Febbre del Nilo, otto casi a Benevento: un ricovero d’urgenza

Febbre del Nilo, otto casi a Benevento: un ricovero d’urgenza

BeneventoCronaca

Sono almeno otto i casi accertati a Benevento di persone colpite dalla “Febbre del Nilo”, tra cui alcuni anche gravi e trattati in sub intensiva al San Pio di Benevento. Per uno degli otto casi è stato necessario un ricovero d’urgenza perché presentava sintomi gravi, tra i quali febbre oltre i 41°.

La febbre West Nile (West Nile Fever) – come spiega l’Istituto Superiore della Sanità – è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.

Il virus viene trasmetto tramite gli uccelli e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri.

In Italia i casi di Febbre del Nilo sono in continuo aumento: la prima vittima italiana del 2024 è stata, lo scorso luglio, una donna di 80 anni. Da allora sono stati registrati altri sette decessi a causa della febbre del Nilo Occidentale (o febbre West Nile).

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.

I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.

Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta – evidenzia sempre l’Istituto Superiore della Sanità – varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.

Purtroppo, non vi è una vera e propria cura al momento, né tantomeno è possibile fare prevenzione stante l’assenza di un vaccino. Nei casi più gravi è necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.

Per il momento l’unico modo per proteggersi dal virus è quello di ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. In tal senso appare fondamentale da parte dell’Asl un intervento straordinario di disinfestazione che interessi tutte le zone della città, cercando di ridurre le possibilità di proliferazione delle zanzare e, di conseguenza, di diffusione del virus.

Altri consigli utili riguardano l’uso di repellenti, l’indossare pantaloni lunghi e camice a maniche lunghe quando si ci trova all’aperto. Così come quello di usare zanzariere alle finestre, svuotare di frequente vasi e contenitori dove l’acqua tende a stagnarsi e cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali. La prevenzione, insomma, consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.