Minaccia di morte ex moglie: arrestato, era già noto alle Forze dell’Ordine

Minaccia di morte ex moglie: arrestato, era già noto alle Forze dell’Ordine

CronacaRegione

Nella giornata odierna, all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Benevento, i militari della Stazione Carabinieri di Mirabella Eclano hanno dato esecuzione alla misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di un uomo di origini albanesi, già noto alle Forze dell’Ordine, da tempo residente in Mirabella Eclano.

A carico dell’indagato sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di atti persecutori e lesioni personali aggravate, commessi ai danni della ex moglie, anch’essa originaria dell’Albania.

Nel corso degli ultimi mesi, in particolare, la vittima era stata più volte minacciata di morte, pedinata e seguita finanche all’estero, mentre le persone alla stessa vicine erano state più volte aggredite perché ritenute in qualche modo responsabili della separazione.

Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione; il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Napoli premia Stella Assange. Cittadinanza onoraria a Julian Assange?

Napoli premia Stella Assange. Cittadinanza onoraria a Julian Assange?

AttualitàDalla Regione

Nella giornata del 27 Aprile, presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, a palazzo Serra di Cassano, Stella Assange, moglie dell’editore e giornalista investigativo Julian Assange, riceve il Premio Fonseca, premio promosso anche da Articolo21, dalle mani dell’ex Assessore alla Cultura Nino Daniele, in occasione del festival   del giornalismo indipendente di cui è ideatrice Désirée Klain, che da quasi dieci anni (è nato nel 2015) porta in città grandi protagonisti di battaglie per la libertà di stampa.

Quest’anno la manifestazione detta “Imbavagliati”, come Festival Internazionale di Giornalismo Civile che dà voce a quei giornalisti che nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali, vedrà la premiazione di Stella Moris, avvocata e moglie di Julian Assange, che da anni è al fianco del compagno nella difesa della sua libertà e del diritto di cronaca. È stata proprio lei ad annunciarlo su twitter: “Sono molto onorata di ricevere il Premio Pimentel Fonseca a Napoli”.

Il premio le viene dato “per il suo coraggio nel difendere, attraverso il caso di Julian Assange, il diritto alla libertà di stampa di tutti i giornalisti del mondo, testimoniando che vive in lei la stessa ispirazione di Eleonora”, ricordando che Eleonora Pimentel Fonseca è stata patriota napoletana e fondatrice del giornale Monitore Napoletano durante i moti rivoluzionari a Napoli a seguito dei quali fu uccisa il 20 agosto del 1799.

Tra l’altro è significativo che proprio Napoli sia stata la prima città in Italia a deliberare la cittadinanza onoraria ad Assange, iniziativa votata in un Ordine del giorno dello scorso 31 gennaio e con il quale il Consiglio comunale di Napoli ha dato mandato al Sindaco, Gaetano Manfredi, di conferire la cittadinanza onoraria al co-fondatore di WikiLeaks, con il sostegno degli attivisti di “freeassangenapoli”.

Già tantissimi comuni italiani, piccoli e grandi, Napoli il più grande, hanno votato per il conferimento della cittadinanza o dell’asilo politico per Julian Assange, ma hanno anche deciso di fare pressioni sul Ministero degli Esteri italiano, affinchè intervenga  sulle autorità statunitensi e britanniche, per il rilascio di Assange. Esiste un gruppo dal nome FREE ASSANGE, che ha stilato una mappa di questi comuni.

Lunga e complessa la vicenda che ha coinvolto Julian Assange, giornalista, programmatore e attivista australiano che nel 2006 ha contribuito alla fondazione di WikiLeaks, organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore protetto da un potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto e poi li carica sul proprio sito web.

Dal 2010 si trova in stato di arresto quando, in seguito ad un mandato di cattura europeo, si presenta spontaneamente negli uffici di Scotland Yard. L’accusa nei suoi confronti era di aver hackerato una password e di aver diffuso documenti riservati relativi a crimini di guerra – secretati – commessi dagli USA e dal Regno Unito in Iraq ed in Afghanistan, oltre alle schede dei detenuti di Guantanamo.

Per sette anni egli è rimasto rinchiuso in una piccola casa di Londra dove si era rifugiato a seguito di una richiesta di estradizione da parte della Svezia per ipotetici abusi sessuali, denuncia poi archiviata. Successivamente egli è rimasto rifugiato nella sede diplomatica dell’Ecuador, fino al 2019, quando il paese dell’America meridionale ha revocato la sua protezione.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti afferma che Assange ha violato la Computer Fraud and Abuse Act ( CFAA), la prima legge contro gli hacker e le violazioni informatiche, ma l’atto di accusa non è relativo alla pubblicazione dei documenti secretati, ma al modo in cui egli li ha avuti, non per il suo lavoro giornalistico, dicono le autorità americane, ma per la sua presunta collaborazione con l’allora soldato Bradley Manning (oggi Chelsea Manning) che ha hackerato  una password, per introdursi nei sistemi informatici governativi e sottrarre dei documenti che ha poi passato ad Assange.

La ex militare Manning fu condannata, per aver trafugato i documenti ed hackerato la password, a 35 anni di carcere di cui ella ha scontato solo sette, infatti nel 2017, l’allora Presidente Barack Obama, gli ha concesso la grazia.

La colpa di Assange quale sarebbe dunque? Se è vero che “i giornalisti pubblicano materiale raccolto dalle fonti, ma non aiutano le fonti a forzare le serrature delle casseforti che contengono quelle informazioni”, come afferma Katie Benner del New York Times, è dunque la pubblicazione di documenti secretati la ragione per cui Assange è bollato negli States come “nemico pubblico”, è dunque il suo lavoro di informazione che dà fastidio, contrariamente a quanto affermano le autorità americane.

Per questo motivo il mondo si spacca sull’accusa ad Assange, il suo lavoro, per tantissimi, ha contribuito alla informazione nell’interesse pubblico e la punizione di tale attività rappresenterebbe un pericoloso precedente per tutti giornalisti, anche in futuro.

 Anche la Gran Bretagna è in difficoltà in quanto sa di dover garantire , secondo le leggi britanniche, il contributo di Assange al giornalismo per cui, l’accusa di violazione dell’Espionage Act, per aver fatto conoscere documenti segreti del Pentagono relativi a crimini di guerra in Iraq e Afghanistan, risulta artificiosa e pericolosa per tutta la informazione che, al contrario, quasi sentinella del diritto democratico e civile  di conoscere i fatti, ha il dovere di pubblicare informazioni scomode al potere.

La speranza dunque che Assange torni libero e magari possa tornare alla pubblicazione di fatti che mettono in difficoltà chi vorrebbe tenerli nascosti per ragioni politiche, è sempre viva, anche perché la sua condanna sarebbe un pericolosissimo precedente per chi vuole “mettere il naso” nei misteri del potere e nelle trame segrete delle guerre.

Per tutti questi motivi Stella Assange viene premiata con il Premio Fonseca, quasi emblema dello stesso coraggio con cui Eleonora Fonseca de Pimintel, l’intellettuale rivoluzionaria napoletana, difese con la vita le ragioni della Repubblica napoletana del 1799 con il suo Monitore napoletano, giornale ufficiale della Repubblica, contro l’oscurantismo e la repressione che tornò a Napoli con il Cardinale Fabrizio Ruffo, a cui Ferdinando IV re borbone aveva dato ampi poteri, con le sue truppe sanfediste.

Noi non possiamo essere i sanfedisti di un uomo che ha avuto la sola colpa di informare la gente sui gravi  errori  della politica, perché  tacere e nascondere la verità è la pratica che rende il popolo schiavo e servo e la stampa, da bravo guardiano,  non può e non deve consentire che ciò avvenga.  

Arpaia, getta droga da finestrino: arrestato 43enne

Arpaia, getta droga da finestrino: arrestato 43enne

CronacaProvincia

Continuano con costanza i servizi di prevenzione e repressione dell’illegalità messi in campo dal Comando Provinciale Carabinieri di Benevento, con particolare attenzione al contrasto del fenomeno del commercio illecito di sostanze stupefacenti.

Nell’ambito di questi controlli, nella serata di sabato, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Montesarchio (BN), ad Arpaia hanno tratto in arresto in flagranza di reato un 43enne incensurato, originario di Cervinara, poiché ritenuto responsabile di detenzione di stupefacente ai fini di spaccio.

In particolare, i militari impegnati in un consueto posto di controllo lungo la via Appia, hanno intimato l’alt ad una vettura con due persone a bordo che sopraggiungeva in direzione Montesarchio, che, anziché fermarsi, ha tentato di eludere il controllo accelerando e deviando velocemente per le vie secondarie.

A seguito di un breve inseguimento, durante il quale il conducente dell’auto ha tentato di disfarsi di un involucro in plastica gettandolo dal finestrino, il veicolo in fuga ha impattato contro un muro di cinta di un’abitazione, costringendo gli occupanti ad arrestare la propria corsa.

Dopo un vano tentativo di fuga a piedi, il conducente dell’auto è stato bloccato e tratto in arresto dai militari dell’Arma, mentre il passeggero è riuscito a dileguarsi per le campagne circostanti.

Una volta recuperato l’involucro gettato in precedenza, è risultato contenere circa 100 grammi di sostanza stupefacente di tipo cocaina e 1 kg di hashish suddiviso in 10 panetti da 100 grammi ciascuno. La vendita sul mercato di un tale quantitativo, avrebbe consentito ai responsabili un guadagno di circa 20 mila euro.

Il 43enne arrestato è stato sottoposto, su disposizione dell’A.G., al regime degli arresti domiciliari presso la propria abitazione, in attesa del giudizio di convalida che si terrà nei prossimi giorni.

La misura precautelare disposta dalla polizia giudiziaria in sede di indagini preliminari, verrà sottoposta alla convalida dell’Autorità Giudiziaria, avverso cui sono ammessi mezzi d’impugnazione. Le persone coinvolte sono da ritenersi sottoposte alle indagini e pertanto presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Il risultato appena descritto, che segue di pochi giorni il deferimento in stato di libertà di due persone sorprese in flagranza a rubare all’interno di una struttura alberghiera in disuso, evidenzia l’impegno e l’intuito dei militari dell’Arma sannita nell’esecuzione dei servizi di controllo del territorio, e di contrasto alla criminalità.

Benevento, operazione antidroga: in arresto 48enne sannita

Benevento, operazione antidroga: in arresto 48enne sannita

BeneventoCronaca

Sequestrate eroina, cocaina ed hashish a margine dell’operazione antidroga eseguita questa mattina a Benevento dalla Squadra Mobile della Polizia di Benevento.

Gli agenti, dopo alcuni appostamenti, hanno proceduto a una perquisizione presso l’abitazione del soggetto indiziato, rinvenendo 15 dosi di droga.

Così il beneventano F. S., 48 anni, già noto alle forze dell’ordine, difeso dall’Avv. Gerardo Giorgione, è finito agli arresti domiciliari.

Droga, arrestato 32enne sannita

Droga, arrestato 32enne sannita

BeneventoCronaca

I Carabinieri della Compagnia di Benevento, a seguito dei diversi furti perpetrati nei Comuni di Calvi e San Giorgio del Sannio, da diversi giorni hanno intensificato i  servizi di controllo del territorio per il contrasto dei reati nello specifico ambito, attraverso l’impiego di pattuglie delle Stazioni dipendenti, nonché del Nucleo Operativo e Radiomobile in abiti civili, duranti i quali sono stati controllati 80 veicoli, identificate 92 persone ed elevate diverse violazioni al Codice della Strada.

Durante l’esecuzione di tale servizio d’Istituto, nella serata di ieri, un equipaggio della Sezione Radiomobile procedeva al controllo di un’autovettura sospetta con due persone a bordo.  Notato l’atteggiamento e la condotta nervosa del conducente – un 32enne del luogo – il personale procedeva ad approfondire gli accertamenti con l’esecuzione di una perquisizione veicolare sul posto che consentiva di rinvenire nel vano portaoggetti della portiera uno spinello e, nascosto tra la leva del cambio ed il sedile guida, un involucro con all’interno grammi 2,5 di marijuana. 

A seguito di tale ritrovamento l’attività veniva estesa alle rispettive abitazioni con il rinvenimento e sequestro in quella del 32enne, di grammi 80 di marijuana contenuti in due grossi barattoli in vetro occultate in uno pneumatico collocato nella camera da letto; grammi 4 di hashish in un involucro; un bilancino di precisione nonché la somma in contanti di euro 4.400,00 in banconote di vario taglio. Nell’abitazione del passeggero, un 27enne anch’egli della zona, veniva ritrovato un recipiente in vetro contenente un (1) grammo circa di marijuana.  

Il 32enne, quindi, veniva tratto in arresto “per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti” e posto a disposizione della Procura della Repubblica di Benevento, l’altro veniva segnalato alla locale Prefettura in qualità di assuntore di sostanze stupefacenti.

Il provvedimento eseguito è una misura pre-cautelare, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, ed il destinatario è persona sottoposta alle indagini e, quindi, presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Durazzano| Truffa e sostituzione di persona, 43enne in manette

Durazzano| Truffa e sostituzione di persona, 43enne in manette

CronacaProvincia

Nella serata di ieri, presso una rivendita di materiale edile di Durazzano, i Carabinieri della Stazione di Sant’Agata de’ Goti deferivano in stato di arresto alla Procura della Repubblica di Benevento un uomo originario della provincia di Caserta che dopo aver acquistato in più circostanze del materiale edile, esibiva per il pagamento un assegno bancario contraffatto, poi sottoposto a sequestro da parte dei militari intervenuti.

L’uomo, dopo le formalità di rito, veniva tradotto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

La misura precautelare disposta dalla polizia giudiziaria in sede di indagini preliminari, verrà sottoposta alla convalida dell’A.G:, avverso cui sono ammessi mezzi d’impugnazione. La persona coinvolta è da ritenersi sottoposta alle indagini e quindi innocente fino a sentenza definitiva.

Anche in questa vicenda è stata fondamentale la collaborazione tra la popolazione, e l’Arma dei Carabinieri in linea con la campagna informativa che l’Arma territoriale di Benevento continua a diffondere in diverse forme e modi per contrastare qualsiasi tipologia di truffa che spesso si rivela anche di carattere seriale in danno della debole fascia della popolazione anziana.

Picchia la moglie e le causa trauma cranico: nei guai 57enne di Benevento

Picchia la moglie e le causa trauma cranico: nei guai 57enne di Benevento

BeneventoCronaca

A seguito di una mirata e articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i Carabinieri di Benevento nel primo pomeriggio odierno, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi abitualmente frequentati dalla stessa, emessa dal GIP del Tribunale di Benevento, su richiesta della Procura della Repubblica di Benevento, nei confronti di un 57enne di Benevento, gravemente indiziato dei reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate.

Le indagini venivano avviate a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine presso l’abitazione domestica e della denuncia-querela sporta dalla moglie dell’uomo, la quale riferiva di essere vittima di abituali maltrattamenti da parte del coniuge che era solito mortificarla e offenderla quotidianamente con epiteti offensivi, svilendone la dignità e il decoro.

Le condotte dell’uomo, nella specie, si verificavano anche alla presenza del figlio minore di età e sfociavano talvolta in violente aggressioni fisiche; tra gli episodi l’indagato, in un’occasione, aveva aggredito la moglie con violenza cagionandole un trama cranico-facciale, ematomi e contusioni multiple.

L’attività di indagine permetteva così di raccogliere celermente gravi indizi di reato a carico del 57enne, e il GIP presso il Tribunale di Benevento, accogliendo la richiesta della locale Procura, emetteva il provvedimento applicativo della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi abitualmente frequentati dalla stessa, ritenuta proporzionata alla gravità del fatto nonché idonea a prevenire il rischio di recidive a carico dell’indagato in relazione alla sua indole aggressiva  e prevaricatrice, volta a sottoporre la moglie a un sistema di vita quotidiano mortificante e insostenibile.

La misura oggi eseguita è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Benevento| Truffa ufficio postale, 56enne agli arresti domiciliari

Benevento| Truffa ufficio postale, 56enne agli arresti domiciliari

BeneventoCronaca

Il GIP del Tribunale di Benevento, dott.ssa Maria Di Carlo, all’esito dell’udienza di convalida ha rimesso in libertà Vincenzo Palumbo, di 56 anni, di Napoli, concedendogli gli arresti domiciliari, difeso dagli Avvocati Vittorio Fucci e Daniela Martino.

L’uomo era stato arrestato, il 12 gennaio, nella presunta flagranza di reato, dagli agenti della Questura di Benevento, perché, presso l’ufficio postale succursale 02 di Benevento in via del Pomerio, stava tentando, con raggiri, mediante l’apertura di un libretto postale smart, di prelevare 6.500,00 euro, relativi ad un assegno emesso da una compagnia assicurativa di cui era beneficiaria altra persona.

In particolare Palumbo utilizzava un documento d’identità falso intestato ad altra persona, ma sul quale era apposta la fotografia dello stesso Palumbo.

Pertanto il 56enne napoletano veniva tratto in arresto nella presunta flagranza dei reati di falso e truffa aggravata.

Lo Stato colpisce duramente la Mafia, arrestato Matteo Messina Denaro

Lo Stato colpisce duramente la Mafia, arrestato Matteo Messina Denaro

CronacaItalia

Arrestato dai carabinieri del Ros, dopo 30 anni di latitanza, il pluriomicida e boss della  mafia Matteo Messina Denaro.

Il mafioso è stato arrestato mentre si trovava all’interno della clinica privata La Maddalena di Palermo per sottoporsi ad un ciclo di chemioterapia, dopo un intervento subito un anno fa. Era presente sotto falso nome e precisamente come Andrea Bonafede.

Alle domande dei carabinieri del Ros sulla propria identità ha risposto identificandosi subito come Matteo Messina Denaro ed ha seguito gli stessi nell’atto di arresto.

U siccu”, come era chiamato, aveva avuto un ruolo importante nella pianificazione degli attentati del ’92-’93, anni difficili dello Stato italiano, anni della morte di Falcone e Borsellino, l’assassinio dell’amico della mafia  Salvo Lima, il vicerè di Andreotti in Sicilia, anni dell’attentato con morti dei Georgofili, di Milano, delle bombe davanti alle chiese di San Giorgio in Velabro, di San Giovanni in Laterano, del governo Cossiga, della trasformazione del partito del Pci in Pds, della fine della Democrazia Cristiana, dell’arresto di Mario Chiesa e dell’inizio di Tangentopoli.

Anni difficili, all’interno dei quali la mafia ha tramato per coprire e favorire i propri interessi, ma anche il momento dell’arresto di Totò Riina e del salita all’apice del potere mafioso di Matteo Messina Denaro.

Tanti i delitti di cui si è reso responsabile, ma sicuramente quello più efferato è stato l’assassinio del giovanissimo Giuseppe Di Matteo, un dodicenne figlio di Santino Di Matteo, ex mafioso, che in quei giorni aveva deciso di collaborare con la giustizia. Il corpo del ragazzo non fu mai ritrovato perché era stato sciolto in un fusto di acido nitrico.

Il boss, arrestato nella mattinata di lunedì, era considerato il successore di Totò Riina, condannato per decine di omicidi compresi quelli di Falcone e Borsellino, ma fuggiasco dal 1993 quando, per l’ultima volta, fu visto a Forte dei Marmi.

 La cosa più assurda però è stata che per anni il criminale ha circolato liberamente per il paese e per il resto del mondo, senza mai trovare intoppi sui suoi spostamenti, tante le talpe che lo avvisavano della presenza delle forze dell’ordine, ma cosa ancora più grave, tante le connivenze che gli hanno consentito la lunga la latitanza: politici, medici, professionisti che, affiancando la mafia, gli hanno consentito di vivere la sua vita senza problemi.

Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, trucidato dalla mafia il 3 settembre del 1982, ha dichiarato che “questo arresto dimostra che non esistono gli imprendibili e neppure gli invincibili” mostrandosi contento che ad arrestare il boss siano stati i Ros, nucleo investigativo dell’Arma dei Carabinieri con competenza sia sulla criminalità organizzata che sul terrorismo, voluto proprio da suo padre Carlo Alberto.

Importante rilevare che la gente di Palermo, pazienti del nosocomio e loro familiari, hanno accompagnato l’arresto applaudendo  convinta e felice del fatto che lo Stato sa sconfiggere la mafia gridando : “Bravi, bravi”. D’altra parte la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel ’92, aveva già dimostrato che la mafia aveva paura che lo Stato fosse più forte del previsto e che potesse sconfiggerla.

In questi trenta anni però il Denaro, oltre a scampare alla cattura, ha anche accumulato una grande ricchezza, il patrimonio attribuito a lui e finora sequestrato, ammonta a circa 7 miliardi di euro. Denaro che gronda sangue, grazie alle tante connivenze che gli hanno permesso di continuare i suoi affari indisturbato e sfuggendo alla giustizia.

Il Presidente Mattarella, nel congratularsi con il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e il Comandante dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi, ha commentato l’arresto dichiarando che tale atto è stata una vittoria della democrazia e della Repubblica.

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel congratularsi con i carabinieri per l’arresto ha dichiarato : “ Il governo assicura che la lotta alla criminalità mafiosa proseguirà senza tregua”.

Non possiamo che condividere le parole di quanti si dicono lieti dell’arresto perché, se la giustizia ha, come dice Socrate, una valenza universale propria di quella parte dell’anima dove risiedono la ragione e la saggezza, siamo lieti che, in questa occasione, ragione e saggezza abbiano vinto sulla follia criminale e sulla sua ottusità.

Droga, arrestati due beneventani

Droga, arrestati due beneventani

BeneventoCronaca

Nella mattinata odierna, all’esito di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, i militari della Compagnia Carabinieri di Benevento hanno dato esecuzione alle misure cautelari personali della custodia cautelare in carcere  e degli arresti domiciliari disposte dal GIP nei confronti di due soggetti, di cinquantatré e trentacinque anni, raggiunti rispettivamente da gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di illecita detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e ricettazione.

L’attività di indagine trae origine da una perquisizione domiciliare svolta presso l’abitazione di uno dei due indagati, ove venivano rinvenuti le sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana, nonché tre bilancini di precisione.

I successivi approfondimenti investigativi, compiuti mediante intercettazioni telefoniche, servizi di OCP, perquisizioni e sequestri, acquisizione di tabulati telefonici, escussione a sommarie informazioni degli acquirenti, consentivano di acquisire gravi indizi nei confronti del soggetto di cinquantatre anni in ordine ad una stabile attività di cessione di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, hashish, metadone e crack) nel rione Capodimonte per un corrispettivo compreso tra un minino di euro 20,00 e un massimo di euro 90,00. Le cessioni avvenivano quotidianamente da ottobre 2021 a febbraio 2022, a seguito di specifiche richieste avanzate dai singoli acquirenti, i quali in sede di sommarie informazioni confermavano l’attività di spaccio dell’indagato, le dosi acquistate ed il relativo prezzo.

Nel corso dell’attività si acquisivano gravi indizi, altresì, in ordine alla ricettazione ad opera di un soggetto di trentacinque anni di tre calici in ottone e due pissidi a forma di ciotola, denunciati provento di furto in quanto sottratti dalla Chiesa San Giuseppe Moscato di Benevento nel mese di novembre 2021, nonchè di diverso materiale di cantiere ed attrezzature provento di furto in un cantiere edile avvenuto il 5 gennaio 2022. Il predetto materiale veniva rinvenuto e restituito agli aventi diritto.  

Sulla scorta degli elementi raccolti, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento condivideva il compendio probatorio emerso in fase di indagine e, accogliendo la richiesta avanzata dalla Procura, applicava la custodia cautelare in carcere al primo e gli arresti domiciliari al secondo degli indagati, ravvisando il pericolo di reiterazione dei reati della medesima specie.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, ed i destinatari dello stesso sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.