Airola, droga per il fidanzato detenuto nel carcere minorile: fermata giovane donna di etnia rom
CronacaDalla ProvinciaEnnesimo tentativo di introdurre droga nel carcere minorile di Airola, nel Beneventano, sventato dagli Agenti di Polizia Penitenziaria. Come racconta Sabatino De Rosa, vice coordinato regionale campano per il settore minorile del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “nel giorno di San Silvestro la Polizia penitenziaria di Airola ha fermato una giovane di etnica rom che portava droga nascosta da consegnare al fidanzato detenuto in occasione del colloquio. La droga era stata abilmente occultata all’interno di alcuni capi di abbigliamento, che risultavano scuciti e ricuciti in modo professionale per non destare sospetti. Probabilmente, la sostanza stupefacente, di tipo hashish, avrebbe rallegrato la serata dell’ultimo giorno dell’anno se non fosse stato per l’attenzione, la professionalità e lo scrupolo dei poliziotti penitenziari preposti ai controlli sui pacchi in ingresso”.
Il sindacalista informa inoltre che “ormai nel 2025, dove ogni cosa è automatizzata, i poliziotti penitenziari della struttura operano ancora come negli anni ’80, senza nessun aiuto tecnologico, affidandosi soltanto al proprio intuito e professionalità. Per intensificare i controlli sui beni in ingresso, basterebbe una ruota pacchi per scansionare in modo efficace tutto quanto autorizzato dalla Direzione, spesso, in contrasto con quanto autorizzato in altri istituti penitenziari. Tali prodotti risultano non controllabili efficacemente nonostante l’impegno profuso dal personale di polizia penitenziari. Un plauso, quindi, va fatto al personale in servizio che con la propria professionalità ha impedito l’introduzione della sostanza. Ci auguriamo una proposta di riconoscimento come giusta ricompensa per l’impegno profuso”.
Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “il SAPPE, sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, esprime piena soddisfazione per tutta l’operazione svoltasi”. E prosegue: “è un fenomeno sempre più in crescita di quello dei tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti a livello nazionale negli Istituti di pena che di materiale atto alle comunicazioni. L’operazione è la testimonianza della professionalità della Polizia Penitenziaria, che oltre a partecipare attivamente all’opera di rieducazione e trattamento, svolge con abnegazione e competenza l’attività di Polizia”, aggiunge il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo, che ricorda gli impegni assunti presso la sede del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella riunione che si tenne tempo fa tra il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Sottosegretario Alfredo Mantovano, il Sottosegretario al Ministero della Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ed i rappresentanti delle Comunità Terapeutiche, dei Serd delle Regioni, del Gruppo Tossicologi Forensi e delle Comunità scientifiche.
“Nell’incontro si era deciso di istituire un tavolo tecnico per approfondire e migliorare l’applicazione della legislazione esistente relativa alle dipendenze e trattamento penitenziario con particolare riferimento a una adeguata formazione del personale, una tendenziale omogeneità del modo di operare delle regioni ed anche della magistratura di sorveglianza, alla certificazione delle dipendenze già all’interno del carcere e alla raccolta dei dati più tempestivi”, prosegue.
Capece afferma che “si deve fare di più per dotazione la Polizia Penitenziaria degli strumenti tecnologici utili a contrastare l’indebito tentativo di introdurre droga e telefonini in carcere, anche potenziando formazione ed aggiornamento professionale dei poliziotti” ed evidenzia, come si rileva dalla Relazione Annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze 2024 (dati raccolti nel 2023) del Dipartimento per le politiche antidroga (DPA) della Presidenza del Consiglio dei Ministri: “le persone tossicodipendenti entrate in carcere nel corso del 2023 sono state complessivamente 15.492, che corrispondono al 38% degli ingressi totali (40.661). A livello regionale, questo valore scende sotto il 20% negli istituti penitenziari delle regioni Friuli-Venezia Giulia, Calabria e nella provincia di Trento ed è superiore al 50% negli istituti della regione Lombardia e della provincia di Bolzano. Rispetto al totale delle persone straniere entrate in carcere, più di un terzo (34%) è tossicodipendente, contro il 41% dell’incidenza registrata tra le persone di nazionalità italiana, quote che in entrambi i casi risultano in diminuzione rispetto all’anno precedente. Le persone detenute tossicodipendenti, che hanno ricevuto almeno una prestazione di assistenza nel corso del 2023 da parte dei Servizi per le Dipendenze23, sono state 26.268, delle quali il 97% è rappresentato da uomini, il 42% da nuovi utenti e il 34% da persone di nazionalità straniera”.
Capece conclude sottolineando che “più della metà dei detenuti tossicodipendenti risulta in carico ai servizi per uso primario di cocaina/crack (53%), percentuale che sale a 55% in riferimento alla nuova utenza. Il 24% è assistito per uso primario di oppioidi (quota che sale al 39% tra le detenute e al 27% tra gli assistiti già noti ai servizi) e il 12% per uso di cannabinoidi. L’uso primario di cocaina raggiunge valori sensibilmente superiori alla percentuale registrata a livello nazionale in Lombardia (64%), Campania (59%) e Sicilia (63%)”.