiando» i costi rispetto alle effettive forniture per consentire la creazione di «fondi neri» destinati al pagamento delle estorsioni, sia attraverso l’organizzazione di incontri tra gli estorti e gli appartenenti al clan. Il sistema era così collaudato che gli imprenditori che avviavano nuove attività talvolta si rivolgevano spontaneamente ai predetti affinché indicassero i referenti dell’organizzazione da contattare per «mettersi a posto».

Il provvedimento ha comportato il sequestro di beni per un valore complessivo stimato in oltre 30 milioni di euro: si tratta di 3 società e 61 immobili nelle province di Caserta, Benevento, Salerno, L’Aquila e Parma (11 terreni, 18 abitazioni, 2 opifici industriali, 29 garage-magazzini e una multiproprietà in costiera amalfitana), nonché 99 rapporti finanziari e 10 beni mobili registrati (5 autovetture, tra cui una Ferrari ed una Porsche, 3 imbarcazioni e 2 rimorchi). Per l’altro indagato è stata invece disposta l’amministrazione giudiziaria per il periodo di un anno delle 6 aziende a lui riconducibili.