Santa Croce del Sannio, pericolo cinghiali: al Gal Alto Tammaro 665mila euro per la protezione 

Santa Croce del Sannio, pericolo cinghiali: al Gal Alto Tammaro 665mila euro per la protezione 

Politica

Questa mattina, presso la sede del Gal Alto Tammaro a Santa Croce del Sannio, sono stati consegnati 21 decreti di finanziamento per altrettanti progetti presentanti nell’ambito del bando Psr, misura 4.4.1. inerente alla prevenzione dei danni causati dai cinghiali per un importo complessivo di 665.418 euro. 

Un primo passo importante – ha commentato il presidente Antonio Di Mariache ci impegna a mettere in campo tutti gli sforzi possibili per fare in modo di finanziare anche le altre 52 pratiche, ammesse ma in overbooking, per 1,8 milioni di euro. Sarà questo lo sforzo che porteremo avanti insieme con il presidente del Gal Titerno, Lorenzo Urbano, e l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo, che ringrazio per la sensibilità e l’attenzione che dedica al nostro territorio tanto da essere presente da remoto per la firma”.

Il problema dei cinghiali – ha aggiunto Di Maria – è serio e va considerato tra le priorità assolute per gli agricoltori che vedono vanificati quotidianamente i propri sforzi e non riescono a mettere a reddito il loro lavoro. Su questo stiamo lavorando anche con il presidente dell’Atc, Carmine Fusco, per fare in modo che tutti gli enti competenti possano attivare le procedure per arrivare alla caccia selettiva degli esemplari che vanno abbattuti. La Regione Campania, per il tramite dell’assessore Caputo, ha già fatto tanto e siamo sicuri si adopererà per reperire ulteriori risorse per quella che va considerata una criticità come una vera e propria calamità naturale”.

Mi preme ringraziare altresì – ha concluso il presidente del Gal Tammaro – tutta la struttura tecnica che ha lavorato con grande impegno per lavorare a questo grande risultato”. 

Pontelandolfo| Strategia aree interne: fase operativa per attivare risorse

Pontelandolfo| Strategia aree interne: fase operativa per attivare risorse

Politica

Entrare nel vivo della strategia delle aree interne attivando le risorse e rispondere al meglio all’avviso pubblico pubblicato recentemente dalla Regione Campania che ha attribuito all’area interna Tammaro-Titerno un finanziamento di oltre 1,5 milioni per lo sviluppo del territorio attraverso il potenziamento del turismo e della cultura.

E’ stato questo lo scopo dell’incontro, organizzato dall’associazione Sannio Smart Land e dal Gal Titerno, che si è tenuto a Pontelandolfo nella sala Giovanni Paolo II e ed ha visto la partecipazione dell’assessore regionale al Turismo, Felice Casucci, insieme con la struttura operativa dell’assessorato.

Ai sindaci, agli amministratori e ai rappresentanti delle associazioni di categoria presenti, la direttrice generale per le politiche culturali ed il turismo della Regione Campania, Rosanna Romano, insieme con il dirigente regionale dell’unità Sviluppo e promozione del Turismo, Marco Gargiulo, hanno spiegato l’azione 3.3.2 del Por Fers Campania 2014-2020, quali progetti presentare e come per ottenere il finanziamento.

La strategia delle aree interne – ha dichiarato il presidente di Sannio Smart Land, Antonio Di Maria – è entrata nella fase concreta, ora dobbiamo essere veloci per rispondere al bando e soprattutto operare in sinergia, tutti gli attori del territorio, condividendo una visione d’insieme.

L’associazione Sannio Smart Land, che riunisce trenta Comuni del Sannio ed ha Santa Croce del Sannio come Ente capofila, è nata nel 2014 dall’esigenza di fare un nuovo modo di politica, per assemblare le esigenze del territorio e lavorare insieme per realizzarle.

Il nostro obiettivo è di invertire il trend demografico intercettando nuove residenzialità, ragionando sui servizi essenziali e sul potenziamento delle risorse esistenti“.

La Regione Campania – ha concluso l’assessore Casucci – ha riservato alle aree interne un’attenzione particolare, ma per attuare la strategia occorrono servono alleanze, spirito di collaborazione e strategie che durino nel tempo“.

Erano presenti: Gianfranco Rinaldi, sindaco di Pontelandolfo e presidente della comunità montana Tammaro-Titerno; Lorenzo Urbano, presidente Gal Titerno; Antonio Zeoli, sindaco del comune di Santa Croce del Sannio; Alfonso Ciervo, Agrocepi Benevento; Antonio Casazza, Confagricoltura Benevento; Gennarino Masiello, Coldiretti Benevento; Carmine Fusco, Cia Benevento ed Annarita De Blasio, Cna. 

Appalti truccati in Provincia. “La politica voleva la sua parte”: messo in piedi un articolato e complesso sistema corruttivo

Appalti truccati in Provincia. “La politica voleva la sua parte”: messo in piedi un articolato e complesso sistema corruttivo

BeneventoCronaca
Fondamentale, a detta degli inquirenti, la denuncia di un funzionario a cui era stata recapitata una cartellina con dentro 1000 euro in contanti.

Un articolato e complesso sistema corruttivo che vedeva protagonisti funzionari, dirigenti, politici e imprenditori sanniti e della Provincia di Caserta. Questo il quadro rappresentato dal Procuratore Capo della Procura di Benevento, dott. Aldo Policastro, nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina presso gli Uffici del Comando Provinciale Carabinieri di Benevento, in via Meomartini.

In questo collaudato e sofisticato sistema, ideato e organizzato principalmente dal settore tecnico della Provincia, anche la politica ha chiesto la sua parte”, ha dichiarato il Procuratore, che ha sottolineato come non sia stato semplice decodificare tutte le modalità con le quali gli indagati stringeva accordi. “Ricorrevano a strette di mano, ammiccamenti per stringere accordi finalizzati alla spartizione illecita di appalti pubblici. Dobbiamo ringraziare il funzionario pubblico che con la sua denuncia ha permesso di dare avvio alle indagini e di smascherare questo sistema che la politica faceva passare come collaudato“, ha concluso il Procuratore Dott. Policastro.

La complessità delle indagini, durate ben due anni, è stata confermata anche dai militari presenti alla conferenza stampa, il Colonnello Alfredo Zerella e il Colonnello Germano Passafiore, che hanno fornito ulteriori dettagli circa l’operazione che ha portato all’emissioni di ben otto misure cautelari personali, ivi compresa quella che ha riguardato il Presidente della Provincia, Antonio Di Maria (leggi QUI).

L’indagine ha avuto avvio nel febbraio 2019 – afferma il Colonnello Alfredo Zerellaa seguito della denuncia di un funzionario della Provincia di Benevento rimasto vittima di un tentativo di corruzione. La donna, in una cartellina consegnatagli, rinveniva la somma di 1000 euro. La sua denuncia è stata fondamentale“, ha sottolineato il Colonnello.

L’indagine – ha proseguito il Colonnello Zerella – è stata particolarmente complessa perché bisognava capire meccanismi collaudati, utilizzati per assegnare gli appalti. Il pagamento della corruzione avveniva secondo diverse modalità: con denaro contante, attraverso il pagamento di fatture di operazioni inesistenti o per il tramite di affidamento di lavori. Spesso – ha continuato – i corruttori erano ben consapevoli delle regole del gioco. E’ capitato, infatti, che il corruttore dicesse al corrotto: Il 10% non di nega a nessuno ma con il 20% non riusciamo ad andare avanti“.

Era quella la percentuale, difatti, chiesta dal sistema: un 10% subito e un 10% in un secondo momento, anche per il tramite di pagamento di fatture per operazioni inesistenti.

Il sistema, come spiegato nell’odierna conferenza stampa, era abbastanza sofisticato, non lasciando nulla o quasi al caso: spesso i protagonisti, da un appalto all’altro, si cambiavano i ruoli. Poteva capitare, come è stato spiegato, che quello che prima vestiva i panni dell’intermediario, nell’operazione successiva e relativa a un’altra gara di appalto, assumesse le vesti di privato corruttore.

Alcune volte, per depistare, veniva utilizzata una sorta di ditta prestanome. Lo schema era il seguente: la ditta risultante vincitrice dell’appalto non era quella “portata” dal “tavolo tecnico” organizzato dal sistema, bensì una “ditta amica”. Un artificio necessario per cercare di rendere più complessa una eventuale – che poi c’è stata – attività di indagine, tesa a verificare collegamenti e comportamenti illeciti.

In totale sono stati 23 gli appalti attenzionati dagli inquirenti: di 11 sono stati acquisiti importanti elementi probatori; 58 milioni il totale del valore degli appalti. Centomila euro (100.000,00€), il quantum del denaro oggetto dei sequestri effettuati a margine dell’operazione.

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