<strong>Ponte| Nicola Pica con la mostra personale sarà a Milano presso la Galleria Arcadya Art</strong>

Ponte| Nicola Pica con la mostra personale sarà a Milano presso la Galleria Arcadya Art

AttualitàDall'Italia

Il famoso artista pontese Nicola Pica terrà una mostra personale presso la Galleria d’arte Contemporanea Arcadya Art Gallery di Milano.  La mostra si svolgerà dal 21 al 31 Dicembre 2022. Vernissage il 21 Dicembre  alle ore 19  a cura di Valentina Cavera, giornalista e critico d’arte.

L’artista pontese dopo il traguardo ottenuto per l’inserimento nelle Avanguardie delle arte contemporanea con la sua Cromocostruzione, ufficializzato dal  catalogo di arte contemporanea edito dalla De Agostini 2022, continua il suo tour di mostre personali in  molte sedi Italiane e estere. Dopo Milano esporrà a Roma presso la Galleria Dei Miracoli dal 17 al 27 gennaio, mostra  presentata dal critico e storico dell’arte Daniele Radini Tedeschi. “Sin dalla più tenera età Nicola Pica – scrive Ivan Caccavale, Storico, critico e curatore d’arte – ha subito una forte fascinazione nei confronti del colore e del disegno, cui si è dedicato con sempre maggiore interesse nel corso degli anni e con vivo entusiasmo.

È facilmente intuibile dunque che l’espressione artistica su tela sia divenuto il suo mezzo di comunicazione privilegiato per l’estrinsecazione dei suoi moti interiori. Diversamente ispirato, l’autore ha battuto diverse strade, palesando, di volta in volta, elementi di tangenza con l’impressionismo, l’espressionismo, l’astratto – informale.

Osservando la sua parabola artistica, – continua Caccavale – si noterà la varietà delle tematiche affrontate, elemento sintomatico di un individuo che vive attivamente il suo tempo, con una sua autonoma e critica visione dei fatti, con una sensibilità ed un corpus etico tale da consentirgli di esprimersi, tramite il mezzo pittorico, sulle problematiche odierne.

Ecco dunque le sue tele animarsi di soggetti socialmente fragili quali anziani, bambini vessati, donne violate nella loro integrità psico-fisica, migranti: personalità ai margini su cui invece Pica vuole porre l’attenzione, per un coinvolgimento diretto del fruitore, posto, in tal modo, in condizione di fare le necessarie considerazioni.

La dimensione spazio -temporale ritratta è sempre in bilico tra reale e immaginario: se si riconoscono in molti casi degli elementi di immanenza oggettiva, è pur vero che lo spessore artistico dell’esecutore apporta nelle opere quell’intensità lirica che sublima e sugella la visione del reale.

Artista figlio della sua terra, Pica si dedica non raramente alla rappresentazione del suo territorio, il Sannio, e di Ponte, sua città natale, antico feudo di proprietà di diverse famiglie gentilizie, dai Fenucchio ai Sanframondo, dai Caracciolo ai Sarriano.

Il centro urbano in questione – spiega ancora Caccavale – viene immortalato preferibilmente di notte, con una velata malinconia: piazza Riola, con il suo antico castello di origine longobarda ha il fascino delle vestigia del passato, custode dell’identità culturale del borgo, nella sua specificità, nel suo essere nido protettivo per quanti vi abitano. E lo scroscio rapido di una fontana rompe il silenzio aranciato della notte, luce tipica dei centri storici dello Stivale: «Il silenzio è per le orecchie ciò che la notte è per gli occhi».

Si delineano delle scene di intimo raccoglimento, una versione visiva di un tema toccato più volte dalla letteratura italiana, i cui esempi più eclatanti si individuano ne “I Promessi Sposi” o “I Malavoglia”.

Le restituzioni artistiche di stampo paesistico non sono mai descrittive, ma narrative. Lo sguardo dell’artista si sposta dai vicoli e dalle piazze silenziose di Ponte a lacerti in cui elemento naturale e antropizzato convivono placidamente, fino alla raffigurazione di paesaggi in cui è totalmente bandita la presenza umana. Questi rapidi passaggi sono testimoni una concezione temporale totalmente autonoma e arbitraria, scandita da un intimo sentire, fino all’annullamento della stessa: ciò è particolarmente evidente nell’ ultimo approdo della sua poetica stilistica, la “Cromocostruzione”.

Continua il critico d’arte: “Trattasi di uno stile ideato dall’autore in questione, basato sulla piena azione del colore, nei confronti del quale le immagini hanno un rapporto di piena dipendenza. La Cromocostruzione è da ritenersi il frutto della costante e sempre attenta ricerca di Pica, il prodotto finale di un’esperienza attraverso diversi stili e tematiche. Essa tratteggia un mondo ideale in cui protagonista assoluta è la Natura, nei diversi elementi che la compongono: un organismo perfetto che genera sensazioni di benessere e calma nell’osservatore.

In opere di siffatto concepimento i fianchi delle colline e dei monti solcano la superficie pittorica con un tratto morbido, ondulandola. Se il gioco di linee orizzontali è controbilanciato dalle chiome degli alberi, posizionati strategicamente per l’armonia d’insieme della tela, non minore importanza riveste, ai fini del pieno appagamento estetico, l’uso complementare delle cromie, giustapposte. Tra questi profili si fa strada, in certi casi, il letto di un fiume sciabordante, con tutto il suo vitale fluire.

La semplificazione dei soggetti, la spontaneità e la sincera allegrezza di queste composizioni, così come la prospettiva arbitraria tradiscono un certo spirito naïf.

Le tele di questo ciclo sono permeate da toni fiabeschi. Diametralmente opposte all’idea di vegetazione quale bosco, ovvero luogo ignoto, selvaggio, di smarrimento, in opposizione a quanto è coltivato, costruito e civilizzato, in cui la luce non riesce a penetrare (un topos di  cui sono esempi la celeberrima “selva oscura” di dantesca memoria, ma anche i folti boschi delle fiabe della tradizione nordica), le opere del Maestro hanno sicuramente una connotazione positiva: si tratta infatti di paesaggi naturali aperti, di ampio respiro, con gli appezzamenti solcati da linee di demarcazione, in linea con una idea di Natura benevola, fonte di Vita.

Riallacciandosi ad una visione francescana del Creato, in un’epoca in cui al Santo va riconosciuto il merito di aver iniziato a dare attenzione al paesaggio, le tele dell’esecutore suggeriscono una immersione panteistica nei confronti del Creato, con una inversione di rotta rispetto alla funzione accessoria che per secoli la critica ha attribuito all’elemento paesistico.

Le gradevoli collinette, ammirabili in questa ultima fase produttiva, – conclude Caccavale – divengono una costante della trama stilistica: esse prendono forma alla stregua di tessere dalla cui orchestrazione e compenetrazione deriva la poetica immagine d’insieme e si animano di colori a partire dal bianco del cielo, cromia nota per la capacità di riflessione di tutte le altre lunghezze d’onda visibili”.

Città Spettacolo ed arte con le opere di Silvano D’Orsi

Città Spettacolo ed arte con le opere di Silvano D’Orsi

AttualitàCultura

Mostra d’arte nella Galleria Bosco Lucarelli di Benevento per le opere di Silvano D’Orsi in occasione della 43^ Città Spettacolo di Benevento.

La mostra che prende il nome di “Metafisica della bellezza”, raccoglie opere elaborate in modo inaspettato ed accattivante, colori e forme si confondono in un cammino artistico che parla di natura e prospettive, animali e donne, soprattutto donne, in diverse pose e rappresentate su tavola o in scultura.

Sulle tavole innumerevoli   frammenti di stoffe colorate o fiorate, fino a formare un corpo femminile girato di schiena, con glutei rotondi e sporgenti che rappresentano la rotondità dell’universo.

 Sono presenti però anche tavole che rappresentano un affastellato insieme di corpi ed oggetti monocromatici, o in pose incurvate o rovesciate, quasi a nascondere l’anima di ciascuna di esse.

Le donne raffigurate sono però tutte immaginate dall’artista, senza testa, quasi a escludere da ciò che raffigura, il pensiero e la parte che lo produce, in una visione che, lo stesso D’Orsi, definisce “metafisica”, dove l’etimologia di metafisica è, esattamente dal greco, “ciò che è al di là di ciò che è fisico”.

Donna non fisica dunque, ma quasi eterea immagine di un’idea estetica scaturita dalla mente dell’artista. Corpi che impongono la loro presenza tacendo, che comunicano solo con le forme del corpo, con le parti più intime che però restano silenziose e pacate, con le forme dolci e sinuose che parlano di natura, di passato e presente, di sogni e di realtà.

Donna che non è dunque visione angelica di tradizionale pittura classica, né essere etereo e pacifico, ma individuo tentatore che fa di sé fonte di perdizione, ma di una perdizione quasi celestiale, fino ad apparire Musa o Sfinge di eterna presenza.

Il processo immaginativo e artistico procede dunque, nelle opere del D’Orsi, in maniera totalmente libera e nello stesso tempo impegnato a comunicare emozioni, sensazioni forti, timori e, nello stesso tempo, certezze rappresentative personali che sfidano coloro che osservano il suo operato.

Nella Galleria Bosco Lucarelli, l’una al fianco dell’altra, le produzioni artistiche del D’Orsi si susseguono in modo incalzante, mute, ma rumorose nelle loro forme e colori esclusivi.

Anche le sculture non tacciono, le pieghe dei corpi e degli abiti alludono ad un movimento eterno che sa di universale, si rinchiudono in forme sferiche che nascondono anfratti misteriosi o si allungano verso l’alto diventando quasi esseri filiformi proiettati al cielo, nascondono e mostrano contemporaneamente forme intime ed estrinseche, sembrano oscillare nel vuoto invitando a ripetere i loro movimenti.

Città Spettacolo dunque valorizza l’arte e ne fa la strada maestra della comunicazione, educando alla creatività, ma anche alla bellezza.

A Spasso nella storia, il tour a bordo del Trenino dell’Arte

A Spasso nella storia, il tour a bordo del Trenino dell’Arte

AttualitàBenevento Città

A Spasso nella storia, un tour tra le bellezze storiche, artistiche e architettoniche del centro storico di Benevento a bordo del Trenino dell’Arte, organizzato dal Festival “Benevento Città Spettacolo” in collaborazione con gli Assessorati alla Cultura ed al Turismo del Comune di Benevento, la Provincia di Benevento e Sannio Europa.

Le prenotazioni per i tour gratuiti possono essere effettuate inviando una mail a info@cittaspettacolo.it, specificando in oggetto “Prenotazione visite guidate”. Nella richiesta di prenotazione è necessario indicare quanto segue:

  • Numero di partecipanti della richiesta
  • Giorno ed orario richiesta turno
  • Nome e Cognome dei passeggeri
  • Recapiti e-mail e telefonico

I richiedenti saranno contattati telefonicamente e/o a mezzo mail da parte dello staff del Festival per la conferma di prenotazione. Si ringrazia per la gentile collaborazione.

Campolattaro| Jesus Christ Superstar, una mostra a 50 anni dall’opera rock

Campolattaro| Jesus Christ Superstar, una mostra a 50 anni dall’opera rock

Eventi

Nell’ambito delle iniziative estive organizzate dalla comunità di Campolattaro, è stata inaugurata, martedì 26 luglio, la mostra pittorica dell’artista Leonildo Bocchino, dal titolo “Jesus Christ Multicolor”, esposta al pubblico fino al 7 agosto, presso la sala consiliare.

Insieme all’autore delle opere erano presenti il sindaco di Campolattaro, ing. Simone Paglia, e i ragazzi del Forum Giovani, oltre ad una rappresentanza della comunità parrocchiale.

Una mostra unica nel suo genere, un messaggio attualissimo che oggi si traduce nell’incontro/scontro tra giovani e Chiesa, tra conflitti interiori contrastanti e approcci a temi sociali sensibili.

“Benevento – le pietre raccontano la sua storia”: domani apertura al pubblico della mostra di Cosimo Miraglia

“Benevento – le pietre raccontano la sua storia”: domani apertura al pubblico della mostra di Cosimo Miraglia

AttualitàBenevento Città

E’ prevista alle ore 18 di oggi, martedì 12 luglio, l’apertura al pubblico della mostra di Cosimo Miraglia, “Benevento – le pietre raccontano la sua storia, che si terrà presso  “Janua- Museo delle Streghe

Saranno 11 le miniature afferenti i monumenti più importanti dell’antica città di Benevento: da S. Sofia, al Duomo, per poi passare al Teatro, ma, anche all’Hortus, nonchè, all’Obelisco neo-egizio.

Tuttavia, quelle appena elencate sono solo alcune delle opere appartenenti alla nuova sezione museale Janua magistra historiae”, ovvero, un percorso pensato per le scuole, i bambini ma anche laboratori e visite esperienziali per adulti, a coronamento del quale, vi sarà una biblioteca magica ed un’atipica sala lettura ricca di curiosità, non solo da leggere.

Infine, ad allietare il citato appuntamento, saranno le note per sassofono solo, del Maestro Umberto Aucone, attraverso un’ improvvisazione estemporanea.

L’artista Giovenale dona alla Procura della Repubblica la collezione “Orientata libertà”

L’artista Giovenale dona alla Procura della Repubblica la collezione “Orientata libertà”

AttualitàBenevento Città

Sono ben 16 le opere che compongono l’affascinante collezione “Orientata libertà” realizzate dall’artista e medico Beneventano Giovenale Tresca per la Procura della Repubblica di Benevento.

Nell’ambito della cerimonia inaugurale tenutasi ieri mattina presso gli uffici giudiziari di Via De Caro, è stato lo stesso pittore e ginecologo sannita ad illustrare le sue opere, la cui chiave di lettura, secondo il critico d’arte, Paolo Balmas, sarebbe insita “...nell’ideale di bellezza che Giovenale pone al centro del suo lavoro…una bellezza che in qualche modo potrebbe anche essere semplicemente quella del mondo in cui ci ritroviamo a vivere, dell’ambiente in cui ciascuno di noi custodisce i propri affetti ed esercita la sua professione..“.

Ed invero, alla sensibilità che trasuda dalle opere di Giovenale Tresca, si affianca, senza dubbio, la professione di ginecologo che lo stesso artista esercita da oltre 30 anni presso il Fatebenefratelli di Benevento: l’arte, secondo Giovenale, non dovrebbe essere confinata solo nelle gallerie, ma entrare anche nei luoghi di cura, in quanto grazie alla sua bellezza ed ai colori colori impatta profondamente sul benessere psicofisico dei pazienti.

Grazie a questa percezione dell’arte come terapia, il ginecologo ed artista beneventano ha ottenuto apprezzamenti a livello nazionale, che lo hanno portato ad esporre le proprie opere in sedi prestigiose come il Policlinico Gemelli di Roma, l’Istituto Pascale di Napoli ed ancora presso l’ospedale San Pio di Benevento.

Nei suoi 40 anni di attività, le opere di Giovenale Tresca hanno, tuttavia, attraversato un’evoluzione artistica suddivisa in più fasi: nel corso degli anni, infatti, l’iniziale iconografia monocromatica rappresentante un mondo rurale in via d’estinzione, da cui Giovenale traeva ispirazione, ha ceduto il passo a figure angeliche e sospese e via via ad un geometrismo minimale che si arricchisce di elementi attinti dalla tradizione del Novecento, come rattoppi e sovrapposizione di stoffe che vanno a ricordare Fontana e Burri.

“Spazio Alterni”: il progetto artistico a cura dell’Archivio Del Donno in collaborazione con Banca Generali Private

“Spazio Alterni”: il progetto artistico a cura dell’Archivio Del Donno in collaborazione con Banca Generali Private

CulturaEventi

Parte il 9 giugno 2022 alle ore 18:00 la prima tappa della mostra itinerante dedicata al Maestro Antonio Del Donno.

Sarà la prima di diverse tappe che vedrà coinvolta la Regione Campania e si terrà a Caserta presso la sede della Banca Generali Private in Piazza Vanvitelli.

La mostra curata dal prof. Gianni Garrera dal titolo ” Il senso della pittura”, con il contributo della figlia del Maestro Annarita Del Donno e il procuratore dell’Archivio Alberto Molinari, raccoglie opere di collezionisti e opere provenienti dall’archivio di Roma in un’antologica che va dagli anni ’70 al 2010.

Le opere del Maestro, tra i 100 artisti più importanti al mondo, sono presenti in 2 Musei permanenti a lui dedicati oltre che in 80 musei internazionali.

Si sono interessati di lui critici d’arte quali Achille Bonito Oliva, Mirella Bentivoglio, Filiberto Menna, Enrico Crispolti, Giuseppe Galasso.

Dipingere per ricercare se stessi: l’intervista all’artista sannita Maria Botticelli

Dipingere per ricercare se stessi: l’intervista all’artista sannita Maria Botticelli

Sidebar intervista

Un percorso di ricerca artistica ma soprattutto un’analisi introspettiva su se stessa: così descrive la propria arte e le proprie opere l’artista sannita Maria Botticelli.

Incuriositi dalle sue opere, che possono apprezzarsi sui relativi canali social e, soprattutto, nell’ampia photogallery presente a margine dell’articolo, le abbiamo chiesto un’intervista per farci raccontare cosa si cela dietro quei corpi e quei volti che con tanta maestria dipinge. 

Maria, di Paduli, con all’attivo già diverse mostre tra Milano, Roma, Barcellona e, ovviamente, Benevento e menzioni su riviste specializzate come “Juliet” nonché sull’Agenda Artistica 2015 insieme all’altro artista sannita Mimmo Paladino, ci ha accolti con grande ospitalità e disponibilità raccontandoci nei dettagli come avviene questo processo di trasposizione da una foto, perché lei parte sempre da una foto, all’opera. 

Allora Maria, raccontaci di come ti sei avvicinata all’arte e alla pittura. “La passione per la pittura e per l’arte la coltivo da quando ero bambina. È una dote innata. Così ho deciso di fare il Liceo Artistico, dove fortunatamente ho avuto dei bravi insegnanti in figura disegnata, ornato e modellato, che mi hanno dato le basi principali. Da queste sono partita per realizzare un percorso spontaneo e di ricerca artistica”. 

Guardando le tue opere, appare evidente come tu sia in continua evoluzione, anche relativamente ai supporti. Una ricerca continua, insomma. “Sì, è assolutamente vero. Così è successo, ad esempio, con la carta vetrata su cui dipingo, ormai, da diverso tempo. In verità, fu una scoperta abbastanza casuale: andai in ferramenta, comprai della carta vetrata e iniziai le prime sperimentazioni. Ovviamente, anche in questo caso c’è un percorso di ricerca e di “conoscenza” del materiale che mi ha poi portato a utilizzare la carta vetrata come principale supporto per molte delle mie opere. 

I primi lavori su carta vetrata risalgono a più di 20 anni fa e li conservo per un percorso personale di crescita. Negli anni, devo dire, che l’evoluzione dei lavori è evidente sia nei colori che come anatomia dei corpi”. 

Come mai la scelta di dipingere corpi e volti? “Diciamo che questa ricerca particolare di nudo e di volti è una ricerca introspettiva che faccio su me stessa. Nelle opere rappresento, attraverso i nudi e i volti – anche quelli non miei – il mio stato d’animo”. 

Ci potresti spiegare nel dettaglio come avviene tutto il procedimento che poi si conclude con l’opera finale? “Lavoro con autoscatto: faccio una serie di foto e da quelle comincio a dipingere fino a quando l’opera non prende vita così come potete vederle (v. galleria fotografica). È un lavoro psicologico che faccio su me stessa: nasce da un percorso di tormento interiore e il modo migliore per sentirmi meglio e per esternarlo è farlo attraverso la pittura. Cerco di capire, insomma, come mi sento nel momento in cui ho fatto la foto. Dopo studio la foto e il dipinto che vado a fare: l’opera finale, poi, non sarà mai identica alla foto da cui trae origine perché, nel frattempo, è mutato il mio stato d’animo. 

Per quanto concerne i volti riguardano sempre un mio stato d’animo che vado a rappresentare anche dipingendo un volto altrui, perché tendo poco a far vedere il mio volto in quanto non riuscirei ad esprimere il vero stato d’animo. Invece leggendo tra le righe ciò che le persone comunicano, con gesti e movimenti, modi diversi di espressioni, quello più vicino al mio stato d’animo prende forma sulla carta vetrata. Colori dell’opera e ogni altro dettaglio dipende da come mi sento in quel momento. Io non parto mai da una bozza a matita: dipingo una sola volta. Non faccio mai repliche perché non sarei capace di farne un’altra uguale e identica”. 

Come e quanto incide lo stato d’animo sulla realizzazione dell’opera? “Influisce soprattutto sui colori. In effetti si può notare una variazione di toni di colori non sempre in scala cromatica ma questo è dovuto sempre ad un forte istinto e allo stato d’animo di quel momento. Come dicevo prima, tendo poco a far vedere il mio volto perché non riuscirei ad esprimere il vero stato d’animo. Ci riesco, invece, con i colori e i movimenti del corpo. 

Se ci fate caso il mio volto, il mio viso non lo dipingo mai. Io mi nascondo sempre: è come se mi volessi far vedere ma mi nascondo sempre. Alla fine sono gli occhi quelli che parlano. Cerco di parlare attraverso il dipinto e alla rappresentazione del mio corpo, perché sono corpi carichi di energia e di una sensualità trattenuta da qualcosa”.

C’è o c’è stato in passato un pittore, un artista a cui ti sei ispirata?  “Se devo dirne uno dico Caravaggio. Però, in realtà, non mi ispiro mai a nessuno perché non voglio che il mio animo e il mio pensiero vengano condizionati; quindi mi concentro su me stessa e su ciò che per me è arte, anche se il mio pensiero non è sempre condiviso è pur sempre il mio percorso artistico, che mi porterà dove mi porterà”.

A quanto abbiamo potuto capire, ti piace sperimentare. Così anche con i supporti e con le tecniche. Giusto?  “Sì. Dipingo su tutti i tipi di carta vetrata. Sui fogli più piccoli dipingo con pastelli e acquerelli; sui più grandi lavoro con acrilici, oli e tecniche miste con smalto, stucco, gesso e bombolette spray. Lavoro anche su guaina ardesiata bituminosa, e ultimamente su polistirolo”.

Sappiamo che le tue opere sono state esposte in diverse mostre. “Sì, ne ho fatte diverse: ho iniziato a Benevento, poi Roma, Livorno, Barcellona, Milano alla Biennale. Ora voglio organizzarne un’altra qui a Benevento”.

E se qualcuno volesse acquistare qualche tua opera? Sono in vendita? “Sì, certo. Sono in vendita. Basta contattare me sui miei canali social: ci incontriamo e definiamo il tutto”.  

Non resta che ammirare la galleria di opere dal vivo, un’esposizione in cui ammirare volti e corpi, di uomini e donne, che nascondo significati più profondi e straordinari. Un tour che svelerà i momenti chiave della carriera dell’artista magari accanto ad un nuovo corpo di lavori recenti ed inediti.

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