La crisi ucraina e il pericolo di una guerra totale
AttualitàDall'ItaliaStiamo vivendo momenti difficili in Europa, l’Ucraina, paese già sovietico e poi indipendente dal 24 agosto 1991, oggi è sull’orlo di una guerra con la Russia, paese col quale ha condiviso la storia e l’appartenenza politica, ma dalla quale si è voluta separare per affermarsi come stato indipendente.
Legame difficile quello dell’Ucraina con la Russia, difficoltà che si sono accresciute a causa delle condizioni generali di vita nel paese che sono andate progressivamente aggravandosi dopo il distacco dalla Russia. La cosa ha generato l’insofferenza della popolazione e ha dato forza alle pulsioni secessionistiche di alcune regioni del paese.
Tale situazione ha da sempre originato una insofferente reazione, nella Russia di Putin che non ha mai accettato la separazione e, soprattutto, non accetta, ora più che mai, che l’Ucraina si avvicini all’Europa e al Patto Atlantico, evenienza già dichiarata come auspicabile da Volodymyr Zelens’kyj, attuale Presidente dell’Ucraina.
Facciamo un po’ di storia e di chiarezza: la crisi tra Russia e Ucraina ha origine nel 2013, anno dell’esplosione delle proteste che presero poi il nome di Euromaidan. In quei giorni era a capo dell’Ucraina Viktor Yanukovych e fu proprio lui a virare politicamente verso la Russia di Vladimir Putin; egli era originario del Doneck, regione ora sotto il controllo dei separatisti e condividendo lo spirito filorusso, decise di sospendere la “Deep and Comprehensive Free Trade Area“, un accordo di associazione e libero scambio con l’Unione europea.
Questa decisione produsse forti e violente proteste della popolazione, che presero il nome di Euromaidan ( Europiazza in ucraino) e originarono scontri in cui morirono oltre cento persone e la fuga di Yanukovych messa in stato di accusa dal governo in carica.
Fu allora che la Crimea, penisola nel Mar Nero, facente parte dell’Ucraina, abitata prevalentemente da russofoni e fortemente ambita dalla Russia per la sua posizione, proclamò l’indipendenza e in seguito l’annessione alla Russia, cosa che Mosca accolse prontamente. Tale scelta della Crimea non fu mai accettata da Kiev e dall’Occidente che accusò la Russia di aver occupato un territorio ucraino.
Un’altra insurrezione armata esplose in quei giorni nel Donbas, nelle province di Donetsk e Lugansk, che si proclamarono Repubbliche popolari e nel nome e nel simbolismo si rifacevano alle repubbliche sovietiche. Gli scontri produssero circa 14mila morti, fra i quali i 298 passeggeri di un aereo di linea della compagnia Malaysia Airlines, diretto da Amsterdam a Kuala e scambiato, dai separatisti filorussi, acome un aereo militare nemico.
Mosca ovviamente vuole mantenere la sua influenza nel paese contrastando le forze politiche che si sono alternate al potere in Ucraina, tutte filoeuropeee. La Russia non accetta questo spostamento ad Ovest dell’Ucraina per ragioni non solo storiche, ma anche geopolitiche, il Cremlino infatti vuole impedire un’adesione di quel paese alla Nato, la cosa infatti significherebbe che gran parte del confine occidentale della Russia sarebbe presidiato dall’Alleanza Atlantica (cosa che dall’altra parte agli Usa e all’Occidente farebbe comodo).
Veniamo però ad oggi e alle vicende in corso: le province del Donbas, precisamente le province di Donetsk e Lugansk, hanno proclamato la loro indipendenza, visto anche il fallimento degli accordi di Minsk del 2014-2015 che prevedevano da una parte che Kiev assicurasse autonomia alle regioni separatiste e amnistia per i ribelli e dall’altra che i militari russi sparissero dal territorio, considerato l’appoggio militare e politico offerto dalla Russia. Questo accordo però non è mai stato rispettato, né da una parte che dall’altra.
Ricordiamo anche che nel Donbass circa 800mila abitanti su un totale di 5 milioni, hanno il passaporto russo, per ragioni culturali ed etniche, la cultura russa è dominante, a scuola si studia la versione sovietica della storia, in televisione i programmi sono in lingua russa ed anche la chiesa ortodossa locale si è staccata da quella ucraina per legarsi a quella russa.
La nostalgia sovietica è forte in quei territori, è un carbone ardente che arde costantemente alimentata da una condizione economica instabile, elementi su cui Putin ha fatto sempre leva per realizzare il suo sogno di ricostruzione di una grande URSS.
La Russia, appoggiando i separatisti, ha subito colto l’occasione per inviare sue truppe in quel territorio dando vita, con quest’atto, ad una vera e propria invasione di un paese sovrano. Putin, da parte sua afferma che: “Gli interessi di Mosca non sono negoziabili” mentre la Nato, intanto, muove altre truppe e mezzi sul confine orientale dell’Alleanza.
Gli Stati Uniti e l’Europa hanno immediatamente condannato tale invasione promettendo prima e decidendo poi sanzioni nei confronti della Russia. Alcuni paesi europei, come la Lituania ( anch’essa in passato territorio sovietico) , hanno chiesto sanzioni serie ed immediate verso il paese di Putin, convinta che la Russia stia preparando una guerra totale con l’Ucraina. Il Ministro degli esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha infatti affermato: “ La Russia prepara la guerra totale, l’Ue reagisca con sanzioni senza precedenti”.
l’Alto Rappresentante Ue della Politica Estera Josep Borrell, al termine della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri europei, ha affermato: Gli europei, con una riposta rapida, in 24 ore, hanno raggiunto un accordo unanime per un pacchetto di sanzioni” che “faranno molto male alla Russia“. Si è deciso infatti di colpire 27 individui ed entità che, in misura diversa, hanno prodotto l’invasione dell’Ucraina, comprese banche che hanno finanziato l’operazione.
Per ciò che concerne il nostro paese, allineandosi alle decisioni europee, il Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha affermato: “Stop agli incontri bilaterali con i vertici russi” almeno fino al prossimo segnale di de-escalation.
Inutile riflettere sul fatto che l’umanità non sa vivere senza guerra e, citando un’affermazione fatta durante un forum del Circolo culturale Sandro Pertini dell’Elba: “ La guerra per qualcuno è un guadagno assicurato, per altri è solo una mossa politica, per altri ancora è un modo di vivere, ma per tutti gli altri è l’inferno sulla terra”, vorremmo ricordare che la pace si fa sedendosi intorno ad un tavolo, non sui campi di battaglia e che l’odio etnico, sociale, politico finisce sempre con il ferire sia la vittima che il carnefice.