“Morto per un infarto non diagnosticato”: condannata l’Azienda Ospedaliera San Pio

“Morto per un infarto non diagnosticato”: condannata l’Azienda Ospedaliera San Pio

BeneventoCronaca

Nessuno si era accorto che quei dolori al petto fossero dovuti ad un infarto in corso, e l’uomo morì poche ore dopo nonostante le visite in due ospedali diversi: per i giudici si trattò di un errore del personale medico del pronto soccorso di Sant’Agata dei Goti prima e di quello del San Pio di Benevento dopo, condannando così l’Azienda Ospedaliera a risarcire i familiari dell’uomo, un 66enne deceduto il 29 aprile del 2018 nel Sannio.

L’azienda ospedaliera San Pio di Benevento, è stata dunque giudicata responsabile della vicenda.

La sentenza, firmata dal giudice civile Flavio Cusani, contro la quale sarà possibile comunque presentare ricorso in Appello, ha dunque visto la condanna dell’ospedale ad un risarcimento in favore dei familiari dell’uomo deceduto.

Tutti iniziò il 28 aprile del 2018 quando G.F., 66enne originario della valle caudina, si presentò al pronto soccorso di Sant’Agata dei Goti lamentando forti dolori addominali.

L’uomo, dopo le visite, venne dimesso dopo tre ore, con diagnosi di colica addominale e una terapia di antidolorifici.

Ma i dolori non passavano, e così nella notte l’uomo decise di recarsi al pronto soccorso dell’ospedale San Pio di Benevento, dove attorno all’ una di notte era stato visitato dai medici.

La diagnosi di ingresso era quella di “oligo-anuria e dolore addominale”, e secondo i giudici non sarebbe stato seguito con la dovuta dovizia, in particolare con la mancanza di esami standard come elettrocardiogramma o enzimi cardiaci.

Nelle ore successive, le condizioni si erano poi rapidamente aggravate fino a morire.

Nella sentenza di condanna firmata dal giudice civile Flavio Cusani, i medici di Sant’Agata de Goti prima e di Benevento poi “Non hanno monitorato l’attività cardiaca del paziente, pur in presenza di dolori addominali, determinando il ritardo della corretta diagnosi e le terapie d’urgenza possibili, sia farmacologiche, che chirurgiche che rianimatorie”.

Un comportamento giudicato “Non conforme alle linee guida e violativo delle più elementari regole dell’arte medica”.