Lia Levi, sopravvissuta alla Shoah, a Benevento con il suo ultimo libro testimonianza

Lia Levi, sopravvissuta alla Shoah, a Benevento con il suo ultimo libro testimonianza

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Nella mattinata di mercoledì 10 Maggio, presso l’affollato, ma significativo Auditorium del Seminario di Benevento, si è tenuto l’incontro/testimonianza con Lia Levi, scrittrice e sopravvissuta della Shoah. L’evento è stato organizzato dall’Università “Giustino Fortunato” all’interno delle attività didattiche del laboratorio accademico “Shoah: memoria, didattica e diritti”.

Presenti moltissime scuole di Benevento di diverso ordine e grado, la manifestazione è stata presentata dal prof. Paolo Palumbo, straordinario di diritto ecclesiastico e canonico e coordinatore del laboratorio accademico presso l’Università “Giustino Fortunato” di Benevento, che ha diretto i momenti della mattinata scolastica e storica scandendo le fasi dell’evento rievocativo.

Parole, musica e movenze di ballo hanno aperto la rassegna ad opera degli allievi della compagnia di ballo di Carmen Castiello, la lettura delle parole che hanno fatto da sfondo alle movenze, hanno contato i passi, le valigie e le persone avviate ai campi di sterminio, hanno scandito la storia dei trasporti, delle angosce di uomini e donne, dei sorrisi innocenti e ignari dei tanti bambini, delle lacrime e della vana speranza di vivere solo un viaggio con esito fausto.

Poiché però l’angoscia della Shoah è stata dettata dalla crudeltà illogica di esseri umani contro altri esseri umani innocenti, è stata ricordata, sempre con parole e danza, la disinfezione degli abiti dal gas venefico con cui venivano eliminati gli ebrei, le migliaia di barattoli di Zyklon B, agente tossico nelle camere a gas, dal costo di due centesimi per ogni giustiziato e poi il fischio della locomotiva in arrivo che pretendeva che i forni dovessero essere pronti.

Un annientamento che nel ’44 annoverava 20000 esseri umani al giorno.

Il Rettore dell’Unifortunato prof. Giuseppe Acocella, ricorda come la Shoah sia stato l’evento con cui il novecento ha celebrato la sua tragedia, ma che ha dato, in seguito, il via ad una svolta politica e democratica di tutta l’umanità, con la rinascita della democrazia e di tutti gli ordinamenti giuridici. Egli, riferendo le parole del Sindaco Mastella, assente per ragioni istituzionali, ha condiviso la soddisfazione del primo cittadino alla partecipazione di tanti giovani beneventani ad eventi come quello della mattinata.

La testimonianza della Levi, ha continuato, è tanto più importante in questo mondo effimero che adora solo i miti dell’inutilità.

Ha preso poi la parola la Levi, scrittrice, giornalista e superstite dell’Olocausto italiano,  che ha tenuto a ribadire che la sua presenza voleva essere solo uno stimolo a domande dei giovani lì convenuti e non una pura testimonianza, di cui però si ha bisogno per sostenere la memoria.

Prendendo spunto dal suo ultimo libro: “Ognuno accanto alla sua notte”, ella ha voluto testimoniare soprattutto il bisogno di avere “nipotini” a cui raccontare le paure, i silenzi tremebondi, l’angoscia di una vita scardinata dalla quotidianità, la sofferenza di essere additata come “nemico” da eliminare, il timore di non avere un domani, il tormento della persecuzione razziale, il tutto per la sola appartenenza ad un’altra religione.

Dopo l’8 settembre 1943, trasferitasi con la famiglia a Roma, racconta come a sei anni  riuscì a salvarsi dalle deportazioni nascondendosi con le sue sorelle nel collegio romano delle Suore di San Giuseppe di Chambéry , la mamma le raggiunse poco dopo, il papà dovette rifugiarsi in vari pensionati in città.

Il suo libro, che presenta per l’occasione, quasi con riferimento al Decamerone di Boccaccio, parla di due donne ed un uomo che, ritiratisi in una casa di campagna per studiare insieme l’inglese, scoprono di condividere la memoria di un passato doloroso, in un tempo in cui l’invasione tedesca della capitale segna il momento più terribile della persecuzione ebraica.

Dopo il suo intervento, un gran numero di allievi si avvicinano a lei per porre domande sulla sua storia e sulle sue emozioni. Le viene chiesto se nutre sensi di colpa per essere sfuggita alla persecuzione e lei risponde che tutti coloro che sono sopravvissuti nutrono sensi di colpa, soprattutto al pensiero di quanti invece sono stati eliminati.

Le leggi razziali che l’hanno allontanata dalla scuola pubblica, dice rispondendo ad altra domanda in merito, sono state viste da lei, all’epoca, quasi un regalo di Mussolini che non voleva che i bambini si stancassero con la scuola, ma soprattutto perché i suoi genitori hanno protetto i loro figli non dicendo mai tutta la verità.

La forza di andare avanti, dice ancora, nasceva dalla speranza che tutto sarebbe finito presto, ma tutto ciò non implica il perdono per gli aguzzini, non ci può essere perdono per chi non si pente perché se così fosse si accetterebbe e autorizzerebbe il male.

In merito alle responsabilità di Papa Pio XII nella mancata difesa degli ebrei, ella ha un giudizio critico perché crede che il Pontefice avrebbe potuto fare di più, considerato il fatto che gli ebrei di Roma si sentivano meno in pericolo proprio per la presenza del Papa in città.

Seguono le esibizioni tematiche del liceo musicale Guacci di Benevento che precedono, da parte del Rettore, al conferimento alla Levi del “Fortunato d’oro”, premio intitolato ad un uomo che amava il meridione, ma soprattutto esso simbolo dell’importanza che l’ateneo vuole dare al corrente laboratorio sulla Shoah, evento che ha cambiato la storia del mondo perché non è stato solo l’Olocausto di un popolo, ma la morte del senso di umanità.