Vigorito: “La nostra storia non finirà domani e nemmeno domenica: Benevento è la mia città”
Benevento CalcioCalcioOreste Vigorito, Presidente del Benevento, è intervenuto telefonicamente nel corso della trasmissione Ottogol su Ottochannel. Queste le sue parole: “Sono convinto che domani sera assisteremo ad una partita vera, ci sono troppe coincidenze. Faccio appello a quello che gli Inzaghi hanno sempre dimostrato da calciatori prima e da allenatori dopo, nella loro carriera hanno sempre di essere dimostrato autentici lottatori e certamente non vorranno sciupare una carriera dando credito a chi non crede nella loro volontà e capacità di vincere. Pippo si è battuto fino ad essere Campione del Mondo, Simone ha avuto meno fortuna come calciatore ma sta avendo grandi soddisfazioni dal calcio: sono interpreti veri di un calcio pulito. Da fratelli ci si ama ma ci si rispetta, poi vincerà chi deve vincere”.
SULLA SFIDA CON IL TORINO: “Se il Torino riuscirà a batterci, vuol dire che dovevamo andare in Serie B. Io non critico mai chi tenta in tutti i modi di ottenere il risultato, ma chi abbassa la testa quando ha perso, perché vuol dire che prima non la aveva alta quando stava partecipando e non ha il coraggio di farsi guardare negli occhi perché forse a qualcosa da farsi rimproverare”.
SUI TIFOSI: “Devo ringraziare i tifosi per l’atteggiamento di ieri e per i messaggi che mandano, sono atteggiamenti unici che non dimenticano i quindici anni di storia che abbiamo scritto insieme e che mi auguro continueremo a scrivere. Mi rivolgo a coloro che domani guarderanno la partita con il cuore in gola, voglio loro dire che il Benevento c’è, Vigorito c’è, questo sport in questa città è il nostro sogno ed i sogni non finiscono nemmeno quando ti svegli. Voi stasera state dando coraggio a chi deve andare lì, a chi deve avere l’orgoglio di andare lì. Laddove il destino ci darà l’occasione, chi andrà andrà a giocarsi una partita storica nella storia del Benevento. Credo che la forza di un uomo non sia nascondere i sentimenti o le lacrime, sono convinto che mostrare le lacrime non è debolezza ma forza, non mi sento un debole ma esattamente il contrario”.
SULLO STATO D’ANIMO: “La mia serenità non era dovuta al momento storico del calcio, era una settimana che avevo riflettuto molto su quello che avevo detto, domenica ero diverso perché c’è la consapevolezza che dopo quell’atto iniziale del campo dove ho superato la mia timidezza, dicendo ai giocatori mentre eravamo abbracciati di farmi sentire il loro cuore, li ho visti commossi e partecipi, li ho visti capire quello che un Presidente, un loro amico, gli stava trasmettendo. Anche a me non è piaciuto il finale della partita, ma ho fatto un film nella mia testa ed ora so di cosa voglio parlare, di cosa parlerò e cosa deciderò. Non ho detto quello che ho detto ieri per fare il gradasso, se non mi sento sicuro di avere dei giocatori che vogliono giocarsi quest’ultima occasione che il destino ci ha dato vado a giocare con la Primavera, chi vuole venire dovrà fare un passo avanti e chi non vuole un passo indietro. La storia non finirà domani sera e neanche domenica, perché questo sport è il nostro sogno. I sogni non finiscono quando ti svegli, continueremo sempre a sognare perché ci proveremo sempre. Chi è uomo e calciatore dovrà essere onorato di andarsi a giocare una delle partite più belle della storia del Benevento”.
SULLE SPERANZE FINALI e SULLA GENTE: “Lo spero per quei tifosi che protestavano là fuori, per chi non c’era, per chi da quindici anni tifa Benevento e prima non lo faceva, per quei magazzinieri che si sono preparati per la Serie A, per i tifosi del nord che in ogni trasferta si sono fatti trovare fuori all’albergo con una maglietta o con qualcosa perché sono legati alla città, oggi ne sono tutti orgogliosi; io sono uno di loro, più amareggiato e felice di loro, che ama questa città e questi colori come loro e che vuole continuare a dare visibilità a questa città, sono partito con 260 spettatori ed ora abbiamo una media di 700mila spettatori a partita. Significa dire alla gente che siamo qui ed aiutare la città anche sotto il profilo economico, si vince anche a Benevento e non bisogna andare via; vorrei che questa economia tornasse a far sorridere qualcuno, Benevento è una piccola goccia che sta dando molta vivacità, toglierla significa perdere anche quel poco che abbiamo fatto in questi anni. La B è bella, ma la A è più importante per la città e per la gente. Non voglio fare promesse, quando abbiamo perso i primi playoff andai ai microfoni mentre i miei calciatori in C2 di allora piangevano e dissi ai tifosi di non buttare bandiere perché un giorno saremo tornati a sventolarle. Io non so cosa significa arrendersi, e certamente non ci arrenderemo adesso. Ai Sanniti interessa che ognuno di noi dia quello che ha dentro, nel calcio il mio colore è giallorosso e Benevento è la mia città”.