Storia e fiction nella rappresentazione di ” I due Papi” a Benevento
CulturaCome da programma della “Città Spettacolo Teatro” di Benevento si è tenuta, nella serata di sabato 3 febbraio, la rappresentazione dell’opera teatrale “I due Papi”. L’evento è stato realizzato all’interno dello storico Teatro Comunale “Vittorio Emanuele” di Benevento, gremito in ogni suo posto per assistere alla piece teatrale ed alla recitazione di due importanti attori quali sono Mariano Rigillo e Giorgio Colangeli.
Hanno affiancato i due attori principali Anna Teresa Rossini, nel ruolo di Suor Brigitta, migliore amica di Papa Ratzinger, Ira Fronten, nel ruolo di Suor Sofia e Alessandro Giova, con la regia di Giancarlo Nicoletti.
La rappresentazione, tratta dall’opera teatrale “The Pope” di Anthony McCarten, narra, tra storia e fiction, il rapporto tra Papa Benedetto XVI e Jorge Mario Bergoglio, attuale Papa Francesco.
I “due Papi” è una rappresentazione che ha come protagonisti gli ultimi due papi della Chiesa cattolica, Benedetto XVI e Papa Francesco, il loro differente modo di intendere il ruolo della Chiesa nel mondo e, soprattutto, la diversa visione dell’integrazione religiosa all’interno di una società in evoluzione, sia tecnologica che etico/sociale, rapporto ritenuto non modificabile dal teologo Benedetto XVI ed invece necessariamente al passo con i tempi da Bergoglio.
Le vicende storiche raccontate prendono l’avvio dalla decisione di Bergoglio di andare in pensione dal suo ruolo di Cardinale e diventare di nuovo parroco per meglio servire i bisognosi. Le missive da lui inviate al Papa per vedere accolta la sua richiesta vengono però ignorate, finchè un giorno egli non viene invitato a Roma dal santo padre.
L’incontro tra i due si manifesta presto come un colloquio tra sordi, Bergoglio che chiede la firma per il pensionamento per meglio servire chi ha bisogno, soprattutto nelle zone più povere dell’Argentina, suo paese di origine e il Papa tedesco che gli rifiuta la ratifica temendo che la sua accettazione diventi l’atto deflagrante della sua ribellione alla tradizione della Chiesa.
In realtà Papa Ratzinger già stava pensando da qualche tempo di abbandonare il soglio di Pietro, anziano e soprattutto provato dagli scandali e dai cambiamenti, sempre più numerosi, che stavano travolgendo il mondo cattolico, come i casi di pedofilia e gli scandali della banca vaticana, i difficili rapporti con la realtà LGBT ,con le donne in materia di pratica sacerdotale e la negazione ai sacramenti di divorziati e/o di donne che hanno praticato l’aborto.
Egli era consapevole di non essere più in grado di guidare, secondo il suo modello tradizionale, una chiesa che chiedeva cambiamenti per lui inaccettabili, ma nello stesso tempo si rendeva conto che l’immobilismo del suo dicastero produceva l’allontanamento, soprattutto in occidente, di milioni di persone dalla religione cristiana.
Bergoglio rappresentava perciò, ai suoi occhi, il modello ideale di capo della cristianità, sempre vicino ai bisognosi, aperto alle nuove pratiche ed esigenze sociali e poco incline all’inattività della Chiesa di fronte ai grandi temi sociali ed etici che agitano il mondo moderno.
Al progetto di Benedeto XVI di negare il suo consenso alle dimissioni in vista di un nuovo conclave, durante il quale Bergoglio aveva grosse possibilità di essere eletto Papa, quest’ultimo rifiuta il piano del capo della chiesa in quanto si dichiara colpevole di non essersi opposto adeguatamente alla dittatura argentina di Videla.
Tra il 1973 ed il 1979, egli era stato la massima autorità gesuita in Argentina e, in quei tempi, nella speranza di proteggere i suoi gesuiti dalla dittatura, aveva accettato rapporti con lo stesso Videla, mandante della scomparsa di migliaia di oppositori, impedendo ai suoi preti di prendere posizioni contrarie al dittatore, togliendo loro la protezione della chiesa e, in qualche caso, condannando i malcapitati all’arresto, alla tortura ed alla morte.
Pur avendo ricevuto il perdono da parte di alcuni di loro, egli si sentiva colpevole e perciò non degno di vestire l’abito talare.
Ratzinger ricorda al Cardinale Bergoglio che il perdono è manifestazione della volontà di Dio e comunque, anche lui ha da confessare qualcosa. Egli , da tempo, non sente più la voce del Signore, anzi l’ha risentita solo ascoltando il Cardinale e la sua determinazione nel praticare la carità e nel condannare, in modo esemplare, i membri della chiesa che hanno commesso reati e macchiato il ruolo misericordioso della religione cristiana.
L’opera teatrale, figlia di fatti storici e ricostruzione romanzata dei dialoghi, finisce con il rappresentare un dramma nella storia della Chiesa, ma soprattutto un duetto strepitoso tra due grandi attori interpreti di un testo teatrale complesso, ma carico di riferimenti sia storici che sociali, opera che si chiede le ragioni dell’abdicazione di Benedetto XVI, avvenuta dopo settecento anni dal “gran rifiuto” del 1294 di Celestino V e l’avvento al soglio di Pietro di Papa Francesco, storia che ha avuto una sua trasposizione cinematografica nel 2019 sotto la regia di Fernando Meirelles.
Mariano Rigillo e Giorgio Colangeli hanno interpretato, in modo rigoroso, ma esemplare, i due Papi nelle loro difficoltà umane e religiose, coinvolgendo i presenti nella storia sorprendente della presenza terrena di due Papi, due uomini di Dio che, in un tempo difficile, si sono scontrati per poi reincontrarsi nelle loro affinità di debolezze umane, due uomini all’affannosa ricerca della verità che, con fatica, ma determinazione, hanno creduto di individuare nel rispetto di una fede che li ha accomunati.