Spal, Oddo: “A Benevento per vincere, importante stare in partita fino all’ultimo”
Benevento CalcioCalcioIl tecnico della Spal ha preso parte alla consueta conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Benevento, in programma lunedì al Ciro Vigorito ore 12:30.
Queste, dunque, le dichiarazioni di Massimo Oddo in vista del lunch match di Pasquetta, riportate dal sito ufficiale del club biancoazzurro:
SUL SUO STATO D’ANIMO: “Non sono assolutamente rassegnato perché ci stiamo allenando bene, siamo motivati e ci crediamo ancora. Abbiamo davanti a noi uno spartiacque importante“.
SULL’ATTEGGIAMENTO DELLA SQUADRA: “L’atteggiamento tattico credo che ormai sia tracciato: andrò controcorrente, ma sotto un certo punto di visata la squadra sta crescendo. Certo abbiamo dei limiti e si sono visti nell’ultima mezz’ora di partita, ma in questo momento siamo tutti un po’ offuscati dai risultati e dalla situazione di classifica. C’è da dire che questa squadra fino al 65’ ha fatto una buonissima partita, tanto che lo stadio ci sosteneva: lo ha fatto perché è un grande pubblico e ha deciso di starci vicino, ma non ci avrebbe sostenuto così se non avesse visto in campo una squadra che lottava e che stava facendo una buona gara e questa è una verità che va riconosciuta. Con la stessa lucidità bisogna anche riconoscere che gli ultimi trenta minuti sono stati brutti per vari motivi e sicuramente non per colpa del modulo, perché ci eravamo già abbassati precedentemente. Dobbiamo migliorare sotto questo punto di vista, così come sotto l’aspetto della gamba, dell’intensità e della personalità: se riusciamo a fare questo ed a restare in partita per più di 65 minuti, io penso che questa squadra possa dire la sua contro tutti“.
SULLA CONDIZIONE FISICA: “La condizione fisica è una cosa che si allena fin da inizio stagione perché non è in due settimane che alzi il potenziale metabolico. Sicuramente puoi migliorare la condizione dei giocatori che sono stati fermi per infortunio. Ovvio che il fatto di questa mezz’ora finale ha palesato una condizione fisica che non è quella vorrei, ma non c’è solo quello perché in primis c’è l’aspetto mentale. A mente lucida, andando a ricostruire la partita, negli ultimi trenta minuti c’era un centrocampo fresco; quindi, non può essere solo un discorso fisico. È un atteggiamento forse conservativo, ma in quei momenti devi avere la forza di alzare la squadra e devi farlo soprattutto con i centrocampisti“.
SULLA SFIDA CONTRO IL BENEVENTO: “Dobbiamo andare a Benevento per vincere e se non puoi vincere comunque non devi perdere. Se pareggi hai fatto un punto con una diretta concorrente e poi ci sono altre sei partite, di cui almeno tre scontri diretti dove te la giochi fino in fondo. Non dobbiamo pensare che se non vinciamo siamo retrocessi, perché questo mentalmente ti può penalizzare e farti perdere lucidità. Le partite si possono vincere anche al 94’, quindi bisogna stare in partita fino all’ultimo, cercando di avere sempre lo stesso atteggiamento dall’inizio alla fine. Se poi proprio devi difendere un risultato a tutti i costi, sono disposto a mettere anche dieci difensori in campo, ma può essere una soluzione da applicare negli ultimi minuti, non certo a metà secondo tempo“.
SULL’IMPORTANZA DI CREDERCI: “L’unica cosa che esigo dai ragazzi è che ci credano quanto faccio io e, come ho detto in apertura, io ci credo tantissimo. Sono convinto che un risultato positivo come una vittoria a Benevento ci aprirebbe degli scenari importanti, anche alla luce dello scontro diretto che poi ci attende la prossima settimana. Io ho questa sensazione, ve la dico e cerco di trasmetterla ai ragazzi. L’unica cosa che mi aspetto dalla squadra è che abbia la stessa convinzione che ho io e vedendo come si allenano, come parlano e come si comportano anche fuori dal campo i ragazzi, sono sicuro che ce l’hanno anche loro“.
SUI SINGOLI: “Non è semplice rinunciare inizialmente a giocatori che ti fanno la differenza e che possono trainare la mente degli altri. Maistro, Fetfatzidis e Nainggolan sono giocatori che qualitativamente possono spostare gli equilibri e quindi le valutazioni sono tante: scegliere un atteggiamento più conservativo per andare all’attacco dopo o viceversa. Ma in tutto questo c’è una verità: un allenatore alla fine manda in campo sempre gli undici migliori, cioè quelli che secondo lui possono vincere la partita. Non è detto che siano i più forti tecnicamente, ma semplicemente quelli più adatti al momento ed al contesto del match“.
SULLE RESPONSABILITA’ DEL GRUPPO: “È difficile colpevolizzare alcuni giocatori perché più esperti o perché più giovani. È vero che c’è un gruppo che non sta rendendo per quelle che sono le aspettative, ma l’altra grande verità è che in questo momento dobbiamo assolutamente tirarci fuori da una situazione complessa e per farlo servono gli uomini, perché solo con i valori che hai dentro, al di là di tattica e tecnica, puoi farcela. L’altra verità è che la storia di un giocatore oggi non conta nulla, quello che conta veramente è il presente, perché attraverso il presente ti costruisci il futuro. Io oggi guardo alla funzionalità di un giocatore ed a quello che mi fa vedere durante gli allenamenti. Contiliano ne è l’esempio, va in campo perché è libero di testa e perché lo merita, anche se ha tre presenze in Serie B e magari il suo antagonista invece di presenze in cadetteria ne ha 400“.
SULLE SOLUZIONI DA TROVARE: “Quando le cose non vanno bene un allenatore deve farsi delle domande e quello che mi chiedo tutti i giorni è cosa posso fare per aiutare questi ragazzi, dal punto di vista fisico, mentale, tecnico e tattico. Non ho rimpianti, solo un grande dispiacere per la partita di Cosenza che per me rappresentava uno spartiacque importantissimo: avevamo superato una fase difficile, venivamo da una bella vittoria contro una diretta concorrente ed un risultato positivo in Calabria avrebbe consentito di dare continuità. Non è andata così e dopo Cosenza si è dovuto ricostruire da capo l’aspetto psicologico, annullando i passi in avanti che avevi fatto fino a quel momento. Io ed il mio staff ci mettiamo il massimo impegno, poi gli allenatori a volte sbagliano, ma rimpianti non ne ho. Gli errori non possono essere rimpianti, perché anche gli errori fanno parte del nostro mestiere“.
Foto: Profilo Facebook SPAL