La chitarra di Sally Cangiano come un’orchestra magica in ” Solo proyect” di Rapsodie
AttualitàCulturaSi è chiusa, nella serata del 18 maggio, con il concerto “Solo Project” di Sally Cangiano, chitarrista jazz, la stagione degli eventi di Rapsodie del Test TaetroStage curata da Monica Carbini in collaborazione con Accademia di Santa Sofia.
Interessante e coinvolgente la musica prodotta da Cangiano che, con una chitarra particolare, insieme all’uso di 2 loop machines, registratori a pedale, è riuscito a produrre melodie originali che, nel suo insieme, sono state pari a quella di un’orchestra, grazie anche al sapiente uso di oggetti, come una spazzola che strofinava sulle corde o lo sfregare delle corde stesse lungo la gamba o le percussioni sul suo strumento con vari oggetti e con le mani.
La sua musica, attenta e appassionata, fatta di suoni su diverse frequenze e da una voce che alternava potenza musicale e richiami biblici all’energia della vita, ha evocato il viaggio che ognuno di noi compie alla ricerca di se stesso nella speranza di trovare, nella musica, una zattera di salvataggio dalle mostruosità che spesso accompagnano l’esistenza umana.
La sua è “musica che libera emozioni”, compendio di passioni e speranze, dolore e gioia pura, ricordo e oblio, amore per il mondo e volo verso un cielo di trepidazione a lungo cercato.
La sua esibizione è iniziata con la spiegazione delle tecniche da lui usate per ottenere i diversi suoni e la dichiarazione di aver creato un repertorio che non avesse una coerenza, la musica infatti, come da lui stesso dichiarato, filtrata dalle proprie emozioni, cambia ogni volta che la si produce. Egli, ha affermato, fa solo la musica che gli piace, per godere del gesto musicale generato e per compiacere chi ascolta.
Nella sua musica dunque pezzi inglesi di Eric Clapton, altri della cultura partenopea, tutto filtrato dall’amore, un amore globale, proibito o mancato, che coinvolge un uomo ed una donna, ma anche una madre con i suoi figli, quello fra fratelli o amici e quello per la propria terra.
Egli inizia il concerto con un pezzo di Sting nella sua versione portoghese, prosegue poi con “Quanno chiove” di Pino Daniele, canzone appassionata di un amore per una giovane ragazza meretrice, testo di cui recita alcuni passaggi con passione per il messaggio contenuto nel testo e della musica che lo accompagna.
Interpreta poi “Via con me” di Paolo Conte, storia di un “amore maturo” di uomo che si innamora di una ragazza molto più giovane. Dal racconto di un rubinetto di casa sua che perdeva e di una goccia che imperterrita cadeva nel lavello creando rumore, è nata poi, ha continuato simpaticamente, il pezzo “Acqua io e acqua tu”, ironico e malinconico amore tra due acque, quella di un umile rubinetto e quella limpida di una sorgente di montagna.
Le sue chitarre, che ha cambiato a seconda del pezzo da eseguire, oggetti per lui di amore profondo, lo hanno accompagnato nel concerto in una simbiosi perfetta tra uomo e melodia, quasi fondendosi con lo strumentista, con i suoi pensieri e, all’unisono, creando messaggi di amore per la vita, per il mondo e l’armonia del creato.
Ha poi eseguito un’appassionata versione del brano “Vasame” di Enzo Gragnaniello, ironizzando sulla velocità da dare al pezzo, da paragonare, con le parole di Gragnaniello, ad una donna “chiatta chiatta” che sale per i quartieri.
Ha poi eseguito il brano “wicked game” di Chris Isaak, ironizzando sulla bellezza dell’interprete e sulla fortuna avuta dal pezzo. Dopo aver eseguito il brano “Malasorte”, ricorda che la musica con voce e chitarra di Pino Daniele, è figlia di una tradizione precedente della musica americana, tecnica che il cantautore napoletano ha fatta sua con la fortuna che tutti noi ricordiamo.
Le note che l’interprete pensa, egli dimostra al pubblico con abilità, possono essere ripetute con la voce anticipandone la sequenza musicale in maniera incredibilmente simile al suono stesso dello strumento.
Ricorda infine la censura che ha subito in passato la musica ed in particolare il pezzo “Maria Maddalena” di James Senese, ad opera del Pontefice, pezzo poi cantato anche da Lucio Dalla. Il brano, che parlava di una storia d’amore fra Maria Maddalena ed il Nazzareno fu ritenuta, negli anni ’70, blasfema e perciò emarginata dal panorama musicale, prova questa di un’arte che spesso è troppo libera per il potere, ma proprio per questo deve essere affermata come giusta e necessaria.
Cangiano conclude la sua performance coinvolgendo il pubblico in un momento di musica reggae in cui, su indicazioni e incitazioni dell’interprete, i presenti compartecipano all’evento musicale battendo le mani e ripetendo ritmicamente frasi del genere musicale originario della Giamaica.
Serata interessante e piacevole che, l’abilità comunicativa e musicale dell’artista ha reso coinvolgente ed intrigante.