
San Salvatore Telesino: dopo 60 anni, la lapide di Petrus Braherius torna a casa
AttualitàDalla ProvinciaDopo 60 anni al Museo Civico di Piedimonte Matese, la lapide di Petrus Braherius torna all’Abbazia di San Salvatore de Telesia grazie all’accordo tra i due Comuni.
Negli anni ’60 del secolo scorso, il Comune di San Salvatore Telesino, dopo aver acquistato l’Abbazia benedettina del Santo Salvatore de Telesia ne avviò i lavori di restauro.
Fu in quell’occasione che la lapide funeraria del Milite angioino e Giustiziere di Terra di Lavoro Petrus Braherius, sepolto nella stessa abbazia nel 1298, fu rimossa dalla parete in cui era collocata e il grande storico di Piedimonte, Dante Marrocco offrì all’allora sindaco di San Salvatore Telesino, Salvatore Pacelli, di accoglierla e custodirla nel Museo Civico “Raffaele Marrocco” fino alla conclusione del restauro dell’Abbazia.
Petrus Braherius era stato un importantissimo personaggio della Corte angioina, a lui Carlo I d’Angiò aveva affidato la cura del suo nipote prediletto, Carlo Martello e di tutta la cerchia di amici e parenti che vivevano, studiavano, giocavano con lui. Per ringraziare Braherio il re Carlo I l’aveva anche nominato conte di Caserta e Giustiziere (governatore) di Terra di Lavoro a cui apparteneva anche Telese. E la devozione ai benedettini di San Salvatore si era manifestata nelle frequenti soste da lui fatte nell’abbazia durante i suoi viaggi e nella scelta di esservi sepolto.
E la sua lapide funeraria ha costituito per secoli oggetto di studio per tutti gli storici che hanno scritto sull’abbazia, dal sansalvatorese Libero Petrucci, a Gabriele Jannelli, fondatore del Museo Provinciale Campano di Capua, fino allo stesso Dante Marrocco e Luigi R. Cielo. Tutti questi autori hanno descritto la lapide collocata nella parete dell’Abbazia a memoria di uno dei suoi maggiori devoti e protettori.
Per gli ultimi 60 anni, dunque, la testimonianza degli stretti legami del rappresentante angioino in Terra di Lavoro e i monaci del più importante centro religioso della Valle telesina è stata custodita nel Museo Civico “Raffaele Marrocco” di Piedimonte che ne ha garantito la conservazione in una sala al secondo piano, con altri reperti epigrafici e architettonici del territorio matesino. Ciò ha permesso a tutti noi di visitarla ed ammirarla.
Attualmente l’Abbazia del Santo Salvatore de Telesia, bene vincolato di proprietà comunale, è stata riportata al pristino splendore e resa accessibile e sicura. Nei suoi locali ospita un museo-lapidario, l’Antiquarium Telesia, un ufficio territoriale della Soprintendenza, è visitata da numerosi turisti e scuole ed è spesso sede di Convegni.
In questo nuovo contesto, il ritorno della lapide nell’edificio monumentale, sollecitato anche da una Petizione cittadina a San Salvatore Telesino che ha raccolto centinaia di firme, rappresenta non solo l’esigenza di recupero integrale di una preziosa testimonianza storica nel suo contesto originario, ma assolve anche al dovere morale di rispettare la volontà del defunto di essere seppellito onorato e ricordato dalla pietra tombale nell’abbazia che aveva amato, beneficata e scelta per il sonno eterno.
Le Amministrazioni comunali di Piedimonte Matese e San Salvatore Telesino hanno accolto e fatto proprie queste motivazioni raggiungendo un accordo che prevede la restituzione al Comune di San Salvatore Telesino, proprietario dell’Abbazia benedettina, dell’importante reperto e la sua ricollocazione nell’Antiquarium Telesia, nell’absidiola di destra, affrescata con le figure di Santa Scolastica e di un monaco ritenuto sant’Anselmo d’Aosta e in cui sono già accolti importantissimi reperti di Telesia.
Il Sindaco di San Salvatore Telesino, avv. Fabio Romano, in rappresentanza dell’amministrazione comunale e della comunità sansalvatorese tutta esprime il suo ringraziamento sentito al Sindaco di Piedimonte Matese, ing. Vittorio Civitillo, all’Assessore alla Cultura, dott.ssa Loredana Cerrone, e al Direttore del Museo Civico, dott. Antonio Salerno, e a quanti in questi sessanta anni hanno generosamente accolto e custodito il reperto e con la stessa generosità ne hanno consentito il ritorno nella sede di appartenenza.
Entrambi i Sindaci concordano sulla prospettiva che la collaborazione avviata non si fermi con la restituzione della lapide ma che si possano programmare in futuro eventi congiunti che permettano di valorizzare i rispettivi patrimoni culturali e museali.