Bct Music Festival, la quotidianità descritta in forma di poesia con Mannarino (FOTO)

Bct Music Festival, la quotidianità descritta in forma di poesia con Mannarino (FOTO)

Cultura

Nella serata di venerdì 28, negli ampi spazi dell’Arena Musa di Benevento, Alessandro Mannarino, cantautore italiano di consolidato successo, si è esibito in concerto, con il suo nuovo tour “Corde 2023”, durante la rassegna BCT Music Festival, manifestazione di cui è Direttore artistico Antonio Frascadore.

Un pubblico di ammiratori molto numeroso e caldo ha accolto il cantante sul palco dove, insieme a Mannarino, si sono esibiti i suoi musicisti, Mauro Rofosco alle percussioni, Marco Bardoscia al contrabasso, Giovanni Risitano alla chitarra, Alessandro Chimienti, che si è esibito attraverso guitalele, banjio, chitarra portoghese e ronroco, Antonino Vitali alla tromba ed il coro composto da Simona Sciacca, Ylenia Sciacca e Azzurra Sciacca.

La musica di Mannarino ha subito coinvolto il pubblico con le sue composizioni che, nella serata in oggetto, hanno messo al centro soprattutto il suono degli strumenti a corda, percussioni nitide e trascinanti che hanno accompagnato i testi di Mannarino in un tour di temi delicati e tradizioni popolari, quasi panorama della quotidianità descritta in forma di poesia.

Musica acustic-rock con passaggi melodici che non potevano non trascinare i presenti ad accompagnarla in convinto coro, quasi a condividere pensieri, sentimenti, impulsi di rabbia e amore che catturavano e risvegliavano una percezione di sé spesso dimenticata.

Il cantautore ha aperto il suo concerto con il pezzo “Un’estate”, brano che racconta l’entusiasmo, la gioia di prendere parte al gioco della vita, quasi un’avventura quotidiana fatta di passi imprevisti, ma non per questo meno affascinanti. Il pezzo è stato accompagnato dalle voci affabili e dolci, quasi spirituali, del coro.

Tra suoni alti e bassi, capaci di sprofondare nell’anima di chi ha ascoltato, la voce di Mannarino, quasi roca, ma comunque squillante, ha rotto il silenzio del luogo durante la presentazione del pezzo “Fiume nero”, racconto di attimi di vita e di emozioni palpabili e corali sulla via della vita e del cielo.

Decisivo il coro di voci e strumenti cha hanno accompagnato l’esibizione, particolare l’uso dell’ukulele, strumento cordofono appartenente alla famiglia delle chitarre, che Mannarino utilizza durante la prima parte del suo spettacolo.  

Seguono l’esibizione dei brani “Deija”, fatto di parole ad un dio a cui chiedere il perché di tanta ingiustizia, tanto dolore e tanta guerra nel mondo, “Apriti cielo”, esortazione speranzosa ed esclamazione, testo blues-folk-etnico in cui si parla di fuga e di amore, quasi a chiedere al cielo di aprirsi perché c’è una vita sola.

Ha poi eseguito “Cantarè”, quasi canto di rabbia, resistenza, amore, come strumenti per superare l’ingiustizia, la delusione e l’impossibilità della vita.

Musiche, quelle di Mannarino, a forte impatto sociale ed emotivo, con temi che nascono dall’interiorità di ciascuno di noi e dai disinganni che la vita ci fa affrontare, dai sentimenti delicati agli impulsi irresistibili che ci caratterizzano, dalle ingiustizie quotidiane alle sofferenze dei più fragili, atti di denuncia accompagnati da parole di derisione per chi sbaglia.

Segue il brano “Maddalena”, canzone estremamente provocatoria, ricca di caratteri antireligiosi in cui si racconta una storia alternativa a quella di Gesù, vicenda ambientata ai nostri giorni in cui Maria Maddalena si innamora di Giuda Iscariota e, insieme, affrontano l’ira di Dio.

Seguono i brani “Scendi giù”, sostenuto dalla voce bassa e sicura del contrabasso, “Statte zitta”, testo romantico cantato con voce tra il sommesso e la voglia di urlare i problemi quotidiani e l’amore per una donna, “Gente”, accompagnato dalla voce decisa del coro e dell’andamento musicale degli strumenti a corda, “Marylou”, pezzo molto amato dal pubblico e cantato con l’artista, “Signorina” , brano che ha portato tutti i presenti ad alzarsi in piedi e a ballare al suono della musica.

Sono seguiti i pezzi “Serenata lacrimosa” e, soprattutto, “Scetate vajo”, e “Me so’ ‘mbriacato”, brani molto conosciuti dai presenti che hanno coinvolto tutti con applausi e voglia di cantare a squarciagola.

Uscito di scena, Mannarino è stato richiamato sul palco dal pubblico entusiasta che gli chiedeva di tornare a cantare. Ritornato ad esibirsi, egli ha eseguito i brani “Il bar della rabbia ”e “Vivere la vita”, pezzi che sembrano riecheggiare i testi del cantautore spagnolo Tonino Caronte,  in cui egli racconta il mondo difficile e le vite intense, le diversità in tutte le sue forme, quelle degli zingari sgombrati ed infelici, quelli degli esiliati e ribelli ed anche di chi si aggrappa ad una bottiglia di vino per dimenticare.  

Serata di musica molto piacevole e coinvolgente che non ha permesso, in maniera forse leggera, ma nello steso tempo forte, che si dimenticassero i temi più seri dell’esistenza, con momenti di delicatezza a volte ironica, ma anche con attimi di consapevolezza.