Vigorito: “La squadra è l’anima della città, sarebbe una tragedia se si fosse perso l’amore per la squadra”

Vigorito: “La squadra è l’anima della città, sarebbe una tragedia se si fosse perso l’amore per la squadra”

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Il Presidente Vigorito è intervenuto, in collegamento telefonico, nel corso della trasmissione Offside su Ottochannel.

Il Presidente ha ribadito l’invito ai tifosi di andare stadio, per supportare la squadra tutta e poter vivere gioie ed emozioni.

Queste, quindi, le parole di Oreste Vigorito:

Io credo che una squadra rinnovata per i due terzi ha dovuto fare poi i conti con un’amalgama da ricercare, con un allenatore con una filosofia diversa e con una condizione complessiva che arriva da un anno dove si era giocato a calcio in condizioni particolari con pochissimo riposo. L’allenatore aveva bisogno di tempo per amalgamare nuovi, vecchi e dare loro una mentalità diversa. Era quasi normale aspettarsi un periodo di assestamento. Abbiamo perso tre partite, figlie di un gioco non brillante ma anche di errori individuali. Mi rifiuto di pensare che abbiamo fatto un cambio di rotta perché molti ci dicevano che dovevamo cambiare rotta. Pensare che si cambi formazione o calciatore perché lo suggeriscono quelli che stanno intorno al calcio non esiste. Credo che i ragazzi si siano guardati in faccia e, grazie al sostegno non di tutti ma di molti, grazie ad un allenatore che considero una persona preparata che altrimenti non avrei scelto, hanno avuto la capacità di riprendersi. I detrattori diranno che ci siamo ripresi contro le ultime in classifica, altri perché abbiamo cambiato. Ma il Benevento sono quattro anni che fa campionati più che dignitosi, alcuni li ha vinti ed altri li ha persi, è una squadra ed una società che onora la maglia che indossa. Anche frutto di discussioni e modifiche tra direttore sportivo ed elementi dello staff, poi l’allenatore avrà trovato una quadra. La domanda è: durerà sempre? Ce lo auguriamo tutti, certamente non daremo la possibilità di dire che non ce la mettiamo tutta. Godiamoci le quattro vittorie consecutive, dopo aver ingoiato il rospo delle tre sconfitte consecutive“.

A Terni faceva ancora più freddo che a Pisa, c’era anche il mio amico vento ma avevo il portafortuna della sciarpa che mantiene caldo il collo, le orecchie, ma anche il cuore. Io ho il giallorosso nel cuore, è difficile staccarsi da questi colori. Io mi sono fatto un’idea: l’assenza dallo stadio dipende da tante cose. Oggi ho rilanciato la partita col Monza agli stessi prezzi delle tre partite in promozione, un biglietto di curva costa 5euro. Oggi, primo giorno, abbiamo fatto 100 biglietti. Sostenere che non si viene allo stadio per una questione economica non regge. La cosa va vista sotto un’altra forma. Disaffezione? Quando si dice che noi teniamo lontano la squadra lontana da città e tifosi, ho avuto modo di dirlo, è perché in giro c’è il Covid, se uno dei nostri lo prendesse allora diventeremmo superficiali. Abbiamo chiesto ai giocatori di evitare la presenza in giro, per evitare di rischiare. Poi certamente qualcuno è un no vax, qualcuno come me ha fatto già tre vaccinazioni. Magari il fatto di venire allo stadio, unito alla promozione di Sky per la Serie B, fa si che i tifosi possano vedere la partita da casa. Il Benevento poi, per una questione di audience televisiva, sta giocando spesso ad orari assurdi, e quando gioca di pomeriggio gioca in giorni feriali. Altro motivo è l’amarezza per come si è retrocessi, può darsi che qualcuno abbia perso fiducia nelle istituzioni calcistiche, che altri pensino che le società medio piccole come noi vengano affossate. Io sollevai questa idea qualche mese fa e venni squalificato con una multa. Ma a chi giova non venire allo stadio? Agli altri, ai nostri concorrenti, e noi appariamo come una società che non sostiene neanche la Serie B. Fa male anche ai calciatori, per il modo in cui si stanno comportando da mesi meritano il supporto dei tifosi. Lo merita anche la società, non il Presidente ma quelli che tagliano il prato e puliscono i sedili. Abbiamo vinto quattro campionati, altrettante semifinali e finali, penso meritiamo qualcosa in più. Se quelli che vengono sono come quelli che sono venuti a Terni o a Vicenza, che cantano sotto la pioggia, allora ce li faremo bastare. E cercheremo di fare qualcosa in più in campo, anche per farli ripensare. Vogliamo il dodicesimo uomo in campo, il Benevento, i calciatori ed il Presidente hanno bisogno del pubblico del Vigorito. Passeggiare all’interno del Ciro Vigorito e sentire voci che ti chiamano vuol dire sentire un “ci siamo”, che conta nella buona e nella cattiva sorta“.

Io penso che quando si abbraccia la missione poi bisogna avere il coraggio o di portarla avanti o di andare via. Spero i tifosi si avvicinino alla squadra, la squadra di calcio è l’anima della città. La ricchezza non è Vigorito ma il Benevento Calcio. Il Presidente ed i giocatori cambieranno, ma i colori no. Non siamo mai venuti meno all’impegno, al dovere di impegnarci per questa squadra. Quando dalla gente ti arriva tanto significa questo, il calcio per un Presidente o è amore o è meglio non farlo, nessuno ti mette una pistola alla testa“.

Oggi ho spiegato che il mondo di oggi, così appiattito, non ha più il sud ed il nord. La storia del Milan di Berlusconi e Galliani è irripetibile, fatta da un imprenditore di grande successo che ha riversato nel Milan tanto amore, come raccontato da Inzaghi, Foggia ed altri calciatori. Berlusconi ha affrontato il calcio con amore e passione. Galliani è più un manager, certamente appassionato, ma io amo più i presidenti. Senza questi grandi manager il calcio magari non avrebbe avuto lo sviluppo che ha avuto, ma ci sono cose che oggi nel calcio non vanno per la responsabilità di quelli di prima. Noi ai giovani abbiamo già consegnato il mondo, non proprio perfetto, ora gli dobbiamo chiedere di inventare un mondo futuro da dare a noi, senz’altro migliore. I giovani devono portare avanti le cose, quelli che andranno al posto di Galliani e Vigorito, intanto io posso fare quello che possono fare uomini della mia età“.

Io non sono mai stato deluso dai Beneventani nel momento del bisogno. I miei sedici anni di presidenza sono stati costellati da vittorie e sconfitte calcistiche. Ho sempre trovato però il Beneventano. Oggi noi non siamo in un momento difficile, perdere è una delle tappe della vita, la tragedia sarebbe se i Beneventani avessero perso l’amore per la loro squadra. Hanno la possibilità di dimostrare che così non è. Immagino di non essere tradito nemmeno questa volta. Non prenderò la cosa come tradimento, penserò che ci saranno altre ragioni che non abbiamo individuato ma proveremo a capire dove stiamo sbagliando. Vorrei che chi non viene dicesse perché non viene, lo dicesse su un campo da calcio a zero gradi come ho fatto io, lo dicesse con la sincerità e con la conoscenza dell’animo dei Sanniti che ho io. Capirei allora che a volte si può lasciare il proprio amore per un altro motivo. Voglio addossarmi la responsabilità dell’allontanamento dallo stadio, se questo serve per far tornare i tifosi, ma mi pare che tutto questo non succede. Vediamo se in questa settimana abbiamo capito lo spirito vero, non è il pubblico dello stadio che può risolvere una crisi finanziaria della società ma può aiutare i ragazzi a sentire meno la fatica nelle gambe. Non stare allo stadio significa non vivere una gioia, un’emozione, e Benevento ha bisogno di vivere gioie ed emozioni. Sta provando a riprendersi da questa crisi, e noi stiamo provando a dare un piccolo contributo“.