Cannavaro: “Voglio una squadra aggressiva, dobbiamo pensare gara dopo gara per conquistare il nostro obiettivo”

Cannavaro: “Voglio una squadra aggressiva, dobbiamo pensare gara dopo gara per conquistare il nostro obiettivo”

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Prima conferenza pre-partita per il nuovo tecnico della Strega Fabio Cannavaro, che domani alle 16:15 affronterà l’Ascoli al Ciro Vigorito.

Fabio Cannavaro ha presentato il match contro i bianconeri, per poi analizzare la condizione della squadra e la sua accoglienza nel Sannio.

Queste, quindi, le parole dell’allenatore del Benevento alla vigilia della sfida di domani pomeriggio contro i marchigiani:

SULLA SETTIMANA DI LAVORO: “E’ stata una settimana dove si è lavorato tanto. Ho cercato di non cambiare molto, di non dare tante informazioni, ma alla fine non ce l’ho fatta. Ho cercato di avere un ambiente sereno, al di là di quello che ci circonda e ci dice all’esterno. Voglio ragazzi che pensino a giocare a calcio e che siano concentrati, partita dopo partita“.

SULLA PRIMA PANCHINA IN ITALIA: “Sono andato via dall’Italia tanti anni fa, ho girato molto. Ora ritrovo un calcio diverso, a volte meno fisico e più tecnico. Ho avuto un’esperienza in Cina con un club molto grande, ma alla fine è calcio. Si cerca di trasmettere le proprie idee. In passato ero abituato ad avere traduttori, ora invece lo vivo in maniera diretta e questo mi fa piacere. I ragazzi ed i giocatori evoluti capiscono molto più velocemente quello che uno gli dice. Vengo da otto anni che alleno, non è la prima partita, mi fa piacere essere tornato in Italia ma cerco di non far trasparire le mie emozioni“.

SULLA FORMAZIONE: “A me non piace dare la formazione ad inizio settimana. Ho trovato una squadra allenata che aveva una propria tipologia di caratteristiche. Non devo cercare di azzerare quanto fatto in passato, cerco di mischiare ogni giorno le cose perché so che il campionato è lungo. Cerco di dar loro un concetto di base. La formazione normalmente la do prima di andare a pranzo, stasera mi metto lì, studio e poi decido“.

SULLE GERARCHIE: “So che ci sono giocatori che hanno più o meno esperienza, giocatori che hanno bisogno di adattarsi al nostro campionato e giocatori fuori forma. Rispetto al passato ho il vantaggio delle cinque sostituzioni, dunque la gestione deve far capire ai giocatori che a volte è meglio giocare 60 minuti al 100% che 90′ non al massimo“.

SULLA CONDIZIONE DELLA SQUADRA: “I Nazionali stanno bene, un po’ delusi per i risultati ma sanno che quando tornano devono dimenticarsi di quanto successo in Nazionale. Schiattarella riesce a tenere botta quando le distanze sono giuste, quando gli spazi sono diversi fa più fatica. Fa parte di una gestione che devo fare da qui ad un mese, non posso pensare di risolvere tutti i problemi in una settimana. Ho avuto disponibilità da parte tutti, questo per un allenatore è importante. La gestione sarà fondamentale: meglio mezz’ora fatta bene che un’ora a zoppicare“.

SUI SISTEMI DI GIOCO: “In questi dieci giorni abbiamo provato due sistemi di gioco. Il 4-3-3 lo hanno, a volte una rispolverata fa bene. Poi sono passati a 5 per una questione di sicurezza, pensi di essere più coperto. So che abbiamo fatto pochi gol, quindi bisogna avere una gestione della palla diversa ma soprattutto portare più uomini in avanti. Dobbiamo occupare l’area in tanti uomini, abbiamo lavorato su questo, dobbiamo prenderci qualche rischio pur sapendo che gli avversari hanno attaccanti veloci e bravi. Possiamo rischiare l’1vs1, su tre difensori ho due Nazionali quindi posso giocarmi qualcosa in avanti, mi fido“.

SUI DIFFERENTI TIPI DI ATTACCANTI: “Ognuno di noi ha delle preferenze, in questa squadra ne ho di tutti i tipi. Ci sono due esterni come Farias e Ciano, due punte centrali come Simy e Forte, oltre a La Gumina che sta recuperando. Dipende dalla situazione. A me piace avere gente in avanti che faccia movimento, sappia giocare con i compagni ed all’occorrenza se la squadra è sotto pressione possa far respirare la squadra. Abbiamo lavorato molto sulla fase offensiva, dobbiamo essere propositivi e prendere qualche rischio. Mi è piaciuto l’aspetto dell’attenzione che hanno messo in questi giorni in allenamento. Posso anche giocare con tre punte, molto dipenderà dalla condizione fisica di questi giocatori“.

SU CIANO E FARIAS: “Farias e Ciano sono due giocatori di categoria che dobbiamo ritrovare a livello di condizione fisica e soprattutto mentale. Farias è brasiliano, ogni tanto soffre di saudade, ma io ho bisogno di tutti ed il mio obiettivo e far rendere tutti al meglio. Sono due giocatori che dobbiamo ritrovare”.

SUL CONCETTO DI AGGRESSIONE: “A me piace essere aggressivi in avanti, ma quest’aggressione può avvenire nella metà campo avversaria come a centrocampo come nella nostra area. Il calcio moderno ci porta a questo, io non invento nulla. Ci sono giocatori che possono farlo ed altri no, per caratteristiche fisiche. Poi c’è l’aspetto mentale ed io devo lavorare lì. A Farias non posso chiedere di rubare palla al portiere, ma di restare alto ed attento per rubare palla. Tutti i giocatori sono portati a fare un certo tipo di aggressione. A me piacciono i giocatori pensanti“.

SULLA DIFESA: “Glik rispetto agli altri è meno abituato ad essere braccetto ed ad andare in fascia. Ma a volte un allenatore pensa che ci siano giocatori con maggiori qualità tecniche. A me piace più centrale per una questione di struttura fisica. Tutti quelli che ho possono giocare a 3 o a 4, sono abituati, quello che mi interessa è che ragionino nella stessa maniera. Non mi piace la copertura a uomo a tutto campo, mi piace essere aggressivi“.

SULL’ASCOLI: “Ho visto tanto dell’Ascoli, forse domani cambierà sistema di gioco ma le caratteristiche dei giocatori sono sempre quelle. Dobbiamo stare attenti alla velocità dei loro attaccanti, non dobbiamo perdere palla sulla trequarti. Sono aggressivi e sono bravi a non farti uscire zona palla. Dobbiamo lavorare su ciò che conviene a noi, alzare i ritmi, pressarli e non farli ragionare. Dobbiamo ragionare come squadra, se ognuno sa quello che deve fare in campo dopo è un vantaggio per tutti“.

SULL’ESPERIENZA DEL FRATELLO CON BUCCHI: “Paolo ha avuto esperienza con Bucchi, chiedo a tutti i miei collaboratori di vedere le partite degli avversari e fare relazioni perché ognuno di noi vede il calcio in maniera diversa. Io mi confronto molto con loro per poi preparare il lavoro settimanale e la strategia per la partita“.

SULL’ACCOGLIENZA A BENEVENTO: “Mi è piaciuto l’entusiasmo, l’accoglienza, meno invece l’euforia. Il mio arrivo è sicuramente un qualcosa di bello, ma questo non vuol dire Serie A domani. Dobbiamo pensare partita dopo partita: una squadra che ha cambiato allenatore dopo le difficoltà iniziale deve pensare poco alla volta. Questo entusiasmo non deve essere una pressione per i miei giocatori, ma uno stimolo per far bene. Non dobbiamo farci distrarre da cose extra-calcistiche ma dobbiamo restare concentrati sul nostro obiettivo“.

SUL GIOCO TRA LE LINEE: “Tutti si possono mettere tra le linee, basta mettersi con una certa posizione del corpo. Se io sbaglio il tempo nell’andare nello spazio e sono sempre orientato verso la mia porta allora nessuno sa giocare tra le linee. Si deve avere una buona postura, poi loro devono capire il tempo giusto: è una lettura personale. Io posso sistemare loro il corpo, su questo ho lavorato tanto perché in tanti ricevono palla frontalmente. In Cina non c’era tanta tattica: io avevo fatto un vestito su misura per Paulinho, ma poi i gol li faceva lui perché era lui ad andare in campo“.

SUL SUO CONCETTO DI CALCIO: “L’esperienza del calcio all’estero mi ha sicuramente tolto le brutte abitudini che abbiamo noi in Italia: dal ritiro obbligatorio al silenzio durante l’allenamento, del dover essere per forza concentrati. Noi abbiamo esasperato molto questi concetti qui, perdendo il gusto di giocare a calcio per guardare gli altri all’estero. Io ho detto ai miei giocatori che mi piace un ambiente allegro, so di avere a che fare con ragazzi intelligenti quindi posso permettermi di non fare il ritiro pre-partita e ricevere da loro il massimo. Sono attaccati a questa squadra, nel calcio le chiacchiere servono a poco perché il campo ci dirà dove dobbiamo migliorare e lavorare. Anche per me sarà la prima volta che li vedo dal vivo, con oggi il mio lavoro è “finito” perché l’impatto dell’allenatore si vede durante la settimana. Se loro si divertono si diverte anche la gente, se si vince non c’è depressione: è troppo facile essere contenti quando le cose vanno bene, bisogna trovare un equilibrio. Al di là del risultato ci interessa andare verso l’obiettivo“.

SULL’IMPORTANZA DEI DATI: “I dati oggigiorno sono tanti, sono enormi. Ma io ho sempre l’occhiometro, che fino ad ora mi ha dato tante soddisfazioni. Io non devo guardare i numeri del fisico solamente, nella mia carriera a volte non ero al 100% ma ho fatto grandi partite. Dipende molto dalla testa, l’obiettivo principale è il pallone. Oggi si può sapere di tutto e di più, ma poi ci sono tante altre cose da valutare che in quanto allenatore ho l’obbligo di farlo. Non mi preoccupano le motivazioni, perché so di non avere ragazzi superficiali“.

SULLA RICHIESTA DI UN NUOVO CAMPO: “La richiesta è stata fatta, penso sia fondamentale per avere una buona qualità durante l’allenamento. Mi posso permettere di chiedere qualcosa in più al mio giocatore e non sentirmi dire “Mister ho sbagliato per il campo”, sarebbe un alibi“.